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Varazze, 5.01.2022. Home page
Riscoprire il nostro passato:
cenni di storia varazzina
Era l’anno 1796 quando i varazzini, sul vento della Rivoluzione Francese, alzarono in piazza Banchi (ora Bovani) l’albero della libertà, ballando al canto della Carmagnola, presente il Podestà Stefano De Marchi, anticipando di un anno la proclamazione della Repubblica Democratica Ligure.
Questo evento storico ci viene descritto dal compianto concittadino Benedetto Tino Delfino nei suoi “Quaderni di Storia di Varazze” (Centro Studi Jacopo da Varagine, 1993), iniziato con il proclama di “Libertà Uguaglianza Cittadini Rappresentanti“, affisso alle porte delle chiese, le cui prime parole sono le seguenti: “Il Popolo di Varazze è uno di quei popoli che hanno concluso dei trattati col Governo di Genova, quando era in mano della Plebe, Passato questo per l’ambizione dell’infame Andrea Doria in potere di una classe, che per superbia si è chiamata nobile, fu violata ogni fede, e restò il paese involto nella miseria generale e nell’oppressione… .”
Tralasciamo il resto per ragioni di spazio, ma la storia di quella presa di posizione della nostra città in favore della Rivoluzione Francese ebbe un seguito con le dimissioni del Podestà, sostituito da una Amministrazione Centrale composta da cittadini rappresentanti delle borgate “Solaro“, “Borgo“, “San Nazario” e includenti i fuochi di Celle, Albisola Marina e Albisola Superiore.
Il 23 agosto del 1797 il Governo Provvisorio della nuova Repubblica Ligure emanava il Decreto per la presentazione al popolo dell’Atto Costituzionale ispirato ai principi di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.
Una parte dell’opinione pubblica non era però d’accordo, stante da quel che si diceva sul nuovo regime: voci che parlavano dell’istituzione della poligamia, della soppressione del Battesimo e dei Santi Comandamenti della Chiesa.
Il parroco di S. Ambrogio don Giuseppe Toso, in contrasto con altri religiosi che aderirono al nuovo corso, tuonava dal pulpito contro i portatori della rivoluzione d’oltralpe, mentre ad Alpicella si passò ai fatti al grido di “Viva Maria“. Gruppi di contadini armati di bastoni, forconi e arnesi di ogni genere, si sollevarono e scesero a Varazze per dar man forte al Parroco Toso.
Diverse incursioni distrussero attrezzature navali, cantieri, abitazioni, ferendo cittadini, senza fortunatamente causare vittime, fuggendo poi, attraverso le colline, per ritornare da dove erano partiti.
La rivolta fu sedata dal battaglione di polizia comandato da Gian Battista Ferro e, successivamente, vennero perseguiti i rivoltosi per l’indennizzo dei danni. Analoghi episodi si verificarono a Casanova.
Il sogno di una Repubblica veramente democratica che riparasse i torti subiti dal dominio della Superba Doriana, si spensero con l’avvento di Napoleone Bonaparte che mise tutti in riga, nel proposito di fondare un’Italia a sua immagine che, come sappiamo, tramontò nella collina di Waterloo.
Sarebbe troppo lungo descrivere i particolari di questi eventi che interessarono Varazze e il suo entroterra, al riguardo vi sono libri interessanti scritti dallo stesso Delfino, dall’Avv. Costa, il prof. Garea e altri ancora, queste poche righe sono soltanto un saggio molto sintetico, forse utile a solleticare la curiosità per approfondire la storia della nostra città, magari un invito alla scuola per far conoscere agli alunni le proprie, importanti e avventurose radici.
(Mario Traversi)
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