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Varazze, 15.04.2014. Home page
Icone in Mostra a Palazzo Beato Jacopo. Conoscere attraverso lo sguardo
Mercoledì 16 aprile alle ore 17.00, presso la sala espositiva di Palazzo Beato Jacopo, Mariangela Calcagno, Consigliere con delega alla cultura, inaugurerà l’esposizione di Icone presentate da don Claudio Doglio, Parroco di Sant’Ambrogio in Varazze: “Conoscere attraverso lo sguardo. Guardare le Icone per conoscere Cristo”.
La mostra resterà aperta fino al 21 aprile, visitabile dalle 10 alle 12 e dalle 15.30 alle 18.30. Visite guidate sabato e domenica alle ore 16.
Che cos’è un’icona.
«Vogliamo vedere Gesù» (Gv 12,21). Questa richiesta è rivolta ai discepoli di Gesù da alcuni greci che si erano recati in pellegrinaggio a Gerusalemme. Il loro desiderio non viene esaudito al momento, ma sarà la testimonianza apostolica a far vedere Gesù attraverso la fede.
Insieme alla predicazione con le parole, la Chiesa delle origini ha pure creato il genere artistico dell’icona proprio per “far vedere Gesù”. Egli è stato definito l’immagine del Dio invisibile: in greco il termine immagine è “Icona”. Gesù quindi è l’icona dell’invisibile: chi vede lui vede il Padre e comprende in profondità il mistero di Dio. L’arte sacra delle icone è nata nella liturgia della Chiesa per contribuire alla celebrazione dei misteri divini e favorire la preghiera dei fedeli. L’enorme produzione di icone, sia in Oriente che in Occidente, dai primi secoli fino ad oggi, ha generato un’autentica “teologia della Bellezza” che ci fa conoscere, attraverso lo sguardo, la storia della salvezza.
L’intento di questa mostra.
Questa mostra ha perciò l’intento di far vedere Gesù e di aiutare a conoscerlo attraverso lo sguardo: guardare le icone infatti aiuta a conoscere Cristo, a riconoscerlo come Dio, ad amarlo come Signore della nostra vita. Il mondo occidentale fatica a capire le icone, perché con l’avvento dell’umanesimo cambiò il modo di raffigurare i soggetti religiosi e si passò da arte sacra ad arte religiosa dove l’artista è libero di esprimersi attraverso la sua fantasia ed emotività. Le icone invece sono ancora “arte sacra” che segue i canoni precisi fissati dalla Chiesa antica: l’iconografo infatti non crea con fantasia, ma segue i modelli tradizionali, consapevole di essere al servizio della Chiesa per aiutare la preghiera di chi contempla il volto di Cristo. L’icona è destinata pertanto alla contemplazione raccolta e profonda, alla preghiera silenziosa: non è oggetto artistico da esporre come abbellimento, ma strumento liturgico per “conoscere attraverso lo sguardo”.
Tecnica dell’icona.
L’icona nasce da una tavola di legno su cui vengono stesi una tela di lino e molti strati di gesso emulsionato a colla animale. Si esegue il disegno, incidendone i contorni per delimitare gli spazi da dorare con foglia d’oro zecchino con l’antico metodo ‘a bolo’ e sarà poi lucidato con una pietra d’agata. Si applica il colore procedendo dalle tonalità più scure a quelle più chiare, modellando le forme dalla luce e non dall’ombra. I pigmenti sono terre ed ocre oppure minerali come la malachite, i lapislazzuli, il cinabro, ecc. L’emulsione con cui si sciolgono i colori è composta da rosso d’uovo, vino bianco e essenza di lavanda. Ad opera ultimata viene scritto il nome del personaggio o dell’episodio che l’icona rappresenta. Il bordo rosso dell’icona rappresenta il confine tra mondo celeste e mondo terreno. Dopo un mese si applica l’olifa, una vernice a base di olio di lino e sali di cobalto. che penetra e unisce le diverse mani di colore per dare quell’armonia tipica, fatta di profondità e di luce.
Iconografi:
. Marilisa Cosatti: marilisacosatti@libero.it
. Claudio Doglio: parrocchia@santambrogiovarazze.it
. Pippi Lucini: p.lucini@fastwebnet.it
. Maura Lavarello Rebagliati: mauralava@alice.it
. Giorgia Michi Occhetto: brunocchetto@libero.it
. Graziella Rebora: graziellarebora@yahoo.it
Per approfondire: Laboratorio Iconografico Genovese >>
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Commento by Comitato Ponente Varazzino — 15 Aprile 2014 @ 12:07