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Varazze, agg. il 13.08.2020. Home page
Conferenza di don Claudio Doglio a Varazze: “Raffaello Genio dell’Umanesimo Cristiano“
Dopo il tutto esaurito ottenuto da don Claudio Doglio lo scorso 23 luglio a Varazze, nel “Giardino delle Boschine”, con la prima conferenza su Raffaello Sanzio a tema la “Stanza della Segnatura“, giovedì 13 agosto alle ore 21:30, sempre nello stesso luogo, il parroco della locale Chiesa Collegiata di Sant’Ambrogio, ha tenuto il secondo e ultimo incontro in programma per quest’estate sul grande artista italiano, la cui opera è nota ed apprezzata in tutto il mondo, sul tema: “Raffaello Genio dell’Umanesimo Cristiano“.
Il tutto esaurito e l’attenzione posta dai presenti ha confermato, ancora una volta, le competenze e qualità conferenziali di don Claudio.
galleria fotografica della serata pubblicata su: … P.F. Città di Varazze …>>
Evento culturale organizzato dalla Citta di Varazze, nel rispetto delle regole e disposizioni emanate dalle competenti Autorità, in seguito all’emergenza epidemiologica da covid-19.
Fonte: PF città di Varazze.
Per approfondire
«”Raffaello, genio indiscusso del rinascimento maturo” – (tratto da Artesplorando …)
Raffaello Sanzio fu uno dei più importanti artisti che operarono in Italia tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, insieme ad altri grandi maestri come Michelangelo, Leonardo e Botticelli. Le sue opere, dal più piccolo ritratto ai maestosi affreschi come la Scuola di Atene, sono ammirate da turisti, critici e studiosi di tutto il mondo come capolavori di quel periodo storico-artistico noto come rinascimento.
Raffaello nacque nella splendida cornice dell’Urbino rinascimentale il 28 marzo o il 6 aprile del 1483. Il padre era Giovanni Santi, un artista già piuttosto famoso per la sua collaborazione come letterato, pittore e scenografo della sofisticata casata ducale dei Montefeltro. Il ragazzo dimostrò fin da subito una forte passione per l’arte, di certo tramandatagli dal padre e dall’ambiente che la famiglia frequentava.
A diciassette anni figurò già tra gli autori principali di un’opera artistica: la pala d’altare della chiesa di Sant’Agostino a Città del Castello, in Umbria. Si interessò presto all’opera del Perugino, che elevava a suo maestro spirituale quando dipingeva le sue prime opere.
Trasferitosi a Perugia, collaborò con il Pinturicchio e continuò ad occuparsi di dipinti a tema sacro e pale d’altare: tutte queste opere dimostrano ancora una volta la sua forte passione per tutta l’opera del Perugino. Nel 1504, dopo aver dipinto lo Sposalizio della Vergine per la cappella degli Albizzini nella chiesa di San Francesco, sempre a Città del Castello, Raffaello decise di provare a cercare fortuna a Firenze, nelle cui corti elitarie riuscì ad entrare grazie ad una raccomandazione dei Montefeltro. Vi lavorò per quattro anni, dipingendo capolavori come la serie delle Madonne.
Nel 1508 si recò a Roma, chiamato a lavorare per la corte papale di Giulio II come decoratore per le stanze private del papa nei Palazzi Vaticani e per la Stanza della Segnatura. Qui dipingerà delle opere di grandi dimensioni, come l’affresco Scuola di Atene. Mentre viveva a Roma, a Trastevere, conobbe una popolana di nome Margherita Luti: era solo la figlia di un fornaio, ma il venticinquenne Raffaello se ne innamorò ugualmente e tra i due scoppiò una passione amorosa. Nel frattempo entrò in contatto con la pittura luminosa e colorata dei maestri veneziani e questo fu un momento importante per la sua carriera, che avrebbe modificato radicalmente il suo modo di studiare e riprodurre la luce e i colori.
Raffaello non fu solo un grande pittore, ma si occupò ugualmente di architettura, con risultati altrettanto buoni: nel 1515 venne nominato primo architetto papale da Leone X. Secondo gli stilemi del Rinascimento, Raffaello si occupò anche dell’organizzazione e della supervisione dei cantieri per Roma antica e moderna, cercando di restituire agli edifici capitolini il loro aspetto originario e di studiare la pianta della città imperiale. Purtroppo Raffaello morì improvvisamente il Venerdì Santo del 6 aprile 1520. Quel giorno, secondo i testimoni, il cielo si fece scuro e un piccolo terremoto crepò una parete dei Palazzi Vaticani, quasi a voler sottolineare l’importanza tanto terrena quanto divina del maestro appena scomparso …» … Continua su: … Artesplorando … >>)
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