In ricordo di Giacomo Matteotti varazzino di adozione a cento anni dall’assassinio

 

A cento anni dall’assassinio di Giacomo Matteotti, perpetrato il 10 giugno 1924 da una squadraccia fascista sul lungotevere Arnaldo da Brescia, a Roma, il ricordo e l’immagine del deputato socialista, tenace avversario dell’avvento del fascismo, restano fissati nella memoria di generazioni di varazzini, la cui città lo ebbe gradito ospite per parecchi anni. Infatti, durante le vacanze estive, insieme alla sua famiglia, alloggiava in un appartamento in via Santa Caterina, locato dal cognato Titta Ruffo, famoso cantante lirico, dove la moglie Velia Titta, fine poetessa, il 7 agosto 1922, mise alla luce la figlia Isabella.

A questo proposito, precisiamo che il parlamentare socialista arrivava a Varazze in treno, e i gestori del servizio merci presso la Stazione (i Milen), ne curavano il trasporto dei bagagli all’abitazione. Suo cocchiere di fiducia era Andrea Dagnino (Dria u carussé), il quale, oltre che dalla stazione a casa, lo conduceva in gita nei dintorni.

«Un giorno – scrive Enzo Giusto (u Milan) nel suo libro “Cento anni di cronaca di Varazze e dintorni” – mio padre, che per il suo lavoro soggiornava sempre in stazione, ebbe una confidenza da due guardie: una squadra di fascisti si sarebbe recata alla partenza del treno sul quale doveva salire Matteotti per tornare Roma, allo scopo di impartire al Deputato una lezione. Mio padre riferì la soffiata a Dria e questi ne informò immediatamente l’on. Matteotti. Fu deciso così di procedere in carrozza sino ad Arenzano. Al mattino, di buonora, Dria condusse l’Onorevole alla stazione della vicina cittadina e Giacomo Matteotti poté raggiungere incolume la capitale.» Purtroppo, poco tempo dopo, fu assassinato.

Varazze, che continuò a tenerne vivo il ricordo, alimentato nella sofferta prudenza di quel periodo nero, nel 1945 gli dedicò il suo corso principale. Una lapide, apposta dal P.S.I.U.P. sulla casa ove lui soggiornava con la famiglia, ne ricorda la permanenza in questa città che tanto amava.

Un doveroso cenno merita anche Titta Ruffo (pseudonimo di Ruffo Cafiero), baritono noto in tutto il mondo, fiero antifascista, il quale, dopo l’assassinio del cognato Matteotti, si rifiutò di cantare ancora in Italia e fu dichiarato sovversivo. Ritiratosi dalle scene nel 1931, visse in esilio in Svizzera e in Francia.
Ritornato in Italia per una breve visita, fu arrestato, ma le proteste a livello internazionale suscitate da tale provvedimento costrinsero il Governo Fascista ad una pronta liberazione.

La forte personalità di Titta Ruffo fu accostata a quella di Enrico Caruso, di cui era amico e quasi coetaneo, essendo nato nel 1877. La sua voce “bronzea” si impose nei più illustri teatri internazionali della lirica, Varazze era una delle località di villeggiatura preferite dal cantante.

Il numero 10 accompagna il sacrificio di Giacomo Matteotti (giugno 1924) e la dichiarazione di guerra (giugno1940), preludio dell’immane sacrificio di tanti altri italiani nella seconda guerra mondiale e della fine del nefasto ventennio: “il postino suona sempre due volte“.

(Testo di Mario Traversi e immagini di repertorio)

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 Giu 2024 alle 11:15 ed è archiviato nelle categorie Attualità, EVENTI E MOSTRE, NEWS DA VARAZZE. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Attualmente sia i commenti sia i ping sono chiusi.

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