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Varazze, 22.04.2015. Home page
Morto ieri Riccardo Filippi, storico gregario di Coppi che ha soggiornato spesso a Varazze
Morto ieri Riccardo Filippi, uno degli ultimissimi gregari storici di Coppi, a Varazze era per aver soggiornato spesso nella nostra città in occasione degli allenamenti della Bianchi.
Nato a Ivrea il 25.01.1931. Proveniente dal vivaio di Cavanna alla SIOF crebbe accanto ad atleti del calibro di Favero, Gismondi, Landi e tanti altri che riuscivano a dominare nelle maggiori competizioni dilettanti. Centrò la giornata di gloria a Lugano quando raggiunse e batté Nencini nel Campionato mondiale dilettanti di ciclismo su strada il 29 agosto 1953, ma poi non riuscì più ad emergere come i suoi numerosi sostenitori e gli esperti pensavano. Tuttavia corse con l’«Airone» nel trofeo Baracchi, da Bergamo a Milano. I due stravinsero, con una media record.
Il successo venne ripetuto nei due anni successivi, 1954 e 1955. La «Bianchi» gli fece correre il Giro d’Italia e molte classiche con risultati modesti. Ricordando gli anni con il Campionissimo era solito dire «Fausto era un grande, fuori di discussione ed era anche un generoso, ma nella squadra c’erano limiti ben precisi oltre i quali non si poteva andare. Ripensandoci adesso, a tanti anni di distanza, dico che è stato un errore per me. Tutti mi dicevano di stare calmo, che ero giovane, che sarebbe venuto il mio tempo. Invece il tempo trascorreva veloce ed io ero sempre a fare il gregario,come ad esempio nella Milano Sanremo del 1954 quando, mentre ero in fuga, Coppi mi fece fermare per aspettarlo. Altri miei colleghi, Nencini, ad esempio, un generoso, un vero combattente, andati in altre squadre meno titolate, ma dove godevano di maggiori libertà, hanno potuto esprimersi al meglio ed ottenere vittorie importanti che a me purtroppo sono mancate».
Nel 1956 Filippi lasciò la Bianchi per approdare alla «Condor» e trovare l’anno successivo un ingaggio alla «Ignis» come capitano. Ma neppure quell’anno colse risultati importanti.
Emigrò allora alla «Carpano» poi alla «Ghigi», quindi alla «Tricofilina-Coppi», infine alla «Gazzola». I risultati non arrivavano. «A ventinove anni capii che il ciclismo non faceva più per me. Troppi sacrifici e risultati modesti. Mi ero sposato, mia moglie attendeva un figlio, dovevo pensare all’avvenire. Trovai un impiego alla Olivetti e lì rimasi fino alla pensione.
Dopo la morte della moglie Riccardo viveva solo nella casa di Lessolo circondato da tanti ricordi, fotografie, ed anche dall’affetto di tanti tifosi che non si sono dimenticati di lui. E anche noi lo ricordiamo nei nostri cuori. (Carlo Delfino)
Da /www.gazzetta.it / Ciao Filippi, Angelo di Coppi: iridato a Lugano ‘53 nei dilettanti. Un giorno prima >>