Riscoprire il nostro passato: Ad Navalia

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Varazze, 28.01.2022.                                 Home page

Riscoprire il nostro passato:
Ad Navalia

(Prima parte) – Non esistono notizie certe e documentate della presenza degli antichi Romani in Varazze. Sulla questione hanno dibattuto a lungo gli storici locali, giungendo ad avanzare soltanto supposizioni che, seppure ben formulate e con qualche reale riscontro sul territorio, tali restano a tutt’oggi.

Ma per riscoprire il passato della città non si può tralasciare un periodo così lungo e importante come quello della presenza Romana in Liguria. Nel trattare l’argomento mi riferirò pertanto a quanto già pubblicato in merito e alle ipotesi avanzate soprattutto dagli studiosi della “Associazione culturale s. Donato Varazze”.

Ad Navalia

L’unica indicazione cartografica sull’esistenza della postazione romana “Ad Navalia” è contenuta nella Tabula Peutingeriana (*1) dove tale indicazione è ben riconoscibile.

In essa si nota che tra le città di Genua (Genova)  a levante  e Vada Sabatia (Savona) a ponente, a una distanza pressoché intermedia tra esse si trova la postazione di “Ad Navalia”, la cui scritta è a cavallo del corso di un fiume che può essere identificato con il Teiro, le cui dimensioni sono simili a quelle del Bisagno (presso Genua) e di quelle  del Centa (Albingaunum) [o del Letimbro presso Vada Sabatia?], mentre non sono indicati altri corsi minori, come l’Arrestra (Hasta), il Sansobbia (Alba Docilia). Dopo lunghi dibattimenti, quasi tutti gli studiosi concordano sull’identificazione di “Ad Navalia” con il territorio di Varazze. Letteralmente l’indicazione significa “Verso l’arsenale”. Questo ci permette due importanti considerazioni:

1- La preposizione “Ad = verso” suggerisce di considerare il luogo indicato come località non sulla riva del mare, ma in posizione arretrata rispetto a essa, quindi nell’immediato entroterra dell’attuale abitato.

2- La dicitura “Navalia” informa chiaramente che in quella località l’attività principale fosse quella inerente la costruzione/riparazione/rimessaggio di imbarcazioni. Non quindi di un porto vero e proprio si tratterebbe o di un approdo marittimo rilevante ai fini commerciali, bensì di un luogo dove era sviluppata la complessità delle lavorazioni che riguardavano i mezzi di trasporto per mare a scopo militare. E questa antica tradizione, in Varazze, è continuata nei secoli, come testimonia la presenza, documentata in passato, di numerosi cantieri per la costruzione di “barchi”, anche di grandi dimensioni e importanza.

In un romanzo storico ambientato nel I sec. a.C., che vede lo scontro tra i Ligures che difendono il proprio territorio e i Romani che vogliono conquistarlo, il condottiero romano Publio, rivolgendosi al cugino Metello, suo compagno d’armi dice: “A poca distanza verso levante ho scoperto un piccolo villaggio di pescatori. Vivono alle pendici del Beigua, uno dei monti sacri ai Liguri. E’ il luogo ideale per fondare un castrum con annesso cantiere. Quella montagna ospita immense foreste di querce secolari, un legname eccezionale per costruire delle meravigliose navi, sia mercantili sia da combattimento.” Metello spalancò gli occhi stupito e ammirato. “Sei un grande. Diverrà sicuramente un’altra formidabile fonte di guadagno per le nostre tasche voraci! Ho già in testa il nome per la nostra redditizia proprietà! Pensavo “Ad Navalia”, ti piace?” Il cugino da buon adulatore, lo incensò ancora: “E’ un nome molto indicato, è perfetto! Bando alle ciance, Metello, Andiamo! Dobbiamo fondare una nuova città, che diventerà il cantiere navale più ricco e importante delle colonie italiche settentrionali.” (*2)

La via Emilio Scauri

Anche il territorio di “Ad Navalia” doveva essere collegato via terra con le località viciniori. All’epoca della sottomissione dei Ligures, Roma, come era sua necessità, dovette realizzare una rete viaria anche nel territorio della nostra regione.

La prima importante strada romana fu la Aemilia Scauri, fatta costruire dal console Marco Emilio Scauro intorno all’anno 109 a.C. Vi sono pareri molto difformi tra gli studiosi sul reale percorso di questa via, soprattutto nel tratto tra Luni e Vada Sabatia (Vado ligure). Alcuni ritengono che la via Aemilia Scauri aggirasse interamente la costa, dirigendosi verso nord e poi nord ovest, verso Derthona (Tortona) per poi scendere verso Vada Sabatia, che era un centro commerciale e militare di grande importanza. Altri propongono un itinerario diverso, che passasse a mezza costa lungo l’arco ligure, nel suo immediato entroterra (tratteggiato in rosso). La mancanza di ritrovamenti certi di tale tracciato lascia la questione in sospeso.

Per quanto riguarda il territorio di “Ad Navalia” due studiosi locali (*3), dopo averne ricercato le tracce “de visu”, cioè ripercorrendone a piedi l’ipotetico itinerario da est a ovest, tra gli attuali Cogoleto e Varazze, annotano che:

«Rinvenimenti di un’antica strada con selciato si notano nelle vicinanze del corso d’acqua Arrestra, che doveva necessariamente essere valicato nei pressi. Proseguendo in salita lungo un sentiero posto sulla collina sovrastante si giunge in un tratto di strada lastricata di pietre e delimitata ai lati da grossi massi e quindi si raggiunge un pianoro cosparso di sassi disseminati tutto intorno, chiamato Pian dei Castelletti (punto strategico che permette una buona visuale verso il mare verso le montagne) […].

Superato un altro rivo nelle vicinanze si scorge un altro tratto di via lastricata e proseguendo oltre il piano si giunge a guadare il Rio Arenon (l’antico Areneto) dove è probabile esistesse in passato un piccolo ponte che conduceva l’antica via su un’altra collina soprastante verso località Prato della Costea. In questo tratto vi sono scarsi resti riconducibili al passato, posti quasi sulla sommità della collina.

Tiziano Franzi

La prosecuzione ideale è quindi diretta verso sud sul versante lato mare sopra Varazze per giungere al pianoro dove attualmente è ubicata la cappella del beato Giacomo sopra Casano, va nei pressi della località di Montadetu (Montedolo) […] Dalla cappella del beato Giacomo sopra Casanova, luogo di transito della via romana, si dipartiva un tronco di strada verso il mare denominata nel medioevo “via Bianca”, perfettamente lastricata e cinta di lato da solide muraglie che si portava al castrum romano del Parasio dove è ubicata l’antichissima chiesa di San Donato, già San Michele, collegandosi quindi con “Navalia” ovvero l’arsenale e i cantieri navali posti ai piedi del colle lato mare, denominati nel medioevo borgata Tirri (ossia Teiro) ed attualmente detta località “Molino a vapore“.» (*4)

Tiziano Franzi

Riscoprire il nostro passato: Ad Navalia – prima parte: … Verione in pdf …>>

(Segue seconda parte)

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(*1) – Si tratta di una copia del XII-XIII secolo di un’antica mappa romana che riporta le vie militari dell’Impero romano, in più parti annerita e difficilmente leggibile. È conservata presso la Hofbibliothek di Vienna, in Austria
(*2) – Luigi Colli, Liguri. Il popolo indomito che osò ribellarsi a Roma. SATYO s.publisher ed..
(*3) – Si tratta di Ernesto Renato Arri e di Carlo Ruggeri, dell’Associazione S. Donato
(*4) – Arri E. Renato, Le antiche strade del Varazzino, in Storia di Varazze, Elio Ferraris ed., Savona, 1999

Questo articolo è stato pubblicato il 28 Gen 2022 alle 21:44 ed è archiviato nelle categorie - Riscoprire il nostro passato, Attualità, NEWS DA VARAZZE. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi andare in fondo e lasciare un commento. Attualmente il pinging non è permesso.

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