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27 Febbraio 2022

Riscoprire il nostro passato: Epidemie a Varazze – Parte prima _ La Peste

PonentevazzinoNews
Varazze, 27.02.2022.                                 Home page

Riscoprire il nostro passato:
Epidemie a Varazze _ La Peste

(Parte prima) – Ora (febbraio 2022) in cui si intravvede una possibilità di uscita temporanea (?) dalla pandemia di SARS -Covid-19, mi è sembrato utile ricordare le altre “epidemie” che in passato hanno interessato il territorio di Varazze e, in particolare: peste, lebbra e colera.

LA PESTE A VARAZZE

La peste e la sua diffusione.

Schema sulla    trasmissione del batterio della peste

La peste è una malattia infettiva di origine batterica causata dal bacillo Yersinia pestis. Il suo bacino è costituito da varie specie di roditori e il cui principale vettore è la pulce dei ratti (Xenopsylla cheopis), che può essere trasmessa anche da uomo a uomo. Si manifesta sotto forma di tre principali quadri clinici, distinti in base ai diversi apparati dell’organismo in cui si sviluppa l’infezione, detti peste bubbonica, setticemica e polmonare. L’ospite più comune per il batterio della peste è il ratto, tanto che il bacillo è in grado di sopravvivere nell’ambiente praticamente solo nelle loro tane, mentre il vettore di trasmissione tra essi sono le pulci.

La peste ha avuto un impatto di straordinaria importanza nella storia umana. In particolare ha influenzato il corso della storia europea, principalmente in due grandi pandemie: quella esplosa a Costantinopoli nella tarda antichità, a metà del VI sec. d. C. (peste di Giustiniano), che indebolì l’impero bizantino modificandone anche le capacità militari, e quella che raggiunse l’Europa all’inizio dell’epoca moderna, alla metà del XIV secolo (“peste nera“): un evento di svolta epocale per i suoi effetti di riorganizzazione economica e demografica della società, ritenuto fondante del periodo definito “epoca moderna”.

La peste in una miniatura del XV sec.

Ma la peste si diffuse non solo in Europa, anche in ondate successive, lungo un arco temporale che occupa secoli. La pandemia durò oltre 300 anni continuando a ripresentarsi, anche se a ondate minori e via via più circoscritte, in molte città europee fino al 1720 circa. Al termine della prima ondata della grande pandemia, per la popolazione europea iniziò un periodo di continuo ripresentarsi della malattia con le conseguenti numerose vittime, seppur in misura minore rispetto alla prima ondata. È stato osservato che, tra il 1347 e il 1480, la peste colpì le maggiori città europee a intervalli di circa 6-12 anni affliggendo, in particolare, i giovani e le fasce più povere della popolazione. A partire dal 1480 la frequenza iniziò a diminuire, attestandosi a un’epidemia ogni 15-20 anni circa, ma con effetti sulla popolazione non certo minori.

Nell’Italia settentrionale nel 1630, si diffuse la peste bubbonica – forse portata dalle armate dei Lanzichenecchi – raccontata anche da Alessandro Manzoni nei “Promessi Sposi”.

(Nell’immagine a lato: Abito del medico della peste del XVII sec. che consisteva in un lungo mantello cerato, una maschera, occhiali e guanti protettivi; nel “becco della maschera” venivano messe sostanze aromatiche.)

L’ultima grande epidemia, e una delle più devastanti che abbia afflitto una grande città, fu quella che interessò Marsiglia nel 1720 arrivando a uccidere quasi il 50% di tutta la popolazione cittadina, a cui si dovettero aggiungere le vittime residenti nelle zone limitrofe, compresa la Liguria. Una terza pandemia ebbe inizio intorno al 1855.
Per il resto del XX secolo i focolai della malattia continuarono ma con tassi di mortalità molto inferiori alle precedenti epidemie, grazie all’introduzione di efficaci misure di sanità pubblica e, a partire dagli anni cinquanta del Novecento, degli antibiotici.
Dal 2010 al 2015 sono stati riportati 3248 casi in tutto il mondo, con 584 morti e si è diffusa in tutti i continenti, fatta eccezione per Oceania ed Europa.

La peste in letteratura.
A causa della sua virulenza, della paura che essa ha suscitato nel corso dei secoli e dell’enorme numero di vittime causate, molti scrittori hanno inserito un’epidemia di peste nelle loro opere, oppure hanno scritto un saggio in cui si parla della malattia o in cui essa è comunque presente. Tra le molte opere celebri nelle quali si tratta anche della peste o di un’epidemia ad essa associabile si possono certamente ricordare:
– il “Libro dei Maccabei” (la peste inviata da Dio contro i Filistei);
– l’ “Iliade” di Omero (la peste inviata da Apollo nel campo dei Greci per punizione);
– il “De rerum natura” del poeta latino Lucrezio sulla peste di Atene, già descritta dallo storico greco Tucidide nella “Guerra del Peloponneso”;
– il brano sulla peste del Norico (libro IV, vv. 453-527) nelle “Georgiche” di Virgilio;
– il “Decameron” di Giovanni Boccaccio;
– il “Diario dell’anno della peste” di Daniel Defoe (1722);
– la “Storia della colonna infame” (saggio storico, 1840) e, “I promessi sposi” (romanzo storico, 1840), entrambi di Alessandro Manzoni;
– “La peste” di Albert Camus (1947);
– “La maschera della morte rossa” di Edgar Allan Poe (1842);

Malati e medici nel Medioevo

– “Il barbiere di sua altezza” di Luigi Gramegna, romanzo storico che descrive l’epidemia torinese del 1630;
– “Lo stato d’assedio” (1948) sempre di Albert Camus;
– “Cecità” (1995) romanzo di Josè Saramago;
– “La città dolente” (1884) di Axel Munthe in cui l’autore descrive la peste a Napoli nel 1630;
– il saggio “Spillover” (2012) dello statunitense David Quammen.

La peste in Liguria
A partire dall’anno 1347 il contagio a intervalli di pochi anni si accende in diverse parti d’Italia. Nelle città del Nord Italia la peste, intorno al 1500, si ripropone ogni due anni e dopo la grande epidemia del 1528, mediamente ogni quattro fino al 1550. Nell’età barocca il contagio passa da una forma semi endemica e strisciante ad una forma violenta di due episodi distanziati nel tempo (1630 e 1656). Oltre quelle date la tendenza si inverte e si assiste all’ultimo attacco nel 1749, circoscritto alla zona tra Messina e Reggio Calabria. Dopo quell’episodio la peste scomparirà definitivamente dall’Europa occidentale. Quello che colpisce è il grande numero di morti; ad esempio a Genova nel 1656 dei 100.000 abitanti ne rimasero vivi solo 30.000 e solo il 10% della plebe, mentre altre fonti addirittura riportano che il numero di superstiti si aggirasse intorno ai 10.000.

Nel dicembre dell’anno 1347 la peste arriva a Genova, portatavi da alcune galee della repubblica provenienti dal Mediterraneo orientale, probabilmente da Caffa, dove avevano combattuto contro i Tartari che assediavano la città. Si ha in questo caso uno dei primi esempi della storia di guerra batteriologica; infatti il khan tartaro Gani Bek fece lanciare dentro le mura della città cadaveri infetti. Le navi, partite dalla città orientale, giunsero in Sicilia dove sparsero il morbo. Furono cacciate da Genova, ma troppo tardi, e arrivarono a Pisa e forse a Marsiglia all’inizio dell’anno 1348. Da queste città l’epidemia si sparse in tutta l’Italia e nell’Europa.

Una annotazione illustre: Francesco Petrarca.
Il 1348 è l’anno della peste nera, la grande epidemia che fa milioni di morti in tutta Europa. In un anno sparisce un terzo della popolazione del continente. A dicembre 1347 la pestilenza colpisce Nizza, a febbraio devasta Savona. Francesco Petrarca è in Italia, in missione diplomatica per conto della corte pontificia di Avignone. A Parma attende il nipote, Franceschino degli Albizzi che, partito dalla Provenza, deve riunirsi a lui. Ma improvvisa gli giunge la notizia che, colpito dal morbo, il giovane a lui così caro è morto a Savona. Distrutto dal dolore scrive di getto all’amico Fra Giovanni dell’Incisa una lettera in cui esprime tutta la sua sofferenza. E’ l’11 aprile 1348.

«Maledetta tu sia Savona, città bellissima.
O malvagia ed iniqua Savona cagione a me di tanto affanno. Che di male imprecarti io potrei a quel che ti meriti? Tu mi rapisti la metà dell’anima mia, troncasti inesorabile sul più bel flore la vita a giovane egregio, che di crescente virtù la irradiava, ed or su quel corpo che il mio Francesco abitava, la terra tua spietatamente si aggrava. Che quegli a tuo dispetto è fuggito, né su lui puoi tu nulla, ma solo il corpo suo e la mia speranza tieni sepolta. Ed io che ti dovrò augurare per questo? […] E a te, città bellissima che nel tuo seno depositato quel mio tesoro custodisci, fatto senno alla fine io rendo grazie, perchè forse in barbara terra ei giacerebbe, se accolto in te tu non l’avessi. Che breve avesse ei la vita era volere dei fati; ma fu tuo dono che il dolce amico mio, come che giovane, d’affanni stanco e di cure, sortisse in Italia la pace del sepolcro, conforto, per lieve che sia, da molti grandi personaggi desiderato. […] Già di vederti io mi fui lieto e ti ammirai per l’amenità del tuo cielo, e della tua postura: or fatta custode di ceneri a me dilette, con una soavità mista di amarezza ti rivedrò più volentieri.» – (Francesco Petrarca, Lettere, II, p. 220-221, Firenze 1864)

   Tiziano Franzi

Nell’anno 1528, la Liguria, già sotto assedio e ridotta alla fame dal blocco navale di Andrea Doria, subisce una delle peggiori epidemie della sua storia. Il morbo alla fine del 1527 giunge da Napoli.

Nel 1579 una nuova carneficina; la peste nera uccise 24.450 persone a Genova e 14.000 nella Riviera di Levante, addirittura 50.000 in quella di Ponente. In quel periodo la peste arrivò a Paraggi, vi fu portata da alcuni marinai che raggiunsero l’insenatura con uno Schifo, un’imbarcazione utilizzata per scendere dalle navi mercantili, allo scopo di rifornire di acqua un veliero alla fonda nella rada di Portofino.

Certamente l’epidemia più disastrosa fu quella che colpì Genova nel 1656 e nel 1657. Ancora una volta il morbo arrivò da Napoli, che aveva già dolorosamente pagato un grosso pegno in termini di vite umane. Pur essendovi un gran numero di morti in città: pare addirittura che in un sol giorno siano morte 1000 persone, la riviera rimase abbastanza immune dal morbo, circoscrivendo bene eventuali focolai. I rivieraschi si distinsero tuttavia per la loro devozione alla repubblica, trasportando a Genova con le loro barche medicine, generi alimentari ed altro.

Nel Genovesato esplose con particolare violenza tra il 1579 e il 1580 decimando la popolazione della capitale ed imperversò a più riprese, con brevi pause di latenza, sino al 4 novembre 1580: il Ponente Ligure, o meglio il Capitanato Intemelio non venne direttamente colpito e grazie alle precauzioni dell’Ufficio di Sanità ne rimase praticamente immune.

Tiziano Franzi

. La Peste a Varaze – Prima parte: … News in versione pdf …>>

(Segue Epidemie a Varazze – La Peste: … Parte seconda …>>)

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