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30 Gennaio 2017

Varazze. Festa di Don Bosco con Mons. “Gero”, il nuovo Vescovo di Savona-Noli

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Varazze, 30.01.2017.                           Home page

Festa di Don Bosco con Mons. “Gero”, il nuovo Vescovo di Savona-Noli

Domenica 29 gennaio Mons. Calogero Marino, nonostante i suoi molteplici impegni del particolare momento, ha fatto ufficialmente il suo ingresso a Varazze, nella chiesa Collegiata di Sant’Ambrogio, per officiare la S. Messa Solenne insieme al ns. parroco don Claudio Doglio in occasione della festa di Don Bosco.

Un importante appuntamento che non ha voluto perdere, la nostra nuova guida Episcopale, accolto in un abbraccio fraterno da una folla di fedeli, da tutta la Famiglia Salesiana, dai rappresentanti delle Confraternite cittadine, dal Sindaco Avv. Alessandro Bozzano, dagli Assessori Mariangela Calcagno, Laura Manna, Luigi Pierfederici, dalla Consigliera Giovanna Olivieri, dal Comandante della Polizia Municipale e dal Comandante dell’Ufficio Locale della Capitaneria di Porto.

L’animazione è stata curata della Banda Cardinal Cagliero, del coro Chicchi di Riso, dai Gruppi Scout e dall’ACR giovanile.

Mons. “Gero” ha prontamente e con entusiasmo colto l’invito rivoltogli dai responsabili dell’Oratorio Salesiano: “insieme coloriamo la nostra vita e … il Cielo … ha aggiunto”.

«Coloriamo la vita, la tua vita, quella che neanche il pittore più bravo potrebbe fare come puoi fare tu. Scegli i colori (il rosso è amore, l’arancione è impegno, il giallo è gioia, il verde è speranza, il blu è pace, l’indaco è umiltà, il viola è fede), miscelali tra loro per crearne altri e poi mettili dove la tua vita è più grigia. Prendi in mano il pennello e creare il tuo meraviglioso arcobaleno.»

Di questo primo incontro ne parleremo ancora, ora ci limitiamo a dare un caloroso benvenuto a Mons. Marino che, già fin da ora, con il suo sorriso e paterna comprensione si è conquistato un posto nel ns. cuore, al fianco di quello da tempo riservato a Mons. Vittorio Lupi.

Grazie di essere venuto a Varazze, a così pochi giorni dal suo insediamento nella Diocesi di Savona-Noli, delle sue affettuose parole e della sua gentile e paziente disponibilità che, unita a quella per noi già nota del parroco don Claudio Doglio, ha illuminato e reso ancora più coinvolgente una festa che in questa città da sempre è molto sentita e partecipata.

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Alcuni passaggi dell’omelia di Mons, Gero:
«Ringrazio don Claudio e chi mi ha invitato, e mi piace dire subito che sono molto contento di essere qui, anche perché vedo tantissima gente, tantissimi ragazzi, bambini e questo è molto bello. Poi sono contento di essere qui in particolare in questa quarta domenica di quello che la Chiesa chiama il tempo ordinario in cui, di settimana in settimana, la bella notizia di Gesù viene come spezzata perché diventi vita per il nostro cammino. Contento di questa quarta domenica perché i testi, se li avete ascoltati con attenzione, sono talmente belli quasi da toglierci il fiato. Avete ascoltato come finisce il vangelo secondo Matteo: “Rallegratevi ed esultate”. È come se lo dicesse due volte: gioite, gioite, siate felici.»

Il nostro impegno: “Ritrovare la via della gioia quando l’abbiamo smarrita.”
«Qual è la via della gioia? Questo infatti è il vero nostro problema: come essere felici, qual è la via della gioia. Viviamo, dicono gli studiosi, il tempo delle passioni tristi e qualche volta anche noi siamo un po’ risentiti, un po’ delusi, un po’ depressi, un po’ stanchi e allora ci sembra di smarrire questa via. Ritrovare la via della gioia deve essere il nostro impegno, il nostro desiderio.»

“Chi sono i poveri in spirito? Cosa vuol dire essere poveri in spirito?”
«Questo tema della gioia è espresso anche con quella parola che abbiamo prima ripetuto e poi – otto, nove volte – ridetta nel vangelo: “Beati i poveri in spirito, beati i miti, beati i puri di cuore, beati i misericordiosi”. “Beati” vuol dire proprio questo: felici, ritrovare la via della gioia … . Ma di queste beatitudini la prima è come il cardine; sono tutte bellissime, ma non hanno, come dire, tutte la stessa importanza. Dalla seconda in giù è come una spiegazione della prima: “Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli”, felici i poveri in spirito.»

Imparare a confidare nel Signore.
«I poveri in spirito sono quelli che confidano nel Signore. La via della gioia è imparare a confidare nel Signore. Potrei quasi già finire qui; questo è il cuore di quello che volevo dirvi. I beati e felici sono quelli che confidano nel Signore; allora si tratta di imparare a confidare nel Signore.»

Confidare nel Signore vuol dire mettersi nelle sue mani.
«Permettetemi una piccola confidenza. Forse è anche per questo, senza pensarci, che ho scelto come motto “in manus tuas”, nelle tue mani, perché confidare nel Signore vuol dire mettersi nelle sue mani.
E’ la prima volta – non ero mai stato a Varazze e quindi neanche in questa chiesa bellissima – sono contento di essere qui e ci ritornerò, però vi chiedo fin d’ora di pregare per me, perché io impari a confidare nel Signore, perché davvero sappia mettere la mia vita nelle sue mani.
È facile dirlo, poi ci sono dei momenti in cui la vita la vuoi trattenere nelle tue mani, cerchi di salvarla trattenendola e invece poi, trattenendola, finisci per perderla, per metterla nelle mani di un altro. “Metterci nelle mani di Dio” vuol dire confidare in lui, avere confidenza, perché Dio non è lontano, inaccessibile, magari addirittura del quale avere paura o difenderci. Proprio no! Gesù è venuto a liberarci dalla paura di Dio che è il frutto peggiore del peccato originale. Allora posso avere confidenza con il Signore, quella confidenza – lo sapete benissimo, in particolare voi bambini piccoli – che si fa preghiera. Tra poco diremo “Padre nostro”, Padre, Abbà, che è come dire babbo, mamma; questo significa che tutti possiamo confidare in lui, avere fiducia, non avere paura.»

Mettere la nostra vita nelle mani di colui che non ci tradisce.
«… quando nella malattia, nella povertà o anche nella sconfitta confidiamo nel Signore, ritroviamo la via della gioia perché comprendiamo che la nostra vita è nelle mani di un altro, è nelle mani del più grande, è nelle mani di colui che non ci tradisce.
… Allora capite le altre beatitudini, beati perfino quelli che sono nel pianto; certo piangono perché la vita qualche volta li schiaccia, ma confidando nel Signore, sanno di non essere mai traditi, perché questa è la cosa bella, bambini, che voglio che voi ricordiate sempre, il Signore non ci tradisce, ci vuol bene e ci tiene sul palmo della sua mano. Quando so questo allora faccio esperienza di quella gioia che non mi può essere tolta. Allora vedete che la via della gioia, la via della confidenza, Gesù la può insegnare a noi, perché lui innanzi tutto l’ha vissuta. È lui l’uomo delle beatitudini, non noi; è lui l’uomo del pieno abbandono, non noi; è lui l’uomo che confida. Io voglio, desidero, vogliamo confidare, ma non ce la facciamo. Lui sulla croce ha detto: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Ecco, vedete, questa è la via della gioia, questo è quello che ci propone il vangelo.»

Fare l’esperienza del pieno abbandono.
«Non voglio farla lunga, vi cito soltanto però un versetto che mi è molto caro della Lettera agli Ebrei che non abbiamo ascoltato oggi, ma che in qualche modo ci aiuta ad approfondire per un attimo la riflessione. Il testo della Lettera agli Ebrei dice che Gesù “per il pieno abbandono fu esaudito”. È bella questa nuova traduzione, più precisa, più fedele al testo greco della prima: il pieno abbandono. Ecco che cos’è la confidenza, ecco che cosa vuol dire metterci nelle mani di Dio: vuol dire fare l’esperienza del pieno abbandono.»

La Provvidenza ha aiutato il santo dei giovani.
«San Giovanni Bosco lo proponeva ai suoi ragazzi; oggi fate voi esperienza nell’oratorio, tra gli scout, ma ne facciamo esperienza anche noi adulti: il pieno abbandono, metterci nelle mani di Dio. Don Bosco diceva: la provvidenza. Quando raccoglieva i ragazzi più perduti, i ragazzi che oggi diremmo di strada, sapeva che anche per loro c’era un destino buono. Anche i rifugiati, anche quelli che non trovano lavoro, anche loro infatti sono nelle mani di Dio. Anche per loro c’è un destino buono che noi qualche volta non riusciamo a capire fino in fondo, ma che certo dobbiamo guardare secondo l’orizzonte grande, quello del regno che non è semplicemente una realtà futura, ma è una realtà presente: il regno di Dio che con il suo amore è re, amico, sposo, Signore della nostra vita.

Ecco, io ho finito, spero di essere riuscito a seguire il filo che mi pare possa legare i testi di oggi: il pieno abbandono, la confidenza. Preghiamo gli uni per gli altri per diventare, già in questa Eucaristia, capaci della preghiera che adesso vivremo durante la celebrazione.»

Ed ecco il testo integrale dei ringraziamenti fatti dai responsabili dell’Oratorio a quanti hanno collaborato all’organizzazione della settimana di ricordo e festeggiamenti in onore di don Bosco:

«Il primo ringraziamento è per don Bosco; è stato un dono per tutta la chiesa e per la nostra città. Chissà come sarebbe stata Varazze senza la presenza dei salesiani.
Ringraziamo Mons. “Gero“che nonostante gli impegni di questi giorni è presente fra di noi; il nostro parroco don Claudio che dimostra sempre attenzione verso l’oratorio; i sacerdoti e religiosi della città per la loro vicinanza; tutte le realtà civili e militari che ancora oggi come ieri riconoscono il ruolo educativo dell’oratorio; come tradizione per ultimi, essendo parte integrante della famiglia, un grande grazie alla comunità di Genova Sampierdarena, sempre vicina e pronta nel sostenere il nostro cammino e nel dimostrare che i salesiani sono qui oggi come ieri; la Banda Musicale Cardinal Cagliero e le Confraternite, presenti oggi e che interverranno anche nei prossimi giorni per il triduo; le commissioni che tanto si impegnano per il bene dell’oratorio.
Papa Francesco parlando ai giovani ha detto: “Un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi, alla vostra voglia di cambiamento e alla vostra generosità“. Ci ha dato l’esortazione “Amoris Laetizia” sull’amore nella famiglia, e ci sarà il sinodo sui giovani nel 2018. Insomma, abbiamo tutte le carte in regola per essere protagonisti del nostro futuro. Casa che accoglie caratterizzata da uno spirito di famiglia, chiesa che educa all’Amore, scuola che avvia alla vita e cortile per incontrarsi tra amici. Questo siamo noi, questo è l’oratorio, che non è un luogo ma sono persone, sono volti che si guardano, si difendono, si aiutano, soprattutto nelle difficoltà, persone che sbagliano ma che chiedono scusa, che dicono permesso e ringraziano, per ripartire dall’esperienze del nostro fondatore.
Nei precedenti anni abbiamo detto di essere tutti una matita per colorare il nostro futuro, ecco Mons. “Gero”, desideriamo che anche lei, come primo pastore del nostro oratorio, possa colorare con noi questa storia, che a Varazze dura da 145 anni per continuare a dare una speranza ai giovani che rappresentano il nostro presente e anche il nostro futuro.
Lo stesso Papa Francesco  ci esorta dicendo: “il vostro carisma è di un’attualità grandissima. Guardate le strade, guardate i ragazzi e fate decisioni rischiose. Non abbiate paura. Fate come ha fatto don Bosco.” Concludiamo ricordando che lei, Monsignor “Gero“, ha cominciato il suo cammino di Vescovo incontrando i poveri, cercando di dare un sollievo ai malati e parlando ai giovani; ha affidato il suo ministero a Maria, come don Bosco, il quale diceva “Prendete cura speciale degli ammalati, dei fanciulli, dei vecchi e dei poveri e guadagnerete la benedizione di Dio e la benevolenza degli uomini.”
Monsignore, il nostro cammino insieme per ritrovare la via della Gioia è cominciato, confidando nel Signore.»

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