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1 Giugno 2022

Il Marchesato di Invrea – Parte Prima

PonentevazzinoNews
Varazze, 1.06.2022.                            Home page

Riscoprire il nostro passato
Il Marchesato di Invrea

(Parte Prima) – L’inizio della giurisdizione della famiglia Invrea sul territorio attualmente detto “Piani di Invrea” avvenne a seguito di una transazione finanziaria.

Trovandosi in una grave situazione economica, il territorio di Pareto [che si trovava controllato dal Ducato di Mantova] a nel 1594 venne ceduto dal Duca di Mantova, in feudo, al patrizio mantovano Giorgio Guerriero. Tale cessione privò il Comune degli introiti derivanti dagli antichi privilegi, ed in particolare dei pedaggi per il transito lungo la strada che oltrepassava il colle del Giovo.

A ciò si aggiunse nel 1599 una nuova gravosa imposizione tributaria. In tale contesto si sarebbe inserito l’intervento a favore di Pareto del nobile genovese Stefano Doria che le concesse un cospicuo prestito, grazie al quale alla fine del 1604 essa ottenne dai Gonzaga la revoca dell’investitura feudale al Guerriero e la reintegrazione nei suoi antichi privilegi.

Pareto però, impossibilitato a estinguere il debito, fu costretto a cedere al migliore offerente parte del proprio territorio; la scelta cadde sull’area detta del Ponte ai Prati, proprio quella dove un tempo esistevano le proprietà del monastero del Latronorio. (*1) […]

Immagine a lato: Il cosiddetto Castello di Invrea al centro dei possedimenti del Marchesato. Si notino a destra del palazzo la chiesa di S. Maria in Latronorio, sede dell’ex cenobio cistercense. – (ph-Varagine.it)

Un membro di questa famiglia, cioè Giò Battista Invrea, risultò l’acquirente dell’area messa in vendita dal Comune di Pareto, dopo averne chiesto specifica autorizzazione al Gonzaga (il quale nel 1606 l’accordava a condizione che l’Invrea gli richiedesse, entro un anno dall’acquisto, l’investitura feudale del territorio del Ponte dei Prati detto anche “la fine dei Prati”). […]

La vendita all’Invrea della proprietà in oggetto e l’infeudazione a titolo di Marchesato avvennero a fronte del pagamento da parte dell’Invrea ai Duchi di Mantova di una somma notevole. […]

Immagine a lato: Ingresso del cosiddetto Castello di Invrea. – (ph-Varagine.it)

La parte litoranea della proprietà che un tempo era appartenuta al Monastero di Santa Maria del Latronorio, rimase in affitto agli Invrea fino al 1630, anno in cui venne ceduta, a titolo di enfiteusi (*2), a Giovanni Andrea Invrea, figlio di Bartolomeo. Pochi anni dopo, nel 1639, il medesimo Giovanni Andrea Invrea trasferì la titolarità dell’enfiteusi al patrizio Federico Imperiale ed in tal modo si spezzò ogni legame tra gli Invrea e la parte litoranea dell’antico possedimento del cenobio cistercense, anche da alcuni documenti risulta che gli Invrea continueranno a mantenere interessi e proprietà immobiliari a Varazze.

Immagine a lato: Loggetta del palazzo Invrea Imperiale.

Nel 1686 Ambrogio Imperiale [figlio di Federico] a conclusione di una causa che si protraeva dal 1660, al fine di non dover più sostenere l’onere dell’enfiteusi, ottenne l’affrancamento della stessa. Ad Ambrogio Imperiale succedettero nella proprietà il figlio Lorenzo e quindi la sua unica figlia ed erede Marzia. Con il matrimonio di quest’ultima con il principe Carlo Centurione, tutti i possedimenti entreranno nella disponibilità di questa famiglia e vi rimarranno – salvo un breve periodo in cui la proprietà passò alla famiglia Durazzo – sino alla metà del XIX secolo scorso, allorché, per successione ereditaria, andarono ai del Mayno e ai Galleani e quindi, all’inizio del XX secolo tornarono in parte a un ramo discendente da quegli Invrea che avevano dato origine alla casata, avendo uno del Mayno sposato un Invrea. […]

Immagine a lato: Parte laterale del palazzo Invrea – Imperiale.

Questo è quanto emerge dalla lettura dei documenti relativi alla successione ereditaria dei Centurione nella proprietà di Varazze corrispondenti all’antico “tenimento” del Latronorio, alla metà del XIXC secolo, allorché il complesso monasteriale venne trasformato in villa signorile, mentre la proprietà si articolava in ventiquattro poderi, la maggior parte dei quali attorno a una casa colonica, con i circostanti seminativi, frutteti e vigneti; la mitezza del clima favoriva, insieme a un sistema di canalizzazione delle acque, gli ortaggi; negli angoli più riparati, accanto a qualche oliveto furono introdottigli agrumi, mentre attorno alla residenza ei proprietari si impiantarono piante esotiche”. – (*3)

Immagine a lato: Una delle case coloniche nel possedimento Invrea.

Tiziano Franzi

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(*1) – Si tratta del cenobio cistercense di s. Maria in Areneto o in Latronorio, che risulta abbandonato dalla comunità monastica intorno al 1530, per mancanza di religiosi.
(*2) – Enfiteusi: Diritto reale su un fondo altrui, in base al quale il titolare (enfiteuta) gode del dominio utile sul fondo stesso, obbligandosi però a migliorarlo e pagando al proprietario un canone annuo in danaro ovvero in derrate
(*3) – Spotorno M., Colonizzazione monastico-feudale e del patriziato genovese dal litorale all’entroterra: Piani d’Invrea e Pontinvrea, in Ferro G., (a cura di) L’umanizzazione dell’entroterra ligure: dai Piani d’Invrea a Pontinvrea, Società Geografica Italiana, Roma, 2000.

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