L’Ordine dei Medici sulla centrale di Vado Ligure

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Varazze, 11.12.2008.

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L’Ordine dei Medici
sulla centrale di Vado Ligure

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa ufficiale dell’Ordine dei Medici di Savona, emesso per fare un po’ di chiarezza sulla centrale a carbone di Vado.

Attualmente la centrale di Vado è costituita da

1. due gruppi a carbone che utilizzano metodiche obsolete per la salvaguardia ambientale, per un totale di potenza installata di 660 MW.

2. 1 gruppo a gas naturale entrato in funzione nel 2007 in condizioni tecnologiche già  obsolete per quanto riguarda i sistemi di denitrificazione (abbattimento delle emissioni di ossidi di azoto), con emissioni circa doppie rispetto a quelle di centrali di analoghe dimensioni statunitensi).

Nel 2007 Tirreno Power presenta un progetto che prevede l’ ampliamento della centrale con altri 460 MW a carbone, utilizzando una tecnologia abbastanza moderna (a polverino di carbone), e propone di ammodernare i due gruppi attuali per ridurne l’ impatto ambientale.

Secondo Tirreno Power al termine delle opere, che porteranno ad una potenza installata totale di 1900 MW, si otterrà  una riduzione delle emissioni del 7,3% per gli ossidi di zolfo, 1,1% per gli ossidi di azoto, 3,2% per le poveri.

Il progetto Tirreno Power era basato sull'”Autorizzazione unica” Ministeriale.

Tale ” autorizzazione unica ” è rilasciata a seguito di un “procedimento unico” e comprende l’ “autorizzazione ambientale integrata” che sostituisce ad ogni effetto le singole autorizzazioni ambientali di competenza degli Enti pubblici territoriali interessati (Comuni di Vado e Quiliano, Provincia di Savona e Regione Liguria). Per il rilascio dell’ “autorizzazione unica” è fatto obbligo agli Enti Locali solo il parere motivato che non è la valutazione di impatto ambientale (VIA): ” La valutazione di impatto ambientale è stata pertanto effettuata al Ministero dell’Ambiente e poi la pratica passerà  al Ministero per lo Sviluppo economico. Agli Enti locali è riservato un parere solo consultivo…” come a dire che se a Roma i Ministeri decideranno che il progetto supera la VIA, l’ampliamento a carbone si farà  anche con la contrarietà  di tutti gli Enti locali.

In una tale situazione sarebbe stato necessario un ricorso legale da parte della Regione in quanto non sussistevano affatto i motivi d’ urgenza per avviare una pratica che escludesse un parere vincolante da parte degli amministratori locali.

Nel caso in questione essi avrebbero avuto elementi formidabili per dare un parere negativo al progetto Tirreno Power ma o non furono in grado, o non vollero sfruttare neppure questa seconda occasione per bloccare il progetto.

Ecco i principali motivi per bloccare l’ ampliamento, che non furono utilizzati, seppur ampiamente noti (cfr parere negativo del Comune di Spotorno del 3.maggio 2007:

1. Quando si progetta una opera di enorme impatto ambientale come quella prevista a Vado Ligure, è necessario prevedere l’ utilizzo delle migliori tecnologie disponibili attualmente (BAT: best available technologies). Al contrario, il progetto Tirreno Power prevedeva queste tecnologie solo per il nuovo gruppo, mentre per i gruppi già  esistenti prevedeva soltanto modesti interventi di ambientalizzazione: in definitiva l’ inquinamento dei vecchi gruppi per ogni MW installato era: 3,4 volte superiore per gli ossidi di zolfo, 2,4 volte superiore per gli ossidi di azoto, 2 volte maggiore per le polveri rispetto al nuovo gruppo. Una tale discrepanza non era , per evidenti motivi, tollerabile e e sarebbe stato doveroso dichiararlo con forza nei vari pareri consultivi.

2. Tirreno Power riferisce dati relativi alle emissioni di polveri nettamente inferiori a quelli realmente emessi. E’ universalmente noto, infatti, che oltre alle emissioni di polveri primarie, bisogna calcolare anche le polveri secondarie, che si formano dopo la fuoriuscita dei fumi dalle ciminiere, e che quantitativamente sono assai più importanti delle polveri primarie: in realtà  il progetto Tirreno Power dichiara valori di emissioni di almeno 30 volte inferiori rispetto a quelle reali.

Da quanto abbiamo affermato fino ad ora, si ha la percezione che gli Enti locali abbiano voluto fare una opposizione molto soft al progetto, portando, nelle loro controdeduzioni, per lo più argomenti di tipo normativo.

Nel parere della Regione si dichiara: “le conclusioni a cui giunge la relazione di incidenza sono sostanzialmente condivisibili”; vale a dire: concordiamo sul fatto che l’ampliamento della centrale non porterà  ad una aumentata incidenza sull’ ambiente.

Ma c’ è di più.

Nel 2007 l’ assessore regionale all’ ambiente richiese ad IST Genova e ARPAL studi per la valutazione dei rapporti fra inquinamento ambientale in provincia di Savona e mortalità  generale e per singole cause.
Nonostante le richieste da parte di associazione e dell’Ordine dei Medici di Savona, l’Assessore decise il tipo di studi da eseguire senza nessuna preventiva consultazione.

Il 17 luglio, mentre ancora pendeva il pronunciamento della commissione ministeriale di VIA sul progetto Tirreno Power furono presentati al palazzo della provincia di Savona i risultati degli Studi IST-ARPAL alla presenza dell’ Assessore regionale all’ Ambiente.

Tali studi, di per se condotti correttamente, non erano assolutamente in grado di dimostrare quello che si era chiesto a gran voce da Comitati e Ordine dei Medici, e cioè: esiste un rapporto fra inquinamento ambientale in Provincia di Savona e rischi per la salute?

Quello che si poteva evincere da un’attenta e obiettiva lettura di questi studi era:

A.    Nel territorio della Provincia di Savona non viene effettuata la misurazione delle P.M. 2,5 obbligatoria dal 2002.

B.    La misurazione delle P.M 10 avviene solo dal 2002 e solo in un numero molto limitato di stazioni che esclude tutta la provincia a ponente di Vado e a levante di Albissola.

C.    I parametri stabiliti nel 2006 dall’OMS per la qualità  dell’aria e riportati nel documento programmatico della società  europea di pneumologia portata all’attenzione della Comunità  Europea non sono stati mai rispettati nemmeno lontanamente nelle centraline presenti sul territorio negli anni 2006 ““ 2007 in tutti i siti di rilevamento.  Secondo i pneumologi europei” l’accesso all’aria è una necessità  fondamentale ed un diritto per tutti i cittadini dell’Unione Europea. I G0verni europeo, nazionali e locali hanno le responsabilità  di assicurare che questo diritto fondamentale dell’individuo sia rispettato e di agire affinché i valori indicati dall’OMS siano osservati.

D.    La mortalità  totale in provincia di Savona è aumentata sia nei maschi che nelle femmine rispetto alla media regionale.

E.    Gli incrementi di mortalità  sono valutati in base a dati standardizzati e non risentono pertanto delle differenze di età  media della popolazione in esame.

F.    Gli incrementi di mortalità  sia generale che per le malattie tumorali, cardiovascolari e respiratorie si concentrano prevalentemente nelle aeree che presentano maggiori livelli di inquinamenti stabiliti in base agli studi di biodiversità  lichenica condotti negli ultimi 15 anni in provincia di Savona da ARPAL, Regione Liguria, Università  di Genova.

Al contrario, nonostante quanto abbiamo appena visto sui risultati di tali studi, il 17 luglio sul il giornale della Giunta Regione Liguria, l’ assessore dichiarò:

“Prima indagine a livello nazionale che incrocia ricerche epidemiologiche e monitoraggi ambientali. La mortalità  per tumore non dipenderebbe da fattori ambientali.” “¦ “¦ dati confortanti – ha sottolineato l’assessore –  “ARPAL si è occupata dell’analisi della qualità  dell’aria, approfondendo in particolare, con misure molto sofisticate, la ricerca di polveri sottili (pm10, pm2,5 e pm1).”

“I dati riscontrati non presentano particolari criticità . Da un raffronto con dati nazionali le zone oggetto dell’indagine presentano una situazione analoga, ed in alcuni casi migliore, rispetto a zone dell’Italia simili per concentrazione di insediamenti urbani e industriali.”

“L’indagine IST, condotta con gli stessi metodi già  utilizzati in campagne precedenti, ha evidenziato che nella provincia di Savona la mortalità  è associata prevalentemente alle patologie del sistema circolatorio, come noto più correlate agli stili di vita che ai fattori ambientali.”

” L’età  mediamente più avanzata dei residenti spinge la mortalità  generale in provincia di Savona, come in altri contesti della costa ligure, al di sopra della media nazionale. Anche in questo caso lo studio effettuato non ha evidenziato una particolare relazione con le cause ambientali, quanto piuttosto con l’elemento anagrafico.”

“Nei comuni della provincia di Savona non risulta esserci un particolare rischio per la salute derivante dalle condizioni dell’ambiente.”

“In generale risulta allineata con i dati nazionali e regionali (o inferiore) la mortalità  per tumore.”

“L’indice di mortalità  per tumore in alcuni distretti della provincia si presenta positivamente in lieve decrescita.”

Tutte queste affermazioni risultano non veritiere e sono facilmente confutabili (CFR: Inquinamento e salute in provincia di Savona: INFORMAZIONE O DISINFORMAZIONE? a cura dell’Ordine dei Medici di Savona) Esse purtroppo hanno avuto un effetto particolarmente dannoso: hanno teso a tranquillizzare chi si preoccupava per la situazione ambientale e sanitaria della nostra provincia.

Tutto questo è stato tanto più dannoso in quanto ha preceduto il pronunciamento della Commissione ministeriale di VIA, contribuendo a creare una situazione favorevole all’ ampliamento della centrale.

Per la centrale a carbone di Vado si possono calcolare, in base a studi Europei e Statunitensi molto aggiornati e di elevato livello scientifico, che i danni alla popolazione siano quantificabili in 3500 morti premature e 20 miliardi di € (1-2)

1): Europena commission: External costs: research results on socio-enviromental damages due to electricity and Transport 2003
2) Premature Mortality from Proposed New Coal-fired Power Plants in Texas  A research brief by Public Citizen’s Texas Office and the Sustainable Energy and EconomicDevelopment (SEED) Coalition. November 2006

In realtà  l’unica opzione possibile al momento attuale, dato lo stato delle cose e la dimostrata dannosità  estrema per l’ ambiente, la salute e l’ economia della regione causata dalla centrale a carbone, dopo oltre 30 anni di danni sofferti , che si sono riversati e si riverseranno principalmente sull’ aumento dei costi sanitari, di cui non si tiene in nessun modo conto in sede di programmazione sanitaria regionale, è quella del depotenziamento dell’ attuale centrale con eliminazione dei gruppi a carbone e adeguamento dei sistemi di denitrificazione della centrale a gas naturale esistente alle migliori tecnologie attualmente disponibili (BAT).

Dottor Paolo Franceschi Pneumologo
Portavoce per la Liguria del coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per la Salute e per l’ Ambiente.
Dr. Ugo Trucco
Presidente Ordine Medici Savona

Questo articolo è stato pubblicato il 11 Dic 2008 alle 19:06 ed è archiviato nelle categorie Ambiente, NEWS DA VARAZZE. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi andare in fondo e lasciare un commento. Attualmente il pinging non è permesso.

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