Varazze – A San Nazario si è parlato anche di raccolta differenziata spinta

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Varazze, 15.06.2008.                                   Home page

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A San Nazario si è parlato anche di raccolta differenziata spinta

La discussione iniziata la sera di giovedì 5 giugno 2008 a San Nazario nella sede di Ponente Varazzino, con la partecipazione degli Assessori all’Ambiente di Regione, Provincia, Comune, Sindaco di Varazze, il rappresentante dei Verdi Liguri e di Rete Nazionale Rifiuti Zero, continua ad impegnare tutti noi del direttivo e della segreteria.

Abbiamo segnalato con il precedente post “
Le reazioni al dibattito di San Nazario sui rifiuti“ alcune considerazioni di cittadini che, pur convinti della necessità  di attuare con determinazione la raccolta differenziata spinta, chiedevano di non escludere l’incenerimento, di quanto non riciclato, in forni già  operanti sul territorio senza tanti accorgimenti e controlli, dei quali si parla poco o niente, nonostante l’importante e significativo rilascio di fumi e polveri inquinanti. Con questa news riportiamo invece alcune citazioni fatte dell’Assessore Zunino, inviateci da chi sostiene le sue convinzioni e scelte sul tema in discussione.

Siamo decisamente soddisfatti dell’interesse suscitato intorno al tema trattato e che continueremo a sviluppare ed analizzare, sempre più convinti della necessità  di parlarne e di documentarsi e documentare chi ha meno possibilità , ma vuole comunque essere artefice del progetto di educazione ambientale, che ha come finalità  il miglioramento della nostra vita e la conservazione del territorio che ci ospita.

Dichiarazioni fatte dell’Assessore Ing. Franco Zunino in diverse occasioni: Rifiuti, più differenziata.

Bisogna promuovere la raccolta differenziata spinta, oggi a livelli troppo bassi, bisogna arrivare al 45%-50%, che significa meno costi.“

Incentivare la raccolta differenziata, individuare come priorità  la creazione di nuove realtà  produttive che impieghino come materia prima il materiale derivante dal recupero dei rifiuti (come il cdr), a promuovere anche attraverso accordi con la grande distribuzione ed i produttori la diminuzione del volume dei rifiuti, in particolare quelli da imballaggio, e l’utilizzo di sporte, buste, sacchetti biodegradabili in sostituzione di quelli in plastica.”

Dobbiamo fare il possibile per aumentare la raccolta differenziata e ridurre la produzione di rifiuti. A dimostrare che questo è possibile c’è la Provincia della Spezia, che tra il 2005 e il 2006 ha ridotto i rifiuti di ben 1.000 tonnellate ed è arrivata al 29% di differenziata.”

La Regione lavorerà  inoltre per superare l’uso delle discariche come unica fonte di smaltimento della parte residua dei rifiuti, attraverso l’uso delle nuove più efficaci tecnologie secondo le diverse caratteristiche dei residui post raccolta differenziata nel rispetto dei parametri di Kyoto.”

L’assessore regionale all’Ambiente ha spiegato come quest’anno i liguri pagheranno una sovrattassa di circa 1,6 milioni di euro (circa 1 euro per residente, calcolato sul 20% della ecotassa di 5 euro versata ogni anno) sulla spazzatura perché i Comuni non sono riusciti a raggiungere l’obiettivo del 35% di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani. Abbiamo già  stabilito di investire questi fondi per aumentare la differenziata e darne una parte ai Comuni più virtuosi. Sono due, entrambi nello Spezzino, quelli che hanno superato il limite del 35%, mentre altri si sono avvicinati alla soglia; la media della Liguria è del 18,4% di differenziata“.

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Ci è pervenuta, con richiesta di pubblicazione (che facciamo volentieri), una nota riguardante l’adesione dell’Assessore Zunino all’iniziativa pro Campania: Uscirne si può! Voler bene alla Campania.

Da “Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica“ Sabato 19 gennaio – ore 14.30 – Piazza Carità , Napoli

Per dare voce a tutti coloro che – VOGLIONO BENE ALLA CAMPANIA
manifesto-aiab-190108.pdf

No all’emergenza permanente; No all’ecomafia che ci avvelena la vita; No ai demagoghi che soffiano su ogni protesta; Si a una politica che sa decidere; Si ai sindaci che fanno la raccolta differenziata; Si agli impianti di riciclaggio e compostaggio.

“L’emergenza rifiuti in Campania è il prodotto del potere dell’ecomafia, della demagogia e dell’incapacità  della classe politica che fa leva sulle paure della gente. L’emergenza rifiuti in Campania si può risolvere se si completa e ammoderna tutta la filiera impiantistica per realizzare il ciclo integrato dei rifiuti, a partire da politiche di riduzione, di raccolta differenziata spinta, fino al riciclo delle materie prime e seconde, al recupero energetico, implementando corrette pratiche di gestione e coinvolgendo i cittadini.

Chiediamo efficienza ed efficacia nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti. Seguiremo quanto i vari livelli istituzionali faranno per uscire dall’emergenza, controllando che tutto avvenga nella massima trasparenza, condivisione e partecipazione, denunciando ritardi, illegalità , inadempienze.”

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Riportiamo per chi vuole approfondire l’argomento una datata (28/11/2006) ma sempre attuale e significativa intervista segnalataci da un lettore, di Matteo Incerti a Francesco Galanzino, imprenditore, vice presidente del Consorzio Italiano Compostatori, da Reggionelweb:

“Gli inceneritori frenano la differenziata spinta perché il fatturato è in funzione della quantità . Viene così incenerito tutto ciò che è scartato dalla nostra società , anche se riciclabile o riutilizzabile.”

Porta a porta e trattamento biologico per evitare nuovi inceneritori“

E’ una bugia affermare che dopo raccolte differenziate spinte con il porta a porta non ci siano alternative alla costruzione di nuovi inceneritori di rifiuti. Come dice il falso chi afferma che gli inceneritori eliminano le discariche. O non conoscono la materia, o mentono perché “interessati”. Per dimostrarlo industrialmente prima che dal punto di vista ambientale e sanitario, abbiamo intervistato Francesco Galanzino, imprenditore, vice presidente del Consorzio Italiano Compostatori, Presidente del Comitato Piccola e Media Industria dell’Unione Industriale di Alessandria ed in passato presidente Nazionale del Comitato Ambiente Energia e Sviluppo del Movimento dei Giovani Imprenditori di Confindustria. Galanzino spiega ai lettori di Reggio nel Web come funziona un ciclo integrato di “raccolta porta a porta più trattamento biologico senza costruire nuovi inceneritori“.

Francesco Galanzino è vero che non ci sono alternative alla costruzione di nuovi inceneritori?
Assolutamente no, specialmente in realtà  non metropolitane.

Come si può fare?
Tramite un ciclo integrato che comprenda, da una parte la raccolta differenziata porta a porta, -quindi raccolte differenziate spinte che arrivino poniamo al 65-70% ed anche oltre-, e dall’altra impianti di compostaggio per l’organico e per lo smaltimento della parte non riciclabile il trattamento biologico.

Come funzionano questi impianti che trattano rifiuti non riciclabili senza bruciarli?
Ci sono impianti sia aerobici che anaerobici che biostabilizzano questi rifiuti con processi che di fatto essiccano la parte non riciclabile eliminando la parte putrescibile. Si lavora a temperature dai 40° a 60° cioè senza bruciare, e quindi evitando le emissioni proprie degli inceneritori. L’aria viene trattata con biofiltri. Ci sono impianti di trattamento biologico che producono anche biogas.

Negli inceneritori ogni 100 tonnellate che si bruciano -oltre a ciò che si immette in aria sotto forma di nanopolveri prodotte dalle alte temperature, diossine e altre sostanze nocive- rimangono circa il 30% di ceneri tossiche da stoccare in discariche speciali per rifiuti tossici. Con il trattamento biologico quanto e cosa rimane?
La massa di ciò che entra a trattamento biologico cala del 40%. Quindi se faccio entrare ad esempio 100 tonnellate di rifiuti inorganici non riciclabili alla fine avrò materiale compatto, biostabilizzato e non putrescibile pari a 60 tonnellate. Ma non brucio niente di questi materiali.

Cosa possiamo fare della parte che resta? La sଠpuò non bruciare?
Sà¬. Ci sono diverse vie. Essendo materiale stabilizzato, non putrescibile, può essere stoccato in discariche normali più piccole. Può anche essere mischiato a torba per ricoprire discariche avendo un impatto bassissimo a livello ambientale rispetto ai rifiuti putrescibili tal quali immessi nelle discariche o negli inceneritori.

Una ditta tedesca che produce impianti di trattamento meccanico biologico suggerisce un possibile impiego-riciclo del materiale trattato biologicamente come componente per le costruzioni stradali, ad esempio barriere anti-rumore isolate e ricoperte con torba ai lati di grandi arterie (autostrade, tangenziali etc).
Visto il basso impatto del materiale biostabilizzato è possibile, anche se questo utilizzo è ancora molto ridotto a livello di mercato.

C’è anche una terza via legata al trattamento biologico, poco amata dagli ambientalisti: il cosiddetto cdr (combustibile da rifiuti)”¦
Sà¬, per la parte con più alto potere calorifico si può anche creare del cdr (combustibile da rifiuto) utilizzabile in cementifici che comunque esistono già  e nella peggiore delle ipotesi in altri inceneritori già  esistenti (in Emilia Romagna ne abbiamo 9 ndr), evitando comunque la costruzione di nuovi forni.

A livello europeo il trattamento biologico viene utilizzato?
Certamente. Diversi impianti stanno per essere realizzati in Grecia, ve ne sono sempre di più in Germania ed in Svezia, e tutti rientrano nelle migliori tecniche per rispettare le rigide normative europee sulle discariche. In Germania ad esempio una nuova legge prevede che in discarica finiscano solo il materiale trattato o tramite metodo biologico o incenerimento.

Passiamo ai costi. Se a Reggio si estendesse una raccolta differenziata spinta porta a porta a livello provinciale arrivando al 65%-70% di differenziata rimarrebbero circa 110-120.000 tonnellate circa da smaltire. Un nuovo inceneritore solo di costi di costruzione costa 120 milioni di euro circa. Quanto costerebbe invece costruire impianti biologici per trattare tali dimensioni?
Per trattare 120.000 tonnellate sarebbero necessari impianti a due linee di trattamento biologico. Senza produzione di biogas il costo si aggirerebbe sui 20 milioni di euro, con produzione di biogas circa il doppio.

Nella filiera delle raccolte differenziate spinte con il porta a porta un altro passo importante sono gli impianti di compostaggio per recuperare il materiale organico che diventerebbe poi compost di qualità  per l’agricoltura.
Anche qui ve ne sono di diversi tipi. Con o senza produzione di biogas. Un impianto che tratta i materiali da 3500 tonnellate costa circa 300.000 euro per la sola sezione primaria, circa un milione se chiavi in mano.

Perché gli inceneritori frenano le raccolte differenziate spinte?
Perché per un inceneritore quel che conta è la quantità  di materiale che si butta in essi.
Il fatturato è in funzione della quantità ; perché, quindi, intercettare i flussi delle differenziate per fare riciclaggio e recupero? Tutto ciò è contro ad una logica di massimizzazione dei fatturati ottenibile con l’incenerimento di tutto ciò che è scartato dalla nostra società , anche se riciclabile o riutilizzabile.

Chiudiamo parlando dei Cip6-Certificati Verdi, il sistema di finanziamento agli inceneritori e alle raffinerie spacciate per “fonti rinnovabili ed assimilate” e pagate dai cittadini nella bolletta Enel alla voce A3. Non è ora di abolire tali finanziamenti come chiede l’Unione Europea e puntare sulle vere fonti rinnovabili (sole, acqua, vento, biomasse)?
Certo, sarebbe auspicabile la fine di questo meccanismo tipicamente all’italiana. L’Europa non considera i rifiuti non-biodegradabili (ndr: plastiche in “primis” la più ricercata per gli inceneritori visto il suo potere calorifico, metalli, vetro, ma lo stesso C.D.R. e prodotti derivati dal petrolio e fonti fossili) fonti energetiche rinnovabili. Matteo Incerti.

Mentre stiamo scrivendo continuano ad arrivare segnalazioni, domande e suggerimenti; risponderemo a tutti con post pubblicati online quando è possibile, oppure direttamente scusandoci fin d’ora per l’eventuale ritardo, dovuto alla mole di lavoro che dobbiamo sbrigare nei ritagli di tempo, dopo aver espletato le nostre normali attività  lavorative ed impegni famigliari.

Questo articolo è stato pubblicato il 15 Giu 2008 alle 19:23 ed è archiviato nelle categorie - Rifiuti: gestione e trattamento, Ambiente, NEWS DA VARAZZE. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi andare in fondo e lasciare un commento. Attualmente il pinging non è permesso.

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