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Varazze, 10.01.2017. Home page
Mons. Vittorio Lupi ha concluso il suo ministero episcopale nella Diocesi di Savona-Noli
Alle ore 18 di domenica 8 gennaio 2016, Mons. Vittorio Lupi, dopo circa nove anni di servizio come guida della chiesa savonese (febbraio 2008), ha presieduto in Cattedrale la Messa di ringraziamento e non di commiato, come ha subito chiarito il vicario generale della Diocesi, don Antonio Ferri, ai tanti fedeli che hanno voluto assistere all’ultimo atto ufficiale del Vescovo.
Oltre ai sacerdoti, giunti da varie località per unirsi all’alto prelato nell’importante celebrazione, sono intervenuti numerosi rappresentanti dei vari gruppi ed associazioni diocesane, per stringersi tutt’insieme intorno all’amato presule che, come accennato prima, non ha intenzione di ritirarsi a fare il pensionato, ma resterà a disposizione del suo successore e dei sacerdoti, per tutte le necessità che avranno di aiuto e collaborazione: “… cosa che farò volentieri per questa Diocesi – ha dichiarato Mons. Lupi – che ho servito come vescovo e che continuerò a servire con gioia e con spirito di servizio in tutte le realtà, anche le più modeste e piccole.”
Prima di ringraziare il presbiterio, i collaboratori della Curia e delle parrocchie, Mons. Lupi, nella sua omelia (di seguito riportata integralmente) ha fatto un breve bilancio del suo non facile impegno episcopale, senza trascurare di parlare dei temi più spinosi, pesanti eredità del passato, ponendo poi l’accento sulle tante cose positive realizzate in questi anni, come le opere di carità verso le famiglie, i più poveri, i migranti.
Testo integrale dell’omelia del Vescovo Lupi
Vorrei dirvi tante cose questa sera, ma credo che sia più importante, almeno per qualche istante, metterci in ascolto della Parola di Dio, molto più importante di quanto potrò dire io.
La Parola ci ha presentato il Battesimo di Gesù: Gesù che si mette in fila in mezzo ai peccatori che chiedono perdono per i propri peccati. Anch’io voglio mettermi in fila con i peccatori per chiedere perdono per tutte le mie deficienze e mancanze. In questo sono sostenuto dalle parole di S. Gregorio Magno: “Quando ci si compiace di aver raggiunto molte virtù è bene riflettere sulle proprie insufficienze ed umiliarsi: invece di considerare il bene compiuto bisogna considerare quello che si è trascurato di compiere. (G. M. – Regola Pastorale, c. IV)”
E’ quello che voglio fare con voi questa sera, contento di trovarvi così numerosi per questo momento di intimità in famiglia!
Un momento che vogliamo trascorrere qui, raccolti per celebrare l’Eucaristia, il momento più bello e più grande che ci tiene uniti, che rende più grande e più vero il nostro affetto, perché lo inserisce in quell’ affetto che Dio ha per noi, che rende più grande e più vero il nostro ringraziamento perché è Gesù stesso che ringrazia il Padre per noi e con noi.
Riflettevo in questi giorni su come passa il tempo! Mi sembra ieri che entravo ufficialmente in questo duomo festoso per assumere il servizio di pastore!
Il tempo vola, e mi trovo a concludere questo mio mandato a distanza di quasi nove anni!
Facevo allora, nell’omelia dell’ ingresso, la mia dichiarazione di amore a questa Chiesa. Sono passati gli anni e, l’amore non solo non è diminuito, né cambiato, ma, come succede nei matrimoni in cui gli sposi affrontano insieme problemi, difficoltà, sofferenze e queste aumentano e cementano il loro rapporto, rendendo lo più concreto e vero; così è avvenuto tra noi: le difficoltà, i problemi e le sofferenze non sono mancate, ma, affrontate e superate insieme, hanno provveduto a cementare questa unione.
Se devo esprimere i miei sentimenti in questo momento di congedo, devo dire che sento di dover ringraziare il Signore per l’esperienza che mi ha fatto fare nel mio servizio a questa diocesi in cui ho trovato tanta disponibilità e generosità.
Ho trovato tante persone amiche che nei momenti più duri e difficili mi hanno sostenuto con la loro presenza fraterna. Ho trovato tanto collaboratori che non si sono mai tirati indietro di fronte al lavoro neanche quando questo diventava molto impegnativo; il loro impegno andava al di là di quello che poteva essere il loro dovere.
Ho trovato un presbiterio che non mi ha fatto mai mancare la sua vicinanza e mi ha commosso per la sua disponibilità: ogni volta che ho proposto un cambiamento di parrocchia, ho trovato pronta obbedienza in tutti i sacerdoti, nessuno escluso. Eppure lasciare una parrocchia dove per anni si è lavorato, costruendo qualcosa di valido, dove sono nati rapporti di amicizia e collaborazione per andare in un’altra dove non si conosce nessuno e iniziare tutto daccapo non è una cosa semplice ed è una fatica non da poco!
Sento di dover ringraziare il Signore per questi sacerdoti che hanno sempre saputo obbedire con prontezza, nonostante il pesante sacrificio che chiedevo loro. Questa disponibilità non è presente in tutte le diocesi, direi che è una prerogativa della diocesi di Savona. Sento di dover ringraziare il Signore per questo presbiterio e per l’amicizia che ho avuto da parte di tanti sacerdoti che desidero ringraziare pubblicamente per questi loro sentimenti di amicizia e di collaborazione.
Ho avuto la gioia di conoscere persone veramente capaci di collaborare con generosità, persone che sono sempre state pronte ad ogni richiesta di aiuto, e capaci di prevenire le richieste.
Non sono mancati i momenti difficili, quelli che fanno sanguinare il cuore: il fenomeno della pedofilia ne è stato l’espressione maggiore. Sono fatti che segnano per una vita, sofferenze che non si rimarginano, che fanno soffrire chi le subisce, ma anche chi le commette, che non può essere in pace con se stesso per il rimorso del male fatto; sono fatti che gettano discredito su tutta la chiesa, che fanno guardare con sospetto anche chi non ha commesso nulla di male. A volte certe accuse niente affatto provate possono distruggere persone, o almeno la loro buona fama. Sono stati anni dolorosi, anni in cui è stato necessario prendere decisioni amare, come la dispensa dallo stato clericale per tre sacerdoti, cosa più penosa per un vescovo che sente i sacerdoti un po’ come suoi figli che gli sono affidati dal Signore perché li custodisca.
Sono stati anni difficili anche a livello economico, ho trovato la diocesi in una situazione molto difficoltosa, ma soprattutto non chiara; quando questa era in via di soluzione, due grosse emergenze ci sono cadute addosso, abbiamo dovuto rifare il tetto della Cattedrale, e quello del seminario: due grossi lavori che hanno aggravato di molto la situazione finanziaria. Ma devo dire che grazie al lavoro attento e solerte dell’Economato, ora la situazione è perlomeno chiara e se ne potrà uscire, anche se non in tempi brevissimi.
Anche da parte dell’Istituto Sostentamento del clero ci sono state scelte del passato, forse un po’ troppo ottimiste, rivelati si poi imprudenti, con problematicità attribuibili anche alla crisi dell’edilizia, che hanno posto la diocesi e l’Istituto stesso in serie difficoltà. Sono difficoltà da cui stiamo lentamente e faticosamente uscendo, grazie all’impegno di persone qualificate, che hanno saputo lavorare con dedizione, spirito di sacrificio e professionalità. Devo precisare che nemmeno un euro che provenga dall’ otto per mille è stato impegnato in queste operazioni.
Vorrei mettermi alla presenza di Dio per vedere con i suoi occhi questi quasi nove anni di ministero, senza compiacimento per quanto è stato possibile realizzare e senza abbattimento per quello che non si è stati capaci di ottenere. Vorrei guardare con quel distacco che aiuta l’obiettività e con l’occhio misericordioso col quale Dio guarda le nostre miserie e le colma con la sua magnanimità. Nel momento in cui vogliamo guardare al lavoro compiuto in questi nove anni è bene che ricordiamo quanto ci dice S. Gregorio Magno che ho appena citato, e meditiamo su quanto non abbiamo fatto; io in particolare devo farlo perché spesso, oberato da problemi materiali e contingenti, sento di non aver curato adeguatamente l’aspetto pastorale.
Ed è importante anche ricordare che quanto è stato fatto è stato fatto per la generosità e l’impegno di molti, che intendo qui ringraziare con sentimenti di grande riconoscenza, a cominciare dai sacerdoti e diaconi, dalle religiose e religiosi, dalle varie persone impegnate a veri livelli, in diocesi, nelle parrocchie, nei movimenti, nelle confraternite; tutti voglio ringraziare per la collaborazione che ho sempre trovato in tutte le iniziative. Senza di loro nulla sarebbe stato possibile di quello che è stato fatto.
Voglio qui ricordare solo alcune realtà di questi anni: il lavoro portato avanti dalla Caritas che oltre a svolgere il normale lavoro di aiuti e assistenza ai bisognosi coordinando anche il lavoro delle parrocchie, ha realizzato fin dal 2008 il Fondo Emergenza Famiglie che ha raccolto e distribuito in questi anni in totale oltre novecentomila euro; l’Agenzia Sociale per la Casa e la gestione di 30 alloggi per l’emergenza abitati va, l’accoglienza dei Migranti nelle nostre strutture e nelle parrocchie: tra questi ricordo il progetto Rifugiato a Casa mia, famiglie che ospitano gratuitamente in casa propria persone che hanno terminato il progetto di inserimento; l’Emporio solidale che è un “supermercato gratuito” dove servire le persone con dignità e fiducia; la Casa Benedetta Rossello per ospitare madri con bambino, o famiglie in difficoltà; Casa Papa Francesco che offrirà laboratori di attivazione sociale; la formazione degli alunni delle Medie attraverso la Pace di Corsa che ha visto il coinvolgimento annuale di circa mille ragazzi; vorrei ricordare anche la realizzazione della Casa Misericordia, un centro diurno per donne in difficoltà presso la casa generalizia delle Suore Rossello.
Un’altra iniziativa importante è stata l’Opera Mater Misericordiae gestita dalla curia diocesana per andare incontro ai parroci e ai loro collaboratori nella gestione materiale ed economica delle parrocchie, che diventa sempre più difficile e impegnativa e le forze sono sempre meno: questa realtà ci ha impegnati a trovare il mezzo per essere presenti nei confronti delle parrocchie e sostenerle in tutti quegli adempimenti burocratici ed economici che sono sempre più impegnativi.
Nel momento del mio commiato sento di dover ringraziare il Signore non solo per il dono che mi ha fatto: per l’amicizia, la collaborazione di tanti sacerdoti e laici, ma anche per le difficoltà e le sofferenze incontrate. San Paolo dice che “tutto collabora per il bene di coloro che Dio ama” e ne sono convinto: le sofferenze e le difficoltà, se accolte con atteggiamento di fede, ci fanno crescere nella fede e nell’ amore, ci maturano come persone, ci rendono più sensibili e capaci di comprendere le difficoltà e le sofferenze degli altri. E credo che questo sia servito molto anche a me. La vicinanza e l’aiuto di tanti collaboratori ed amici, assieme alla considerazione del bisogno che c’è di sacerdoti, mi ha portato a voler rimanere qui, a continuare a servire questa chiesa, anche se in modo più marginale, ma con piena disponibilità a svolgere i servizi più semplici, a disposizione del mio successore e dei sacerdoti nel loro ministero pastorale.
E vorrei ora rivolgere alla mia amata diocesi un augurio: Mi ripromettevo all’inizio del mio mandato ( e lo annunciavo nell’ omelia dell’ ingresso) di “curare senza sosta la comunione all’interno del clero, tra clero e i laici, tra parrocchie e movimenti ecclesiali, tra le varie categorie di persone, promuovendo la partecipazione di tutti i fedeli, che sono corresponsabili, assieme al vescovo del bene della Chiesa di Savona – Noli”. Non so se questo è stato ottenuto, l’unità è il dono più difficile da perseguire, ma è anche quello che costruisce maggiormente la comunità; non so quanto siamo riusciti a perseguirla, ma devo dire che ci abbiamo lavorato e che comunque l’unità è tra quelle realtà che non si raggiungeranno mai completamente e che devono essere sempre ricercate. Penso sia quello che abbiamo fatto, pur con i nostri limiti. E penso sia quello che si dovrà continuare a fare con impegno e con determinazione. Un campo in cui si è lavorato particolarmente è stata l’attenzione alle persone in difficoltà, come già ho detto, la Caritas ha compiuto diverse realizzazioni per i più provati, anche questo è un campo in cui la diocesi dovrà continuare ad impegnarsi.
Il nuovo vescovo, monsignor Marino lavorerà sicuramente molto su questi due impegni, dal suo discorso dopo la sua consacrazione ha espresso proprio questa determinazione. Sono molto contento che sia lui a guidare la diocesi, perché lo conosco come sacerdote molto valido e preparato, ma anche molto semplice e spontaneo nel rapporto con le persone. Sarà un ottimo vescovo. La Chiesa è una realtà mai conclusa e sempre in costruzione; ho partecipato con voi a una fase di questa costruzione, un nuovo pastore si occuperà di continuare con voi quest’opera, per lasciare poi, a suo tempo, ad altri ancora, questo impegno grande e meraviglioso di essere protagonisti per una piccola parte, dell’edificazione della Chiesa di Cristo. Dio Padre di Misericordia e Maria Madre della Misericordia vi assistano sempre. La mia preghiera e il mio affetto per voi non verranno mai meno.
Per approfondire segnaliamo:
L’addio del vescovo Lupi: «Pedofilia, ferita al cuore». E sull’ 8 per mille: «Mai usato in operazioni immobiliari» Articolo di Mario De Fazio
… “Un commiato a cui hanno preso parte tantissimi savonesi, con circa quattrocento persone che hanno affollato la Cattedrale. In prima fila i membri delle Confraternite, i volontari dell’Unitalsi, le dame della colonna e i cavalieri dell’ordine del Santo Sepolcro. Tanti anche i sacerdoti della provincia che hanno scelto di accompagnare l’alto prelato durante il suo ultimo atto da guida spirituale della diocesi savonese, prima dell’arrivo domenica prossima del suo successore, don Calogero Marino. L’odore di incenso e la commozione imperniavano l’atrio della sacrestia già pochi minuti prima delle diciotto, con la Sala Capitolare affollata di sacerdoti che hanno accompagnato all’altare monsignor Lupi.” … (continua su: www.ilsecoloxix.it)
Messa di saluto e di ringraziamento del vescovo Vittorio Lupi. Domenica 8 gennaio alle 18 in Cattedrale a conclusione del suo ministero episcopale … (continua su: www.cattoliciromani.com)