Workshop su ‘Educarsi alla percezione del rischio’ organizzato dalla Regione Liguria

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Varazze, 8.02.2012.                         Home page

Workshop su ‘Educarsi alla percezione del rischio’ organizzato dalla Regione Liguria

Gli italiani non sono preparati ad affrontare i rischi naturali. Unica soluzione: lavorare per tempo, lontano dalle emergenze. Viviamo in un paese totalmente impreparato ad affrontare i rischi naturali». Non molto confortante  la sintesi dell’intervento di Mario Tozzi, primo ricercatore del Cnr, ospite d’onore del workshop “Pericoli naturali e percezione del rischio”, organizzato mercoledì 8 febbraio dalla Regione Liguria nell’ambito del progetto europeo Risknat (programma Interreg Alcotra), al Teatro della Gioventù di Genova.

I 13 enti locali coinvolti hanno reperito risorse per circa 12 milioni di euro, utili a finanziare l’intero progetto che vede, tra l’altro, la realizzazione di un geoportale, frutto di un’intensa collaborazione transfrontaliera che, in questa materia, vive da oltre 20 anni. Il sito ha il duplice scopo di favorire la condivisione e la circolazione dei dati tecnici all’interno della comunità scientifica, e di aiutare le amministrazioni pubbliche a far nascere una giusta cultura della percezione del rischio tra i cittadini. Le informazioni vengono inserite sul web direttamente dagli enti pubblici che le possiedono: attualmente sono disponibili oltre 200 banche dati che confluiscono in un sistema cartografico condiviso da tutte le Regioni coinvolte, per un territorio di oltre 120 mila chilometri quadrati.

Circa 250 persone provenienti dalle Regioni transfrontaliere e dal Nord Italia, hanno ascoltato con grande attenzione i cinque temi affrontati da professionisti italiani, francesi e svizzeri del settore, dedicati ai diversi aspetti legati ai rischi naturali, alle normative e ai buoni comportamenti da seguire in caso alluvioni, frane e terremoti.

I lavori sono stati aperti da Renata Briano, assessore regionale all’Ambiente, che ha sottolineato come in Liguria ci sia, attualmente, una grande sensibilità nei confronti dei potenziali rischi derivanti dai pericoli naturali: «Una situazione inevitabile dopo gli ultimi eventi calamitosi che hanno messo in ginocchio il nostro territorio. Ma dobbiamo operare affinché una giusta percezione del rischio si evidenzi anche lontano dalle emergenze e in collaborazione con le amministrazioni comunali».

Il filo rosso del seminario è stato tenuto dal geologo Rolando Pozzani che, nel suo intervento introduttivo, ha sottolineato la differenza tra il concetto di “pericolosità” e quello di “rischio”: «La pericolosità ha a che fare con la probabilità che gli eventi abbiano luogo, nonché con la loro potenza. Il rischio, invece, è dato dall’interferenza fra i fenomeni naturali pericolosi e le attività degli uomini che ne sono esposti. Se non ci fosse l’esposizione al pericolo, non ci sarebbe il rischio».

L’opera di prevenzione, tuttavia, non sempre è sufficiente ad evitare l’occorrenza del fenomeno. In questo caso, entra il gioco il lavoro della Protezione Civile che, come ha specificato Riccardo Conte (Regione Piemonte), non si occupa solo della gestione delle emergenze ma lavora su quattro fronti: previsione, prevenzione, soccorso e primi ripristini che conducono al superamento dell’emergenza stessa.

Secondo i dati riportati da Luca Cetara, ricercatore Eurac, negli ultimi 20 anni i disastri a livello globale sono in constante aumento a causa di una maggiore esposizione al rischio e da una continua sofisticazione degli strumenti per la reportistica dei danni.

Le conoscenze scientifiche odierne consentirebbero una sostanziale mitigazione del rischi. Tuttavia, la tendenza a dover trovare sempre un capro espiatorio per ogni calamità naturale ha fatto perdere di vista la necessità di concentrarsi sulla responsabilità dei cittadini e dei loro comportamenti. Secondo Raffaele Rocco, coordinatore del dipartimento Difesa del suolo della Regione autonoma della Val d’Aosta, si è persa l’abitudine di essere nella costante situazione di rischio potenziale: «Bisogna ritrovare la giusta definizione del principio di precauzione perché, a causa dell’incapacità di trovare soluzioni adeguate, sta sempre più diventando il principio del non fare. Dobbiamo, cioè, giungere a una definizione condivisa di rischio sostenibile, stabilendo le nuove condizioni per cui siamo disposti a vivere»

Particolare attenzione, infine, è stata posta sull’importanza di una efficace comunicazione dei rischi. Troppo spesso, infatti, le persone non si rendono conto dei pericoli a cui si espongono e, quindi, dei rischi che corrono. Per sviluppare una necessaria consapevolezza sulle tematiche dei rischi naturali è, allora, necessario attivare un nuovo circolo virtuoso di informazione e comunicazione sul tema. A questo particolare aspetto è stata dedicata l’intera sessione pomeridiana del workshop, caratterizzata da una tavola rotonda, anch’essa incentrata sul tema dei pericoli naturali e dalla percezione del rischio, moderata dall’avvocato Waldemaro Flick e che ha visto, tra gli altri, gli interventi del geologo Mario Tozzi, del presidente dell’Ordine dei giornalisti della  Liguria, Attilio Lugli, e del presidente dell’Associazione giornalisti liguri, Marcello Zinola.

Questo articolo è stato pubblicato il 08 Feb 2012 alle 23:45 ed è archiviato nelle categorie Ambiente, Attualità, EVENTI E MOSTRE, NEWS DA VARAZZE. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi andare in fondo e lasciare un commento. Attualmente il pinging non è permesso.

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