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Varazze, 26.02.2021. Home page
Il ritorno del “Caligo”
I marinai, soprattutto quando si navigava senza gli strumenti di oggi, lo conoscevano bene, così come i pescatori, che si trovavano improvvisamente avvolti dalla nebbia marittima, meglio conosciuta in Liguria con il nome in latino di “Caligo” in italiano caligine.
Il fenomeno, che ha allarmato parecchie persone (a Genova molte telefonate ai Vigili del Fuoco per sapere se era fumo di qualche incendio), è tipico della Liguria quando all’inizio della primavera masse d’aria tiepida sfiorano l’acqua ancora fredda e la fanno evaporare in tante piccole goccioline: una nebbia intensa e pericolosa, che ci riporta a fatti gravi successi a Varazze e dintorni negli anni ’60.
Infatti, in un’alba che si preannunciava radiosa, la Liguria fu avvolta come non mai da un pesante manto di “Caligo”. Gli abitanti delle due riviere furono svegliati da un concerto di sirene provenienti dal mare, dove alcune navi, per lo più di piccolo cabotaggio, avvertivano in questa maniera la loro presenza onde evitare possibili sgradevoli e pericolosi scontri, data la visibilità ridotta praticamente a zero.
A Varazze una bettolina si incagliò a ridosso della Punta Aspera, ci volle del bello e del buono e l’arrivo di un rimorchiatore da Savona, per rimetterla in condizioni di riprendere il mare, fortunatamente senza vittime e non molti danni.
Ma, il fatto più grave accadde nel tratto di mare tra Varazze e Arenzano, con l’improvvisa scomparsa dell’elicottero del Cap. Enrico, notissimo pilota e benemerito del soccorso in mare, con un palmares di successi ed azioni che salvarono la vita a molte persone, soprattutto nel periodo balneare. Infatti, l’elicottero del Capitano Enrico scomparve avvolto dal “Caligo” e i resti del velivolo vennero ritrovati dopo parecchio tempo sui fondali al largo di Arenzano. Nonostante la sua abilità e coraggio, la nebbia marina se lo portò via!
Ancora nel passato si ricordano casi di pescatori che persero completamente la rotta e si trovarono, dopo qualche giorno, a Cap d’Antibes.
Ecco perché il “Caligo” fa sempre paura e quando arriva genera uno stato di inquietudine, che ci riporta a meditare sulla potenza della natura e sulla fragilità umana.
Testo e immagini di Mario Traversi)