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1 Aprile 2022

Varazze: dal feudalesimo alla podesteria

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Varazze, 1.04.2022.                                 Home page

Riscoprire il nostro passato
Varazze: dal feudalesimo alla podesteria

(Parte prima) – La ricostruzione della storia di Varazze nel Medioevo è affidata ai documenti di archivio, quasi sempre atti ufficiali e notarili, e agli studiosi che si sono dedicati alla loro decifrazione, analisi e commento. Mi riferisco in particolar modo ai saggi di Nicolò Russo (*1), Mario Garea (*2), Carlo Russo (*3), Benedetto Tino Delfino (*4), Antonio Olivieri (*5) dai quali ho tratto le principali notizie, e ai quali rimando, per ulteriori approfondimenti.

Già nel V e VI sec. d.C. compare il nome di Varazene, Varaggio, Voragine, Varase, Varagine il quale ultimo diviene definitivo dopo il Mille.

 

                       Genealogia degli Aleramici

Varazze, passata in potere degli Aleramo, fece parte a lungo della sua Marca. Già da un atto del 1135 è citato un Aleramo I di Ponzone, signore di un vasto territorio tra l’Appennino e il mare: “a septem montibus usque ad lanuam et a luvo usque ad mare”. Varazze e il suo territorio sono a lui soggetti, eccetto una parte del Borgo, o nucleo principale dell’abitato, in cui spadroneggia il cognato di lui, Alberto Guerci.

Cominciano così le dispute e le lotte fra Genova e Savona – che dureranno per secoli – per il possesso del territorio tra le due città rivali.

Nel 1133 a il Ponzone riconosceva in un giuramento il predominio della Repubblica di Genova sui suoi possedimenti liguri. Dall’altro lato Savona, approfittando del fatto che la Superba era impegnata in discordie intestine e in attività militari in altre parti della Riviera di Ponente, lottava coi Ponzone per il possesso di Albisola che avevano avuto da Ferraria, unica erede di Guelfo colà feudatario.

Dopo lunghe vicende belliche, saccheggi, devastazioni e vendette, i Consoli di Savona 1’8 febbraio del 1186 venivano a un trattato di pace con Giacomo I di Ponzone e i suoi nipoti Ponzio ed Enrico; con il quale essi si impegnavano a far giurare da i loro sudditi di Ponzone, Sassello, Albisola, Celle e Varazze «de salvando et custodiendo Comune Saone». Dieci anni dopo, anche l’altro ramo Aleramico dei Marchesi del Bosco cede a Savona il feudo di Stella.

                Il marchesato del Bosco- Ponzone – (*6)

Stemma araldico dei Marchesi di Ponzone Stemma araldico dei Marchesi del Bosco

Poco dopo comparirà a Varazze un altro feudatario: quel Guglielmo Malocelli che, figlio di Enrico, il quale aveva sposato una Sibilla del Bosco, si farà cedere dallo zio Delfino del Bosco i suoi possessi varazzesi. Si era trattato, come d’uso a quei tempi, di un matrimonio non d’amore ma di convenienza, con il quale Enrico Malocelli, da commerciante qual era, entrava di diritto a fare parte della nobiltà e il del Bosco a sua volta rimpinguava le proprie finanze, grazie alla dote matrimoniale.

Cacce, feste, giochi e la disonestà dei sottoposti aveva nel tempo messo in crisi le finanze dei discendenti Aleramici, costringendoli a vendite su pegno di parte dei loro beni e a richieste di prestiti su cauzione. Guglielmo del Bosco, che doveva essere padrone di una discreta parte del paese, il 20 marzo del 1201 ottiene un prestito da Genova, lasciando in pegno un “copritorium grissum (baldacchino da letto grigio) e di due coltri, di sciamilo vermiglio l’una, di drappo verde e vermiglio l’altra”, ma con la facoltà che, se non restituirà il tutto quindici giorni dopo Pasqua, di catturare e portare a Genova gli uomini a lui soggetti in Voltri e in Varazze e di farne quel che gli piaccia, adombrando con tale espressione il fatto che all’epoca, anche con il tacito assenso della Chiesa, continuava ad essere messa in atto la schiavitù per debiti.

Pochi anni dopo Ponzio e il fratello Enrico ricorrono a Savona per un prestito di lire duecento, concedendo in garanzia ampi territori dall’Appennino al mare, coinvolgendo quale garanzia anche il cugino Pietro che in Varazze possedeva quanto recentemente aveva riscattato da uno Spinola, suo creditore. Scaduto nel 1214 il quinquennio del prestito ottenuto da Savona, il marchese Ponzio cede alla stessa i propri diritti varazzesi, eccetto la «gabella salis et pedagio bostiarum grossarum”, fino alla estinzione del debito di cui sopra.
Nel 1227 Genova comincia già a servirsi di Varazze come luogo di raccolta delle sue milizie: da Varazze appunto uscirono le armate che occupavano i castelli di Albisola e di Stella. Una decina di anni dopo Giacomo del Carretto, e i marchesi del Bosco, (smaniosi di ricuperare quanto avevano alienato o ceduto), con milizie di Savona, di Acqui e di Alba, univano i loro sforzi per impadronirsi di Varazze: la quale, protetta dalle sue mura, ben munita e difesa dagli abitanti e da un reparto (ciò che riveste una grande importanza) di truppe di Genova, riesce a scacciare gli assalitori.

La rivalità e i conseguenti scontri continuano per anni, fino a quando nel febbraio 1251 furono sottoscritti laboriosi patti di pace e a tutto profitto della Superba: tra l’altro, nessun savonese avrebbe potuto, sotto nessun pretesto, comperare mai alcuna parte del borgo varazzino, ne avervi mai alcuna giurisdizione. A Podestà di Savona, Genova impone un genovese: quando, poco dopo, i Varazzini, sotto pretesto di risarcirsi dei danni subiti dalle milizie savonesi, fanno scorrerie e ruberie nei territori soggetti alla città ghibellina, a seguito delle lamentele di Savona, la vittoriosa rivale la condannerà invece a sborsare ai varazzini mille lire genovesi!

Lira genovese

Nel 1262 il predetto Giacomo Malocello col marchese Enrico e il nipote Lanfranchino acquistano dal marchese Enrico di Ponzone, frate templare, buona parte di Varazze al prezzo di lire mille di Genova. Il vasto feudo ponzonano veniva così di fatto a scomparire, ad eccezione di una parte di qualche importanza che rimaneva al marchese Tomaso Ponzone.

In quel periodo anche i Doria risultano feudatari di Varazze. Oberto Doria aveva infatti sposato una Isotta, figlia di Giacomo IV di Panzone; ma gli immobili e i connessi diritti non facevano parte degli accordi matrimoniali. In questo feudo erano compresi 213 uomini atti alle armi, 19 giovinetti dai 10 ai 15 anni, eredi di altri vassalli, famiglie del Borgo e delle frazioni tra cui Casanova, Cantalupo, Alpicella, Fossatallo e Sillano (queste due ultime non facili da identificare). Venivano ceduti a Genova pure tre sedicesimi del pedaggio, l’imposta sulla introduzione all’ingrosso e sulla vendita del sale al minuto, il diritto di succedere nella proprietà a chi moriva, senza eredi e, fra altre cose, 22 spalle di maiale.

Antico stemma araldico dei Doria

Ma il feudalesimo, pur ancora imperante, era prossimo alla sua fine. Così, le prime libertà comunali agli abitanti di Varazze arrivarono nel 1277 quando i Capitani del Popolo della Superba, Oberto Spinola e Oberto D’Oria, stipularono per trattato che i varazzini avrebbero potuto riscattare le loro libertà comunali: “stimularunt homines Varaginis et multas promissiones eis facientes ut se exegerint a dominis eorum”. Il riscatto cominciato alla fine del XIII secolo si completa l’otto aprile del 1343 quando i varazzini si accordano con il Doge genovese Simon Boccanegra, per versare 10.900 genovini come ultima “rata” dell’impegno preso nel 1277.

Nell’attuale chiesa di sant’Ambrogio esiste una lapide in latino datata 1338, in cui si afferma che «questo portale fu scolpito al tempo di Rizardo di Credenza, podestà di Varazze e Celle, cittadino di Genova, per i magnifici signori Raffaele Doria, milite del regno di Sicilia, ammiraglio e capitano del popolo e Comune di Genova, Federico e Dorino Doria suoi nipoti signori di Varazze, Celle e Albisola…».

Tiziano Franzi

Da tale epigrafe appare che il nuovo dominio dei sopraggiunti Doria, favorito o addirittura ispirato, forse per risparmio di denaro, dalla Repubblica, veniva moderato da una nuova istituzione che di lì a poco sarebbe stata in pieno vigore: la nomina di un Podestà. La elezione di un podestà nella persona di Rizardo di Credenza era forse avvenuta a titolo di esperimento e con poteri non molto ampi, stante ancora ben radicato il possesso feudale.

Tiziano Franzi

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(Segue parte seconda)

_______________
(*1)
Russo N., Su le origini e la costituzione della Potestatia Varaginis, Cellarum et Arbisolae, Bertolotto &. Ed. Savona, 1908.

(*2) Garea M., Varazze, storia, arte e folclore, Il Fauno ed., Firenze, 1965; Varazze, dai tempi più remoti alla istituzione del Podestà. Cenni, in Atti e memorie della Società Savonese di Storia Patria, vol. XXVII, Savona, 1949

(*3) Russo C., Questioni giurisdizionali tra Varazze, Celle ed Albisola in documenti dei secoli XIV, XV, XVI, XVII. Commento e documenti, in Atti e memorie della Società Savonese di Storia Patria, vol. XXIII, Savona, 1941

(*4) Delfino B.T., Varagine, Sabatelli ed., Savona, 1983

(*5) Olivieri A., Gli Statuti Criminali della Podestaria di Varazze, Celle e Albisola, …

(*6) Compagnia dell’Alto Monferrato

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