Varazze: Positivo incontro sulla Cartiera organizzato dal circolo “l’opinione”

Comitato spontaneo di quartiere “Ponente Varazzino e dintorni

Varazze, 25.03.2011.                                            Home page

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Positivo incontro sulla Cartiera organizzato dal circolo “l’opinione”

Venerdì 11 Marzo il circolo culturale “l’Opinione” ha organizzato e proposto un interessante incontro di analisi e dibattito, sulla reale situazione della Cartiera di Varazze, dopo la decisione presa dalla Cartiera Verde Romanello di dare disdetta del contratto d’affitto scaduto il 14 marzo scorso. Presenti l’Onorevole Oreste Rossi, europarlamentare della Lega Nord, l’Assessore Enrico Vesco responsabile delle politiche attive del lavoro e dell’occupazione della Regione Liguria, il Sindaco di Varazze Giovanni Delfino, l’Assessore Gerolamo Carletto, numerosi rappresentanti della Giunta, il Consigliere Bassafontana, il  dr. Claudio Rando, liquidatore della Continental Paper, rappresentanti sindacali e maestranze della Cartiera.

L’Assessore Vesco, dopo una breve presentazione dell’incontro, fatto dal Presidente del Circolo Luigi Pittaluga ed illustrato nei particolari dal tecnico e figlio d’arte, il varazzino Federico Piccardo, ha voluto subito comunicare che, dopo gli incontri con i competenti uffici ministeriali, è stato concordato con il Dr. Rando la ripresa in carico dei dipendenti restituiti alla procedura, per poter espletare tutte le pratiche necessarie a formalizzare la continuazione degli ammortizzatori sociali; mantenendo così intatta una forza lavoro qualificata, necessaria se si vuole avere qualche possibilità di trovare un imprenditore interessato a riprendere la produzione nel sito in località Pero, una volta risolta la controversia sul capannone conteso con il privato confinante e regolarizzata la sanatoria con il Comune, come ha spiegato l’Assessore Carletto.

L’Onorevole Rossi e il Sindaco Delfino, hanno dichiarato la loro massima disponibilità a sostenere e favorire ogni iniziativa finalizzata alla continuazione dell’attività produttiva a Varazze, che non può permettersi di perdere altri posti di lavoro. L’interessante e seguito incontro è stato preceduto da una breve relazione sulla “storia della carta in Varazze” curata da Piccardo, e confermata da un grande esperto del settore, Benedetto Arado, detto “Vulgo” classe 1930, presente in sala.

Storia della carta in Varazze. L’industria cartaria si è insediata a Varazze durante il Medio Evo, una lavorazione manuale che perdurerà per oltre cinque secoli. L’acqua del torrente Teiro faceva girare una ruota con l’asse in legno, trasformando l’energia idraulica in energia meccanica. A quest’asse erano infissi in posizione sfalsata, dei perni che sollevavano e lasciavano ricadere piccoli magli che battevano sugli stracci impregnati di acqua, contenuti nelle pile (grossi mortai in pietra) rendendoli poltiglia (pistu). Questa pasta veniva poi trasferita in tini dove i “lavorenti” immergevano i telai per formare i fogli di carta.

Un documento segnala che nella prima metà del 1300 esistevano già cartiere e, da altri documenti, risulta la presenza di 11 “Edifizi” di cui 4 da “Gruzzo” e 7 da “Bianco”; nel 1750 erano 9, nel 1867 erano 14. Tutte ubicate lungo la Valle del Teiro e davano lavoro mediamente ad oltre 200 persone. La materia prima era data da stracci di canapa, lino, cotone, cascame di sartie e vele. Con gli stracci bianchi si costruiva la pregiata “carta bianca” filigranata; si producevano pure fogli sottili per sigarette, quelli più spessi per carta-valori, destinati in gran parte ai mercati dell’America Centrale e Meridionale. La carta di “gruzzo” più scadente era venduta quasi esclusivamente alla clientela locale e non portava alcun marchio.

Il periodo varazzino è corrispondente con il periodo fabrianese, forse sfalsato di pochissimi anni, quindi la tradizione cartaria di Varazze, come per le vicine valli, è un importantissimo elemento storico quasi completamente dimenticato. Nella storia più recente le pile a magli sono state sostituite dalle molazze. L’evoluzione delle molazze con la vasca metallica e la doppia ruota di pietra  ha portato alle applicazioni industriali (carta filtri), è usata negli uffici; senza dimenticare gli usi minori (costruzione, moda, passatempi, ecc). Quasi tutti questi tipi di carta, in diversa percentuale, sono composti anche da fibre ottenute riciclando carta da macero.

La definizione più corretta del prodotto “carta” viene fornita dalla norma UNI 7706 che definisce la carta come “materiale in  nastro o foglio costituito di fibre, con o senza l’aggiunta di altri componenti, fabbricato, secondo i processi tradizionali, a partire da un impasto cartario per eliminazione dell’acqua attraverso le maglie di una tela e successivo essiccamento. In alcuni processi di fabbricazione in fase di sviluppo l’acqua come mezzo disperdente è sostituita da aria o altri fluidi. Le fibre dell’impasto sono perlopiù di origine vegetale, naturale o artificiale, ma possono anche essere di origine minerale, animale o sintetica o una miscela di queste”.

Con le tecniche moderne si sono mantenuti gli stessi principi di base ma la fabbricazione della carta avviene in quantità specifiche enormemente superiori, come in tutti i settori è aumentata la tecnologia e si è rivoluzionata anche la cartiera. Semplificando al massimo la descrizione del processo possiamo riassumere che per fare la carta è necessario preparare l’impasto. Nel caso di fibra vergine la cellulosa e la pasta legno vengono spappolate nel pulper in modo da avere le fibre sospese nell’acqua, da qui mandate alle varie macchine per la lavorazione specifica delle fibre, depastigliatori e raffininatori, al fine di regolare la lunghezza  delle fibre  e  la  loro  possibilità  di  legarsi  con  le fibre vicine  al  momento della fabbricazione del foglio in modo da controllare le caratteristiche meccaniche e fisiche del foglio finito.

Nel caso di fibre riciclate, invece, sono necessari, dopo gli spappolatori, di tutti quei sistemi atti alla pulizia dell’impasto per togliere tutti gli elementi estranei al frazione fibrosa. Una volta ottenuto l’impasto pulito e/o raffinato si invia lo stesso alla macchina continua per la fabbricazione del foglio. Tramite la cassa d’afflusso l’impasto, molto diluito, viene steso su una tela di formazione, dove le fibre si dispongono in modo casuale, legandosi una all’altra, mentre viene fatta drenare l’acqua che sino ad ora ha fatto da veicolo per il trasporto delle fibre stesse. L’acqua viene drenata prima per via naturale e poi aiutata tramite sistemi con pompe del vuoto.

Raggiunta la fine della tavola piana, il foglio, ha una consistenza propria ed è formato, quindi inviato alle presse, dove dei cilindri pressati uno sull’altro “strizzano” il foglio per estrarre altra acqua. All’uscita delle presse, dove il foglio è ancora circa per metà fatto da acqua non vi è più possibilità di estrarre l’acqua con energia meccanica, quindi si passa alla seccheria, dove ci sono dei cilindri riscaldati a vapore che hanno il compito di far evaporare l’acqua rimasta nel foglio ed infine si procede, con l’arrotolatore, ad arrotolare il foglio in grandi bobine che poi verranno ribobinate in bobine più piccole e nei formati richiesti dai Clienti.

Continental Paper, nascita e storia dell’Azienda. Le due cartiere presenti  nella  provincia  di Savona sono frutto della volontà dello stesso imprenditore condivisa con altri personaggi. Nel 1965, proveniente dalla cartiera di famiglia (cartiera Savonese) decide di realizzarne una più grossa con alcuni amici e soci. La locazione trovata è a Murialdo, nelle aree di una ex miniera di grafite. Tutto procedette benissimo sino al 1976 quando, durante gli investimenti per aggiungere una seconda macchina continua, il mercato della carta crollò mettendo in crisi le risorse finanziare della società. Ci fu il rischio del fallimento e per evitarlo il fondatore rinunciò a tutto per far subentrare nuovi soci e vi rimase come direttore, questa operazione salvò l’azienda ed i conseguenti posti di lavoro.

I rapporti con i nuovi titolari furono pieni di incomprensioni e questi fatti solleticarono subito l’idea di realizzare un’altra azienda cartaria. Solamente a fine anni ottanta si concretizzò la possibilità di mettere in pratica quanto studiato e pensato per anni quando, nonostante fossero passati anni, il desiderio e la volontà erano tali da mettersi alla ricerca di nuovi soci per iniziare la realizzazione di un nuovo stabilimento cartario.

Questa volta la sede scelta non fu più in Val Bormida ma l’area a destinazione industriale di Varazze; inizialmente la società si chiamava Cartiera Valteiro e solo in un secondo tempo venne trasformata in Continental Paper.

Finalmente dopo una vera e propria odissea si iniziarono i lavori di costruzione che proseguirono sino al 1993, anno in cui si avviarono gli impianti. La cartiera, per le soluzioni impiantistiche avanzate, era stata considerata la cartiera più moderna d’Europa. Purtroppo l’ideatore del progetto, il 1° marzo del 1993, in seguito ad un terribile incidente domestico, perse la vita assieme alla moglie, senza neanche avere il piacere di vedere la cartiera produrre. Si susseguirono vari direttori di stabilimento e amministratori le cui scelte di strategia industriale combinate con un mercato non sempre favorevole hanno avuto la spiacevole conseguenza della messa in liquidazione della società.

Messa in liquidazione ed affitto della Cartiera Verde della Liguria, poi Cartiera Verde Romanello.

In seguito alla difficilissima condizione economica della società, l’assemblea dei soci del 28 febbraio 1993, decide la messa in liquidazione della società. Il Liquidatore di Continental Paper ha affittato l’azienda alla Cartiera Verde della Liguria, che riprende la produzione in tempi brevi e porta velocemente il bilancio in attivo, come riportato in un articolo del 2005 sul Il Secolo XIX da Angelo Regazzoni: “La rinascita della cartiera; soltanto dieci mesi fa lo spettro del fallimento, della chiusura definitiva. Sarebbe stata una mazzata sull’occupazione industriale nell’estremo levante savonese.”

Nel 2006 la Cartiera Verde della Liguria acquisisce la Cartiera Romanello di Udine e la denominazione viene cambiata in Cartiera Verde Romanello. Anche per loro, nonostante le grandi capacità commerciali, il mercato non è stato clemente e l’inizio del 2010 ha portato alla fermata degli impianti di Varazze. Nonostante la ripresa di alcuni prodotti cartari, eventualmente producibili a Varazze, l’insieme delle difficoltà burocratiche, e la procedura concorsuale in corso, hanno portato Cartiera Verde ad abbandonare il sito di Varazze, con la restituzione dell’Azienda alla Procedura avvenuta il 14 marzo 2011.

Riportiamo l’articolo del Secolo XIX di Angelo Regazzoni del 29/01/2005 sull’argomento: La rinascita della Cartiera. L’impianto di Varazze dieci mesi fa era sull’orlo del crac, oggi invece sta programmando lo sviluppo . E’ l’unica in Liguria che produce carta riciclata.

“Oggi, invece, rilancio in atto e prospettive di sviluppo confortate da un mercato che si preannuncia in crescita grazie anche all’attuazione delle direttive ministeriali che obbligano gli enti pubblici a utilizzare, per i loro servizi, almeno il trenta per cento di carta riciclata. Non si chiama più “Continental paper”. Oggi è più semplicemente la “Cartiera verde della Liguria”, come pubblicizzano a caratteri cubitali e tricolori i Tir che ogni giorno lasciano lo stabilimento per portare tonnellate di carta da stampa in molte regioni d’Italia. I nuovi proprietari, quelli che hanno salvato la cartiera dal tracollo, sono imprenditori lombardo-toscani. Hanno investito sullo stabilimento varazzino anche perché, come spiegano, è fra i più moderni d’Europa. Ieri, Riccardo Mastagni, in rappresentanza della proprietà, Paolo Vieno, amministratore, e Bruno Menicucci, direttore generale della “sorella” Converting Santa Caterina di Lucca, hanno fatto il punto della situazione.

«Attualmente – dicono – la cartiera occupa 65 maestranze “dirette”. La produzione è stabilizzata sulle 35 mila tonnellate annue (96 al giorno) e, di recente, ha registrato anche un miglioramento qualitativo rispetto a quello, già altissimo, dell’anno scorso. Gli sforzi fatti per il totale rispetto dell’ambiente sono stati indirettamente riconosciuti con l’assegnazione a Varazze della Bandiera blu. La cartiera non fa alcun uso di sbiancanti ottici, e loro o additivi chimici per cui l’impatto ambientale del processo è ridotto ai minimi termini. «Altra grande attenzione – continuano i dirigenti – è rivolta al risparmio dell’energia. Sia quella termica sia quella elettrica sono auto-prodotte grazie a un impianto di cogenerazione che comprende una turbina a gas e una caldaia che recupera il calore dei gas di scarico. Inoltre, le acque vengono filtrate e depurate per essere riutilizzate nel processo produttivo. Grazie a ciò il consumo d’acqua per chilo di carta prodotta è limitato a 6-7 litri, contro i 50 necessari agli impianti tradizionali. Il processo di depurazione è talmente efficace da far rientrare le acque depurate nella categoria di quelle potabili».

La “Cartiera verde” produce carta ecologica da stampa, utilizzata per svariati usi. Fra i suoi clienti, per esempio, le società editrici dei quotidiani “II Foglio”, “La Padania”, “Liberazione”, settori del gruppo “Corriere della sera”, “Vodafone”, ecc. Ultima annotazione: la carta da macero rappresenta circa il quaranta per cento del volume totale dei rifiuti da smaltire. Il suo riutilizzo si trasforma quindi in un immediato e consistente risparmio per la collettività.”

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palazzo Beato Jacopo

Questo articolo è stato pubblicato il 25 Mar 2011 alle 07:53 ed è archiviato nelle categorie Attualità, E: GALLERY, EVENTI E MOSTRE, NEWS DA VARAZZE. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi andare in fondo e lasciare un commento. Attualmente il pinging non è permesso.

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