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Varazze, 28.01.2016. Home page
Si conclude il 31 Gennaio a Savona “Incontri“, la mostra personale dell’artista Oreste Edgardo Rossi
La mostra personale dell’artista Oreste Edgardo Rossi “Incontri“, inaugurata sabato 9 gennaio 2016 alle ore 16.30 a Savona presso Atelier Gulli, C.so Italia 201r, si concluderà domenica 31 Gennaio.
Orario Galleria: dalle ore 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30, chiuso il lunedì mattina.
Signore e signori visitatori, godiamoci l’occasione!
Non è frequente incontrare Oreste Rossi. Gli appuntamenti con la sua opera sono sempre molto ponderati, motivati, anche un poco “sofferti” perché la sua persona schiva non ama gettarsi superficialmente tra il pubblico, proprio per il grande rispetto verso quel pubblico con il quale, è un dato di fatto, le sue pagine pittoriche e grafiche riescono a stabilire un sincero rapporto di confidenza.
Il punto di forza di Oreste Edgardo Rossi è “lo stile Rossi” netto, persuasivo. Inconfondibile. La sua facilità d’espressione è sostanziata da una applicazione continua e concentrata, mai inquinata da atteggiamenti volubili o da imprese superficiali. E’ chiaro che disegnare diventa per Oreste E. Rossi il modo di stabilire un dialogo intenso e articolato con ciò che osserva, per immettere dentro una forma racchiusa nei segni l’estensione della sua capacità percettiva. Intuire, percepire, afferrare, assorbire, ridefinire prima di disegnare: è il talento di Oreste Rossi. Certamente un talento naturale che occorre possedere, per poterlo affinare anche in piena autonomia, da autodidatta.
Inizialmente a guidare la mano di Oreste Rossi è stato l’istinto, la pura gioia di disegnare che diventerà, stagione dopo stagione, sapienza del segno. Senza mai affievolire la freschezza dell’entusiasmo. Gli oggetti, i volti, le figure hanno, nella potenza della linea, un comune denominatore che l’artista applica anche ad un altro campo d’indagine: la composizione.
Le composizioni di Oreste E. Rossi sono un mistero di incontri casuali che originano perfetti rapporti tra volumi, dove l’artista mette in campo il catalogo della sua memoria, sicché, in primo piano sul quadro ci può stare una scarpa, ma non una qualunque, proprio quella “scarpaccia” da contadino presa dall’album della sua infanzia vissuta nel paese di Cartosio.
Così come si può intravedere un gancio salvato dalle macerie dell’Ilva di Savona dove l’autore ha lavorato con le mansioni di disegnatore meccanico. Il punto di partenza è sempre la percezione di luci e ombre, l’intercettazione di pieni e vuoti che porta l’artista ad assemblare dentro l’ossimoro di “caos ordinato” oggetti, figure, elementi naturalistici. Nella visione dell’insieme, il bizzarro, talvolta caotico, accostamento di forme non risulta affatto concitato, ma si deposita sulla superficie della tela con sapiente equilibrio. Significa che l’artista governa lo spazio della tela con lucidità. Imprime all’opera la sua regia. Arriva a formulare, collegando dettagli, una struttura narrativa che non si impone contenuti predefiniti, ma li trova nel suo divenire. Si tratta di composizioni che non richiedono una lettura: vanno esplorate.
L’artista mette alla prova l’occhio di chi si trova davanti al quadro perché lo sguardo del pubblico non può limitarsi a scorrere l’opera, deve entrare dentro la composizione, catturare i suggerimenti, seguire le tracce, gli indizi per intuire una trama. E lasciarsi cogliere dal fascino di un racconto in flashback. (Maria Teresa Castellana scrittore d’arte)
Fonte: Gulli Atelier
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