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18 Febbraio 2019

Presentato a Varazze il libro di Anna Ravazzi – La mia Campagna di Russia –

PonentevazzinoNews
Varazze, 18.02.2019.                                 Home page

Presentato a Varazze il libro di Anna Ravazzi – La mia Campagna di Russia –

Nel pomeriggio di sabato 16 febbraio 2019 a Varazze, nella Civica Biblioteca “E. Montale“, la Prof.ssa Anna Ravazzi di Cogoleto, insegnante e studiosa della lingua tedesca, introdotta dall’Assessore alla Cultura Mariangela Calcagno, di fronte a un folto ed interessato pubblico, ha presentato il suo libro “La mia Campagna di Russia“, Marco Sabatelli Editore, tratto dalla “piccola agendina rossa” scritta dal padre Edilio, “allora un tenentino non ancora 23-enne, che da luglio 1942 ad aprile 1943, prese parte alla Campagna di Russia“.

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Questo non è un film a trama che volendo si può abbellire, questo è un documentario. Perciò non dipinge, ma fotografa. Persino le emozioni.

All’evento, organizzato dall’Associazione Culturale “U Campanin Russu“, per l’occasione rappresentata da Mario Traversi, G.B. Giusto e Roby Ciarlo, sono intervenuti i rappresentanti delle locali Associazioni d’Arma e Culturali: Emilio Patrone, presidente della sezione ANA di Savona, il C.L.C. Stefano Giacobbe per l’ANMI Varazze, il Tenente Leandro Cappiello per l’Associazione Bersaglieri di Genova e Varazze, Michele Zanni presidente dell’Associazione Nazionale Carabinieri sezione di Varazze, Giacinto Arri per l’Associazione Culturale e Confraternita San Donato, la Prof.ssa Elsa Roncallo presidente del Centro Studi Jacopo da Varagine, Lorenzo Bolla presidente dell’Associazione Amici del Museo del Mare, Giovanni Laviosa segretario dell’Arciconfraternita di San Giuseppe e SS. Trinità, Luigi Spiota e Antonio Danaidi per l’UNITRE di Varazze, Corrado Cacciaguerra e Angelino Vaghi, con relative consorti, per l’Associazione Artisti Varazzesi, Fausto Naso per l’Associazione Culturale Varaggio Art e tante altre persone provenienti anche da fuori città.

Una qualificata platea che non ha mancato di complimentarsi con l’autrice, per il lavoro di ricerca, analisi e trascrizione svolto: l’omaggio di una figlia che vuole mantenere vivo il ricordo del Padre, raccontando e divulgando un’esperienza unica e irripetibile, vissuta e scritta giorno dopo giorno (quando possibile), per non dimenticare. Un lavoro che certamente contribuirà a fare meglio conoscere, soprattutto alle generazioni future, gli orrori della guerra e le vicissitudini del rovinoso ripiegamento dei soldati italiani dalla linea del Don, dove fino ad allora vittoriosi si erano attestati, in attesa della primavera per poter sferrare l’attacco decisivo. Ma, i russi, in questo esperti e preparati (la storia insegna, se la si conosce), avevano in serbo un diverso, incisivo e micidiale progetto.

Nel corso dell’apprezzato e coinvolgente incontro con i lettori varazzini e non solo, l’autrice si è avvalsa della collaborazione di:
G.B. Giusto, che ha curato la videoproiezione delle immagini a corredo della pubblicazione;
Mario Traversi, giornalista, storico e poeta varazzino, che ha parlato della battaglia di Nikolajevka e dell’eroismo degli Alpini della Tridentina, mostrando il diario scritto dal varazzino Eugenio Pezzato, in forza nella divisione Cuneense insieme all’alpicellino Vallerga … (Intervento integrale a piè di news …);
Stefano Giacobbe, Comandante di Lungo Corso, scrittore e socio del locale Gruppo ANMI, ha invece posto in evidenza l’immane sacrificio di tanti giovani costretti, loro malgrado, a subire le conseguenze di una rovinosa impresa, superficialmente analizzata prima e malamente gestita dopo.
Giovani che non possiamo dimenticare:
Questa non è solo la storia del giovane Ing. Ravazzi, ma di tutti noi, e va ricordata“, conclude infine il Comandante Giacobbe … (Intervento integrale a piè di news …).

L’operazione “Barbarossa“, l’invasione della Russia, decisa da Adolf Hitler il 21 giugno del 1941 (“giorno del solstizio d’estate, una data epica della mitologia celtica, oggetto della nota saga di opere di Wagner, di cui il Führer era fanatico cultore“), ed intrapresa il giorno dopo con l’offensiva generale della Wehrmacht, che inizialmente travolge le forze armate sovietiche, le quali subiscono enormi perdite e devono battere in ritirata. Mussolini, sebbene non consultato dall’alleato, non vuole restare a guardare e invia sul fronte russo un corpo di spedizione composto da tre divisioni, denominato Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSIR), ansioso di partecipare alla divisione del bottino di guerra con i tedeschi.

Mai decisione fu così nefasta per tanti giovani italiani “precettati” per questa missione impossibile, per i più di solo andata, dispersi nel freddo gelido della Russia che, incautamente, si pensava di poter rapidamente invadere, anche se mal equipaggiati e con scarpe più adatte al clima del nostro “Bel Paese“, che alla neve, ghiaccio, fango e gelo, che li ha attesi ed infine inesorabilmente accolti, avvolgendoli con un mantello di sofferenza e morte.

A proposito di scarpe e piedi gelati, un’insegnate della Scuola Primaria, ora in pensione, intervenuta alla presentazione del libro, ha voluto condividere con noi una sua significativa esperienza, vissuta anni addietro. Eccola:

[Durante l’intervento in classe di un reduce di Russia ultranovantenne il quale, interrotto da un bambino, mentre stava parlando di scarpe inadeguate e piedi gelati, con la seguente domanda: “ma non avevate le calze termiche e la pomata protettiva, come quella che la mamma mi mette ogni volta che papà mi porta a sciare in montagna?”, ha così risposto:
«Ti ringrazio di avermi posto questa domanda, mi consente di meglio chiarire il perché oggi io sono qui con Voi. Ed ecco la mia risposta,… mi raccomando, fate tutti attenzione così potete poi raccontarlo agli alunni delle altre classi:
Non solo all’epoca non avevamo le calze termiche e la pomata protettiva, roba dei giorni nostri, ma anche le divise e tutti gli altri indumenti erano inadeguati al luogo. Inoltre, il cibo scarseggiava e lo stomaco era spesso vuoto. Si mangiava quando, dove e come si poteva. In fuga ed inseguiti, avevamo paura di soffrire, di essere fatti prigionieri o morire, come ogni giorno capitava a qualcuno di noi, compagni di sventura.
Si, avevo paura! Non mi vergogno di ammetterlo ora qui di fronte a Voi, il futuro della nostra Comunità. Sarete Voi un domani chiamati a decidere o ad accettare che tutto ciò possa nuovamente verificarsi. Pertanto, è bene sappiate che la guerra è un atto inumano, da denunciare e condannare sempre.
E tenete bene a mente che il dialogo e gli scambi commerciali tra i paesi, gli stati e i continenti è un formidabile antidoto ai conflitti – dove non transitano le merci, passano gli eserciti – si dice, ma non si tiene poi a mente. – Guerra … niet, Pace … da. – Con queste toccanti parole tante famiglie russe, durante la ritirata, ci hanno accolto nelle loro case e diviso con noi il poco cibo che avevano. Una lezione di cristiana umanità che non potrò mai dimenticare.
Termina qui il mio racconto, miei cari piccoli, anche se vorrei continuare ad assaporare ancora a lungo questo vostro silenzio e momento di attenta partecipazione. Sono orgoglioso di Voi; siete stati bravi; mi avete dimostrato che questa mattina ho messo bene a frutto il poco tempo che ancora mi rimane da vivere. Grazie. Crescete sani, forti e giudiziosi”.»
– Gli applausi ed abbracci che sono seguiti, non hanno commosso solo l’anziano e ancora vispo reduce, ma l’intera classe, insegnante compresa.]

L’offensiva sovietica, strategicamente iniziata il 16 dicembre del 1942, costrinse le truppe italiane a ripiegare e, a partire da gennaio 1943, ad una rapida e rovinosa ritirata, ben presto trasformatasi in una vera e propria fuga, senza adeguato supporto difensivo, senza cibo e con vestiti non adatti al gelido freddo polare russo.

I reduci di questa tragedia immane, così duramente colpiti nel corpo e nella mente, con un marcato senso di ribellione represso nel più profondo dell’anima, in maggioranza hanno cercato di dimenticare, parlando poco degli orrori vissuti in terra straniera, per un assurdo progetto di supremazia, partorito da menti insane ed eseguito da popoli sottomessi, costretti e per lo più inconsapevoli.

Edilio Ravazzi, il papà di Anna, l’autrice del libro, ha preso nota nella sua agendina “della crudezza ed orrore di quella che avrebbe dovuto essere una Blitzkrieg (guerra lampo) e che invece si protrasse durante ed oltre il terribile inverno russo, facendo sentire inutile e inadeguata ogni parola superflua.

«Immerso in una tragedia immane quale fu la Campagna di Russia, – scrive Anna Ravazzi – con la sua drammatica e rovinosa ritirata, un tenentino non ancora 23-enne, che dopo un paio di anni sarebbe diventato mio padre, prese annotazioni come poté sulla sua piccola agenda rossa. Mio padre fa per così dire il … cronista di se stesso, in modo coerente nonostante una certa discontinuità temporale della sua agendina, la cui copertina – fotografata ed ingrandita – fa anche da copertina a questo stesso libretto.
Molto spesso, quando l’orrore era troppo grande, la spaventosa ed incalzante entità degli eventi era tale da non consentirgli né fisicamente né spiritualmente di fissare sulla carta le pur sconvolgenti emozioni e sensazioni provate di paura, desolazione e scoramento, che erano diventate la più fedele compagnia. Stringatezza e una certa discontinuità nella registrazione dunque, ma credo che proprio queste due caratteristiche non possano disgiungersi da una terza, racchiusa nelle precedenti, che è poi la qualità più importante: l’immediatezza, la spontaneità, quasi un film girato in presa diretta.»

Sul tavolo, di fronte alla Ravazzi e agli altri relatori, sono stati posti alcuni degli oggetti che Idilio, il proprietario dell’agendina, ora un libro ad opera dell’amorevole figlia, ha conservato con particolare cura, per poi consegnarli a colei che, come gli intervenuti alla presentazione hanno potuto constatare, ne ha fatto il miglior uso possibile: un’emozionante omaggio al padre, mancato al suo affetto nel 2010.

Il contenuto del libro, testo e fotografie, che ha come copertina l’immagine opportunamente ingrandita di quella dell’ormai famosa “agendina rossa“, ha emozionato e convinto gli intervenuti alla presentazione nella civica Biblioteca “E. Montale” i quali, unanimemente, hanno chiesto all’Assessore alla Cultura, Mariangela Calcagno, di organizzare la divulgazione del contenuto tra gli alunni e studenti delle scuole di Varazze.

L’evento è stato ripreso da Giuseppe Bruzzone, per la locale emittente Televarazze, che manderà in onda quanto prima la registrazione. Inoltre, la redazione ha invitato Anna Ravazzi e gli altri relatori e rappresentanti delle Associazioni d’Arma e Culturali, prima citati, a partecipare come ospiti della trasmissione “Incontri“, in onda in diretta alle ore 20:00 di mercoledì 6 marzo 2019, condotta da Piero Spotorno.

Intervento integrale di Mario Traversi:

«Nel corso della presentazione Mario Traversi, anche a nome dell’associazione U Campanin Russu, promotrice con il comune di Varazze, dell’evento, ha ricordato la battaglia di Nikolajevka e l’eroismo degli Alpini della Tridentina che guidarono l’attacco per rompere l’assedio russo e portare in salvo buona parte dei resti dell’ARMIR, mostrando il diario scritto dal varazzino Eugenio Pezzato, facente parte della divisione Cuneense, che si trovava, con l’alpicellino Vallerga, nel cuore di quella battaglia. Traversi ne ha illustrato alcuni passi, evidenziando quanta sofferenza hanno patito i nostri soldati nella ritirata del Don, monito per le generazioni attuali e future, da inserire, se possibile, nell’insegnamento della scuola dell’obbligo, affinché certe tragedie non abbiano a ripetersi.»

Intervento integrale del C.L.C. Stefano Giacobbe:

«Ho avuto modo di conoscere la prof.ssa Anna Ravazzi un paio di settimane fa, in occasione dell’inaugurazione della mostra collettiva di inizio anno del Gruppo Artisti Varazzesi, tenutasi nella “Gallery Malocello” di Varazze
Lo scorso 28 gennaio, dove ha brevemente parlato del contenuto del libro e invitando quanti interessati alla presentazione odierna, in questa bellissima e accogliente Biblioteca.
Ma dopo un così chiaro, toccante e coinvolgente racconto di vita vissuta dal genitore, ci sarebbe da rimane in un religioso silenzio.
Ma un breve accenno storico sulla nostra gioventù coinvolta, suo malgrado, in un così sanguinoso evento, è doveroso farlo.
Alpini di Cairo Montenotte, cugini di mia moglie da parte materna, sono stati travolti in questo caos mondiale. Parlo di:
– Gino Prato, morto per aver ingerito troppo cibo dopo una lunga astinenza nel campo di prigionia russo;
– Pietro Genta, tornato con le gambe amputate all’altezza dell’inguine, congelate dopo lunga permanenza nella neve.
– Carlo Prato, ripescato nelle acque del canale di Otranto dal Cacciatorpediniere “Antonio Mosto”, al comando del Capitano Gerolamo Delfino di Varazze, dopo essere caduto in mare dalla nave trasporto truppe “Galilea”, silurata da sommergibile britannico “Proteus” il 28 Marzo 1942 con 995 morti e 319 superstiti.
Questo apocalittico evento storico, iniziato con l’Operazione Barbarossa il 22 giugno 1941 – Finito con l’operazione Piccolo Saturno prima e definitivamente con l’Operazione Urano il 17 gennaio 1943, con il totale scardinamento del fronte dell’Asse.
L’ottava Armata fu distrutta. Tanti gli atti e comportamenti eroici compiuti collettivamente e singolarmente in più riprese ed occasioni dalle nostre truppe ancorché in ritirata. Uno dei pochi reduci, con il quale ho avuto il piacere e l’onore di confrontarmi sull’argomento, mi ha confidato: “non scoderò mai l’eroico comportamento delle divisioni alpini Cosseria, Ravenna e Pasubio.”
A fine Campagna di Russia, tra morti e dispersi le perdite sono di oltre 90 mila uomini, che non possiamo dimenticare:
Questa non è solo la storia del giovane Ing. Ravazzi, ma di tutti noi, e va ricordata“.»

A conclusione di questo breve resoconto di un evento che ha interessato, coinvolto ed emozionato i partecipanti, riteniamo utile all’approfondimento e alla discussione che ne seguirà, riportare alcuni passaggi dell’articolo intitolato “I reduci portavano nel cuore quella tragedia immane“, scritto da Andreina Garioni e pubblicato venerdì 2 novembre 2018 su “Il Cittadino“, quotidiano del Lodigiano, in occasione del centenario della Grande guerra. Parole e concetti da chi scrive letti, apprezzati e condivisi allora, ritornati alla mente oggi, nel corso di questa interessante e coinvolgente presentazione:

«Scrivere oggi, ma anche semplicemente fermarsi a riflettere, ripensare a questo periodo significa dare forza alla memoria, non lasciar cadere nell’oblio o nell’indifferenza il sacrificio dei nostri nonni, dei nostri cari. Significa non disperdere il dolore di quanti dal conflitto sono stati toccati o travolti. Il silenzio, la preghiera, il raccoglimento sono un dovere di ciascun italiano, un tributo imprescindibile. In questo giorno di grande impatto emotivo sul nostro Paese anche il più umile soldato non può essere dimenticato. Deve rimanere nel cuore di ciascuno, anche e soprattutto dei più giovani, come monito per il domani.» – (Articolo integrale … >>)

Gli autori

«Edilio Ravazzi, nato a Genova nel 1920, pagò un prezzo pesante agli obblighi militari, dapprima col servizio di leva e successivamente durante il conflitto nella zona di guerra. È perciò solo con grande determinazione e sacrificio che riuscì poi a conciliare i gravosi impegni di famiglia, lavoro e studio, conseguendo la Laurea in Ingegneria. Nel tempo libero la pesca in barca e le serate allietate con la sua fisarmonica. Perduta prematuramente l’amatissima moglie Rita, continuò a vivere a Cogoleto, dove si spense nel 2010.»

«Anna Ravazzi, genovese, è nata nel 1945. Dopo la Maturità Classica ha conseguito la Laurea in Lingue, specializzandosi nella Lingua e Letteratura Tedesca, che ha insegnato per anni nelle Scuole Superiori.
Autrice di racconti e poesie e traduttrice di testi teatrali, letterari e musicali, ha frequentato corsi di recitazione e di pittura, ama la musica, l’arte, il mare e viaggiare. Vive a Cogoleto (GE). »

Marco Sabatelli Editore Srl.

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