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6 Gennaio 2022

Riscoprire il nostro passato: le quattro chiese di sant’Ambrogio in Varazze

PonentevazzinoNews
Varazze, 6.01.2022.                                 Home page

Riscoprire il nostro passato:
le quattro chiese di sant’Ambrogio in Varazze

(prima parte) – Al vescovo di Milano Ambrogio (Treviri 340- Milano 397 d.C.), annoverato fra i quattro “dottori” della chiesa d’Occidente, Varazze ha dedicato nei secoli ben quattro chiese, a testimonianza di quanto fosse diffuso il culto ambrosiano anche in Liguria.

I vescovi liguri sono stati per lungo tempo suffraganei della Chiesa lombarda, è noto del resto l’influenza che la chiesa ambrosiana ebbe nell’organizzazione ecclesiastica e civile dell’intera Italia settentrionale. (*1)

La prima chiesa a lui dedicata (sant’Ambrogio vecchio [meglio sarebbe dire antico]) fu costruita dai vescovi Betlemmitani, provenienti dalla Terrasanta, a seguito della donazione da parte del vescovo di Savona Ardizio al vescovo betlemmitano Anselino (1139) sui resti di una preesistente costruzione. Tale edificio è da considerare la prima chiesa dedicata a sant’Ambrogio in Varazze (Varagine), come si deduce dall’indicazione “…que in loco Varaginis hedificata consistit … in honorem Sancti Ambrosii constructa” [che già esisteva costruita nella località di Varagine, dedicata in onore di sant’Ambrogio] contenuta nell’atto di donazione precedentemente citato.

Tiziano Franzi

Di questo primo luogo di culto non si hanno notizie certe, ma ne ricaviamo l’esistenza da documenti posteriori alla sua costruzione. Si doveva trattare di una vera e propria chiesa, di un oratorio o di altro edificio pubblico dedicato al culto di s. Ambrogio, databile tra il VI e il VII sec. d.C.).

Gli studi archeologici condotti negli anni ’80 del Novecento, seppure non abbiano ottenuto risultati definitivi, consentono di avanzare l’ipotesi che l’edificio romanico fosse preceduto da una fase altomedievale: “Per la stessa intitolazione ambrosiana non possiamo non sospettare risalire al momento dell’emigrazione milanese del VI sec. nella Liguria costiera, il che potrebbe rappresentare un importante elemento di collegamento tra la romana Navalia e l’abitato altomedievale e medievale.(*2)

Di essa, secondo la lettura che ne dà Giorgio Costa (*3), resta sul lato sinistro dell’attuale edificio, una serie di archetti in cotto sovrastati da una cornice in pietra a risega e la parte basale della torre.

“La chiesa misurava, in lunghezza una ventina di metri e in larghezza circa metri otto. Era a una navata, coperta da un tetto in legno a due falde, sprovvista di pilastri interni. […]. Dietro l’abside era affiancata la torre tronca, in pietrame, tufo e laterizi, sorgente da una base quadrata di metri 4,50 per lato, con muratura di pietra riquadrata. […] Era costituita da due palchi. […] Il secondo piano, che presenta al centro una feritoia, era coronata da una corsa di archetti in cotto, a tutto sesto, con soprastante cornice a denti di sega. Questo motivo ornamentale, che ripete quello sul fianco della chiesa, doveva probabilmente segnare il piano riservato alla cella campanaria, coperta a padiglione.” (*4)

Porzione del muro settentrionale

La seconda chiesa, sempre dedicata a sant’Ambrogio, costruita – come detto – dai vescovi Betlemmitani, risale agli inizi del sec. XII, come confermano i documenti d’archivio. L’edificio sorse includendo i resti del primo, ormai distrutto. La chiesa, correttamente orientata con la facciata a Est e l’abside a Ovest, era a tre navate, e la sua facciata è ancor oggi ben visibile, sebbene in parte deturpata durante i lavori di restauro male eseguiti nel 1951 in cui – tra l’altro – l’originario architrave del portale fu sostituito con uno in cemento armato (sic!).

Dalla facciata, più tardi inglobata nella cinta muraria difensiva della città, si può ricostruire l’impianto dell’antica chiesa.

La chiesa a tre navate era lunga circa trenta metri e larga tredici, come si desume dal profilo della facciata: cinque metri nelle navate laterali e otto in quella centrale, la cui linea di spiovente è sostenuta da archetti rampanti, a pieno centro e in cotto. Nella facciata erano murati numerosi “bacini” in ceramica maiolicata di fattura ispano-moresca, di vario colore, di cui oggi purtroppo restano soltanto pochissime tracce, quasi incolori, e il segno dell’incavo degli altri. Al centro della campata di mezzo vi è una croce latina a traforo, che sovrasta un’ampia finestra che, in origine, avrebbe potuto essere una trifora. La porta principale è sormontata da un arco, in grossi conci di arenaria e tufo. Nel lato a settentrione, che sfruttava quello della chiesa preesistente, si aprono due monofore con contorno di mattoni, a strombo interno.

La facciata prima dell’inglobamento nelle mura della città. Elaborazione grafica di Silvia Franzi

“Nell’anno 1924 durante il rifacimento degli argini del torrente Teiro fu rinvenuto un passaggio sotterraneo che da fuori le mura fortificate del borgo conduceva fino alla prima chiesa Betlemmitana di Sant’Ambrogio. All’interno del cunicolo fu trovata una croce bronzea patriarcale a doppia traversa di notevole dimensioni (mm 100 x 50 x 5) con incisa su di un lato l’immagine del crocifisso e sull’altro la figura della vergine con la scritta – Domine memento mei si in periculum cado -. Questo oggetto sacro anche in relazione alla foggia e al luogo del ritrovamento e all’immagine della Vergine secondo gli storici locali è certamente da ritenersi una croce pettorale, tipico ornamento dei vescovi Betlemmitani.” (*5)

Durante i restauri nel 1951 all’interno della chiesa, dopo lo sbancamento del materiale terroso che da secoli vi si era accumulato, affiorò una costruzione circolare, sopraelevata sul pavimento in cotto e colmata con ceramica medievale, probabilmente con funzione di battistero.

Di interesse anche la costruzione a due piani posta tra la torre e l’abside ormai scomparsa (e di cui si vede ancora soltanto parte dell’arcata di sinistra) e ad essa collegata da una porta, con funzione probabilmente di sacrestia. Oggi in condizioni di totale abbandono (un tempo usata anche come pollaio) e fatta oggetto nel tempo di asportazione di importanti manufatti, la struttura era costruita con quattro colonne in mattoni, con – spostati fuori asse – quattro capitelli in pietra incisa. Chiusa da una volta a crociera con costoloni in pietra, nel cui punto di incontro centrale si trovava un disco circolare in pietra, con scolpita la stella a sette raggi: lo stemma dei vescovi Betlemmitani o “Fratelli Stellati”, oggi furtivamente asportata e quindi non più visibile. L’esistenza di tale edificio è testimoniata anche in un atto del 12 dicembre 1223 (*6) stipulato proprio “in camera Sancti Ambrosii de Veragine”.

La costruzione interna, forse adibita a sacrestia

L’intero complesso, dopo gli scavi del 1983 a opera della Soprintendenza è in abbandono e merita certamente un diligente e attivo interessamento da parte delle autorità comunali per sollecitare la Soprintendenza stessa a riprendere gli scavi con un definitivo intervento che permetta di portare alla luce tutto il pavimento della chiesa e ogni altro manufatto. Così ripristinato, il luogo potrebbe essere valorizzato per realizzarvi un anfiteatro per spettacoli pubblici, facendo ricorso ai finanziamenti europei e alle risorse previste nel piano nazionale PNRR.

Ecco come immagina questa futura destinazione l’artista varazzese Roby Ciarlo in un suo fumetto:

(Tiziano Franzi)

(Segue parte seconda …>>)

. Riscoprire il nostro passato: le quattro chiese di sant’Ambrogio a Varazze:News in versione pdf  …>>

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(*1) – A. Granero, Varazze tra età romana ed eredità altomedievale, in Storia di Varazze, Ferraris ed., Varazze, 1999
(*2) – C. Varaldo, S. Ambrogio vecchio. Campagne di scavo 1981-81, 1983, 1984, in Archeologia in Liguria III. Scavi e scoperte 1982-1986, Genova, 1987
(*3) – G. Costa, Saggi storici su Varazze, Ed. Sean, Varazze, 1973, p.p. 35-40
(*4) – G. Costa, ibidem
(*5) – C. Ruggeri, I fratelli stellati, Sagep, Genova, 2012
(*6) – Arch. Stato Genova- Notularium M. Salomonis.

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