Riscoprire il nostro passato: nave romana al largo di Varazze

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Varazze, 18.11.2021.                                 Home page

Riscoprire il nostro passato:
nave romana al largo di Varazze

Il mar ligure è ricco di reperti archeologici e in particolare di navi dell’epoca romana, le cosiddette “onerarie“, imbarcazioni mercantili che trasportavano carichi di vario genere, per lo più navigando a non grande distanza dalla costa.

Depositaria dei segreti della navigazione nei secoli (come dimostra l’antico nome di “Ad Navalia“) è ancora una volta Varazze.

Dopo il ritrovamento della imbarcazione tardo medievale (prima metà del XVI sec.) avvenuto nel 1990, con il suo carico di ceramiche e manufatti d’uso quotidiano, nel marzo 2012 è stata la volta di un ritrovamento ancor più importante: una nave oneraria romana, lunga 20-30 metri, del periodo tra il I e il II sec a.C., che giace sul fondale a circa 100 m., a due miglia e mezzo dalla costa.

La nave, della quale non sono ancora note le cause del naufragio, ha un carico importante di anfore che contenevano generi alimentari, molte delle quali ancora intatte. A detta degli esperti si tratta di uno dei ritrovamenti più importanti degli ultimi anni nelle acque della Liguria.

La segnalazione è stata fatta alle autorità competenti dal sig. Francesco Torrente, pescatore di Varazze.

L’imbarcazione era a pieno carico quando è naufragata: al suo interno sono visibili ben stivate centinaia (?) di anfore di tipo «dressel 1». Mentre nella parte superiore della nave sono visibili parecchi frammenti di anfore danneggiate dall’attività di pesca, ben più importanti sono le numerose anfore rimaste intatte all’interno della imbarcazione romana. Lo dimostra il recupero, effettuato dal nucleo sommozzatori dei Carabinieri, di un’anfora perfettamente conservata con all’interno il carico (olio, olive in salamoia, vino, salse, miele?) ancora sigillato che, grazie alle moderne tecniche di studio e di analisi potrebbe dare utili indicazioni sulla vita quotidiana in Liguria nell’epoca Augustea.

Il tutto, è stato possibile grazie all’impiego di “Pluto“, il robot subacqueo dotato di due “mani” d’acciaio, in grado di afferrare le anfore e a trasportarle in superficie, guidato dal sonar e dal remote control di un sommozzatore dell’Arma.

L’anfora, opportunamente ripulita dalle incrostazioni e concrezioni esterne ad opera della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Liguria, è stata anche esposta a Genova, a Palazzo Ducale, nel settembre 2012, per le Giornate del patrimonio, ed ora esposta al Museo Archeologico Ligure di Pegli.

Per il recupero delle altre decine di anfore del carico della nave e delle parti superstiti dello scafo servirà un’apposita campagna di studio da parte della Soprintendenza, che porterebbe sicuramente a esiti assolutamente interessanti per una più approfondita conoscenza dei traffici marittimi lungo la cosiddetta “via imperiale del mare” la cui rotta in epoca romana collegava regolarmente le nostre coste a quelle della Gallia meridionale. Ma mancano le “palanche” perché si tratterebbe di un’operazione molto costosa.

Sarebbe il caso che, usufruendo anche degli appositi Fondi Europei e/o di quelli contemplati nel PNRR nazionale, il Comune di Varazze si facesse parte diligentemente attiva presso la Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio di Genova, per la realizzazione quanto prima di una campagna di studio e attività, che porti alla luce (e alla conoscenza di tutti) questo importante patrimonio storico-archeologico.

Nell’immaginare un domani l’arricchimento del nostro Museo del Mare, opportunamente risistemato in una nuova e più ampia sede, con i resti della nave romana, possiamo per il momento essere orgogliosi del contributo che ancora una volta Varazze ha dato alla conoscenza e alla scienza.

(Tiziano Franzi)
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Questo articolo è stato pubblicato il 18 Nov 2021 alle 22:45 ed è archiviato nelle categorie - Riscoprire il nostro passato, NEWS DA VARAZZE. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi andare in fondo e lasciare un commento. Attualmente il pinging non è permesso.

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