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Varazze, 30.01.2022. Home page
Riscoprire il nostro passato:
Ad Navalia
(Seconda parte) – Scrive ancora Giovanni Martini: «Dalla Costea, l’Emilia Scauri, la strada romana, proseguiva verso “Ad Navalia” e dove ora sorge la bella chiesa del Beato Jacopo, si biforcava in direzione del mare, in quella che è oggi chiamata via Bianca e in direzione del passo di Leicana’- Campo Marzio.
Della strada che arrivava dalla Costea al bivio, nulla rimane, questa zona è sottoposta al dilavamento dell’acqua che scende dalle pendici dell’Arenon e nei secoli, le piogge hanno divelto il sedime in pietra e abbassato il piano viario. È da ipotizzare come è successo per altre ex strade romane decadute, l’utilizzo del fondo stradale, prelevando pietre e sedime per costruire case e muri a secco del circondario.» (*5)
La via Bianca, che dalla chiesa, inizia la sua interminabile discesa verso Varazze rappresenta la classica via romana, lastricata e con la larghezza standard di 2,40 metri.
Il Castrum
Sulla collina di san Donato doveva sorgere il castrum romano vero e proprio, fortificato, e posto in posizione dominante, di totale controllo verso nord e verso sud. Ripetuti scavi in loco, effettuati a cura della Soprintendenza nel 1988, “hanno portato alla luce molto materiale di indubbio interesse storico e archeologico fra cui numerose monete romana romane dell’epoca imperiale armi in dotazione ai legionari, tombe d’epoca romana facenti parte presumibilmente di un’antica necropoli nonché resti di un’ampolla in vetro d’uso funerario databile al primo secolo d.C.” (*6)
L’effettiva presenza di un castrum sulla collina è più frutto di supposizioni che di certezze, anche se la presenza a tutt’oggi visibile di una solida cinta muraria in pietra a “spina pesce” nella parte sottostante l’attuale chiesa e il basamento della torre (?) del castrum, posto ai piedi dell’attuale campanile della chiesa stessa, possono fare supporre un’antica fortificazione romana, su cui nei secoli seguenti sarà costruita l’attuale chiesa.
Studi più recenti effettuati da parte di esperti, per interessamento dell’Associazione culturale san Donato di Varazze, con georadar e altre apparecchiature di precisione, resi noti nel 2016, hanno mostrato nella stratificazione del terreno del piazzale la presenza di strutture non terrose e non rocciose e quindi – presumibilmente – di tratti di muratura o costruzioni simili in due punti distinti e a profondità variabile tra i 50 cm e i 2,50 m. (*7)
Ecco come l’arista varazzino Roby Ciarlo ha immaginato il castrum
Il Parasio e Campo Marzio
Altre due località permettono di collocare la presenza romana in loco: la località Parasio e la località Campo Marzio, tra Pero e Alpicella.
“Parasio” può essere l’attuale deformazione del latino “Palatium”, che “ricorre con una certa frequenza in Liguria; deriva dal lessema latino palatium ed oscilla tra il denotare in età tardo antica vale una sede fortificata e più specificamente l’indicare [la sede del] fisco e apparato amministrativo [locale]” (*8).
Qui, dunque, sarebbe stato situato il centro amministrativo del sito romano di “Ad Navalia”.
Risalendo la corrente del fiume Teiro, un altro importante toponimo è quello di Campo Marzio. Il “Campus Martius” era per i romani luogo di riunione e addestramento delle truppe armate e, per questa ragione, dedicato a Marte, dio della guerra. Il pianoro di Campo Marzio non è mai stato oggetto di studi, rilievi o scavi archeologici sistematici, ma in passato qui sono state ritrovate occasionalmente, a seguito di lavori di dissodamento del terreno, monete e punte di lance d’epoca romana e resti di una possibile necropoli, come testimonia G.B. Fazio quando scrive che “con l’aiuto e coi conforti degli amici dottor Giambattista Carattini, reverendo Giambattista Gavarrone fu Giuseppe e Ferro Agostino fu Gio. Bernardo rinvenimmo col mezzo di escavazioni il 30 novembre del 1964 l’ubicazione di un ampio centro necroscopico dell’antica romana stazione, posto sul lembo occidentale della valle tuttora detta campo Marzio”. (*9)
Altro toponimo interessante e quello di “Pero” (frazione), che potrebbe essere il risultato delle modificazioni nei secoli del latino “pilum”, il giavellotto usato dall’esercito romano nei combattimenti a breve distanza, che può collegarsi per attinenza a quello di “Campus Martius”.
Conclusioni
Riaffermando che non esistono a oggi riscontri documentali o archeologici di assoluta certezza, in epoca romana, presumibilmente tra il i sec a.C. e il i sec. d.C., il territorio di Varazze fu sede di un insediamento che comprendeva tre distinte localizzazioni, seppure in stretto rapporto tra loro: l’accampamento militare in Campo Marzio, la sede dell’amministrazione in Parasio e il castrum sulla collina di san Donato, oltre all’approdo navale di “Ad Navalia” ai piedi della collina stessa (con possibilità di navigazione per navi di tipo militare e non commerciale, quindi adatte al basso fondale) e l’arsenale vero e proprio di “Navalia”, sulla costa.
Si trattava quindi di un approdo a scopo militare, posto idealmente a metà strada tra Genua e Vada Sabatia. Con buona probabilità più che di navi vere e proprie si trattava di barche, che potevano risalire il corso del Teiro fino a sotto il colle del Parasio, adatte per ricognizioni militari e per il piccolo cabotaggio.
Ecco come l’artista varazzino Roby Ciarlo ha immaginato l’attività navale presso “Ad Navalia”.
Tutto ciò meriterebbe una ricognizione sistematica dei luoghi con rilievi tecnici e campagne di scavo che, se riportassero alla luce significativi resti dell’epoca, potrebbero trasformare in certezze scientifiche le ipotesi di scuola che a oggi sono l’unica modalità di ricostruzione di quel remoto passato.
Forse, anche in questo caso possono essere sfruttati i fondi del PNRR, che prevedono per la Liguria l’assegnazione di 37 milioni di euro totali per la Cultura, con iniziative dedicate alla rigenerazione dei Borghi storici. Un’occasione unica e irripetibile che il Comune di Varazze, il più importante della Liguria di Ponente dopo Savona, speriamo possa usare in parte, con la realizzazione di progetti ad hoc, come mai è stato fatto in passato.
Tiziano Franzi
. Riscoprire il nostro passato: Ad Navalia:
– prima parte: … Versione in pdf …>>
– seconda parte: … Versione in pdf …>>
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(*5) – Martini Giovanni (Giuan Marti)
(*6) – Arri E. Renato, ibidem
(*7) – Per un approfondimento sull’argomento: https://www.youtube.com/watch?v=4UAg-qkNG70
(*8) – Granero A., Varazze fra età romana ed eredità altomedievale, in Storia di Varazze, Elio Ferraris ed., Savona, 1999
(*9) – Fazio G.B., Varazze e il suo distretto, Atesa ed., Bologna, 1981, in copia anastatica della Memoria del 1867