|
A Vittoria Piazza
|
Vittoria, novant’anni son passati
come un inno di gioia innanzi al mare
dell’antica Varazze.
Ne hai veduti di
velieri, di scafi che slanciati
affrontavano l’onde!Era una danza
con i venti in favore e i venti avversi,
con le reti stracciate dalla furia
degli squali.
Approdavano le alghe, s’illuminava il
mare di lampare;
risuonano pur sempre le canzoni delle
feste agostane.Novant’anni
ed altrettanti giri attorno al Sole
della povera Terra, del pianeta
verde azzurro che va in cerca d’amore |
|
Il Porto
|
Lavorano giorno e notte
alla costruzione d’un porto.
Ormai da antica data
salparono gli scafi:
ai nostri posti barca
ormeggeranno altri.
Noi caleremo le ancore
e reti senza maglie
In acque che s’annunciano agitate.
|
|
Un Mattino d’Estate
|
Non sai tu quale maestro di musica
abbia scavato solchi in mezzo al mare
Un mattino d’estate?
Dalla sponda
una rete è calata in acque scarse.
Quando risalirà con poco argento
l’allodola sarà sparita in alto,
ebbra della sua luce, del suo canto.
|
|
Mare d’Inverno
|
Finge estrosi splendori questo mare
freddo d’inverno, pagina ove leggo
le intenzioni del vento.S’infinita in sé la vastità , se stessa pensa
come libro mai scritto o già smarrito
o quaderno che forse si vorrebbe
ricettivo.A lambirlo giunga, assorta,
l’onda paga del lento suo morire.Mai ha tregua, perenne movimento,
prese anch’essa le mosse da lontane
origini e, sentendosi malcerta
in tanta vastità d’aspro deserto,
sembra dire a se stessa e al mondo: Addio!anelò ad una riva.
Ora, stancata,
sembra dire a se stessa e al mondo: Addio! |
|
Nave Oneraria
|
Scesa in abissi ch’esplora di rado
con i suoi raggi il sole, ora la nave
giace immobile, e l’onda la invade.Se noi saremo sulle vagabonde
tolde, tratta su l’ancora dal mare,
quanto ora posa sui fondali
di rena verrà alla luce: un pigro suono
rendono brocche percosse, un vibrare
dalle melme di guadi infidi e bui.Cigolerà sommersa la carena,
si sfascerà il babordo in un abbraccio
d’alghe e coralli per la gioia cieca
delle piovre regnanti in quelle valli. |
|
Ligure Scafo
|
Barca, ligure scafo che cavalchi
con indomita forza l’onde avverse
e a vele dispiegate affronti i venti,
ancora e sempre varchi angusti stretti.Un cane privo di carezze attende
sul far della sera il tuo ritorno mentre
trema la mano al nauta che con te,
di te parte vivente,
punta verso traguardi inesistenti? |
|
Mareggiata |
Barca, ligure scafo che cavalchi
con indomita forza l’onde avverse
e a vele dispiegate affronti i venti,
ancora e sempre varchi angusti stretti.
Un cane privo di carezze attende
sul far della sera il tuo ritorno mentre
trema la mano al nauta che con te,
di te parte vivente,
punta verso traguardi inesistenti?
|
|
Pescherecci |
Pescherecci in rotta verso l’altomare
erano cari un tempo
alla tua immaginazione.I tuoi vecchi erano tutti lupi di mare.
Da essi hai ereditato il silenzio
e questa gioia di bivaccare
sotto liberi cieli.Ma quando è inverno
e l’aspro vento venuto dal mare
– mare mare sempre mare –
brucia le palme e spruzza
i tuoi capelli irsuti di salsedine
t’è buona una locanda
dove con vecchi pescatori
fumi la pipa e bevi il vino rosso. |
|
Lupi Di Mare |
I vecchi intenti al gioco, consumate
le pipe, se li interroghi ti parlano
del Canale di Panama, di Sidney,
della Terra del Fuoco.
Battendo la bandiera panamense
salpammo per gli oceani, toccammo
i porti più lontani ed impossibili.Vele e bandiere al vento e scarse mense!
Ora il mare è in conchiglie appena un’eco,
ai nostri orecchi fievole.Ogni giorno
misura un colpo d’occhio quanti nodi
percorra il brigantino o il transatlantico
che sono all’orizzonte un punto solo.
|
|
QUI
|
E’ qui che il mare canta.
Qui dove l’onda lentamente frange
sommersa è la scogliera.E’ qui che ancora torno
come negli anni di lontana infanzia
quando i fondali erano ricchi d’alghe,
di mitili, d’asterieE mi cullava
nel suo materno abbraccio amica l’onda.Qui torno a rivedere antiche immagini,
a riascoltare un canto
che col vento di mare
giunge e rievoca sogni,
volti cari e una folla di ricordi.
Riascolto dolce un suono di campane
domenicali: scocca dalla torre
del vicino convento mezzogiorno.
Qui torno per le vie di monte e mare,
strade antiche dischiuse dai miei avi.
S’apre un lido vegliato dalla Santa
da Siena che giungendo da Avignone
qui, ove il morbo infuriava,
riportò con la fiamma del suo amore
guarigione a Varazze ed il miracolo
della Speranza al popolo implorante.
|
Poesia di Giuseppe Ghigliazza |
15 |
PADRE MARE
|
Per biblici motivi
“madre” la terra chiamiamo,
poiché con essa plasmati
dal Divin Creatore.Mare, la scienza or c’insegna
che “padre” tu ci fosti,
giacché il primo germe di vita
crebbe nel tuo brodo primordiale.
Per irrigare la terra,
l’acqua tua misteriosa
per infiniti spazi siderali
milioni d’anni viaggiò
su treni di comete.
Nell’ampio grembo hai accolto
dell’Odontogrifo la progenie,
mentre l’Hallucigénia Sparsa (*)
predava i tuoi fondali.
Amara è l’acqua tua
come il pane incerto
dei tuoi navigatori.
Salata è l’acqua tua
per le incessanti lacrime
che vi hanno sempre versato
le vedove e gli orfani
di chi non è più approdato.
Mare che le terre dividi,
l’umane genti unisci;
coi rischi dei naviganti
i potenti arricchisci.
Anche pane sai donare
a chi in te confida:
dai naviganti intrepidi
ai costruttor di navi,
dai bronzei bagnini
ai rudi pescatori.
Immenso e misterioso,
da sempre sei stimato,
racchiudi ricchezze e vita,
devi esser rispettato.
(*) Primi esseri viventi scoperti nei giacimenti di Burgess (Canada)
|
Poesia di Giovanni Battista Parodi
|
|
Il faro e l’uomo
|
E’ notte,
cielo e mare si toccano,
stelle e lampare si baciano,
c’è un faro in mezzo al mare
che s’accende e si spegne,
pare che non ce la faccia più
a rimanere acceso.Proprio ora che lo guardo
ha deciso di spegnersi …
E l’uomo riposa,
non ce la fa più,
è stanco della sua giornata
ha lavorato tutto il giorno,
cerca d’accendere il lume,
ha l’olio finito.
(Premio La Spezia 1997)
|