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1 Febbraio 2011

Varazze e la Liguria escono malconce dall’inaugurazione dell’anno giudiziario

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Varazze, 01.02.2011.                                            Home page

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Varazze e la Liguria escono malconce dall’inaugurazione dell’anno giudiziario

Il fatto che l’amministrazione della giustizia in Liguria soffra delle stesse disfunzioni che impediscono il regolare funzionamento nel resto d’Italia, non è sufficiente a farci mettere l’animo in pace; anzi, a dire la verità ci fa arrabbiare di brutto e gridare: basta contrapposizioni, basta dare la colpa sempre agli altri, basta con questo colpevole immobilismo, basta penalizzare i più deboli, quelli che invece meriterebbero maggiori attenzioni e comprensione. Basta, basta, basta! No ne possiamo proprio più!

I tempi lunghi dei procedimenti, sia nel civile che nel penale, molto spesso troppo lunghi, non aiutano a rasserenare gli animi e ne offuscano l’immagine, in particolar modo quando queste lungaggine determinano ingiuste prescrizioni, negando un sacrosanto diritto alle vittime.

Ciò premesso, e pur prendendo atto della mancanza di organico e mezzi, fatta rilevare dal dott. Luciano Di Noto, Procuratore Generale della Corte di Appello di Genova, nel suo intervento in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario, esprimiamo insoddisfazione e marcata preoccupazione; altre sono le nostre aspettative, frustrate, tradite e calpestate. Plaudiamo, invece, al fatto che quest’anno i magistrati non hanno abbandonato l’aula al momento dell’intervento del rappresentante del governo, nonostante il recente acuirsi e imbarbarimento della contrapposizione. Solo con il dialogo e il confronto si possono risolvere e appianare le divergenze.

Parole, quelle pronunciate dal Procuratore Generale, chiare, pesanti e taglienti come lame di Toledo, che non possiamo e non dobbiamo lasciarci scivolare addosso: «una realtà pubblica sempre più intrisa di egoismo che calpesta diritti e doveri, che fa della corruzione e del raggiro, una normale scontata regola di comportamento, una realtà caratterizzata dal più assoluto disprezzo dell’interesse collettivo, del bene comune, se non per sfruttarlo, saccheggiarlo o deteriorarlo per fini egoistici, una realtà dominata da un diffuso sistematico clientelismo, dal ricatto del denaro, dall’infatuazione per il prepotere, una realtà dominata dall’irrisione per l’onestà e per la verità». Questo è il contesto sociale nel quale è costretta ad operare “una giustizia umana, con tutti i limiti degli strumenti predisposti da uomini e con tutti i limiti dei singoli individui che indossano la toga. Pur tuttavia la giustizia rimane un caposaldo di garanzie a tutela di quei diritti e principi fondamentali senza i quali non è possibile una convivenza civile e democratica», ha concluso il Procuratore Generale.

Però, quello che ci ha buttato nello sconforto più assoluto, sono le parole pronunciate dal Procuratore e amplificate dai media, a proposito della presenza della criminalità organizzata nella nostra Città: «Gruppi minori,verosimilmente ’ndrine, sono individuabili a Taggia (provincia di Savona), Sanremo (Imperia), Varazze (Savona) e pure a Busalla, nell’hinterland genovese».

Fenomeno malavitoso già emerso in passato e nel 2002, segnalato da Omicron/39 (Osservatorio Milanese sulla Criminalità Organizzata al Nord Anno VII, numero 1. Gennaio/Febbraio/Marzo 2003: Busalla e l’Ndrangheta il rapporto del Viminale), che pensavamo non fosse così profondamente radicato e ormai superato. Un vero peccato e un’altra preoccupazione per la comunità varazzina più attenta, immune da compromessi e responsabile, che non potrà continuare a fare finta di niente o peggio a mettere la testa sotto la sabbia, anche se sul nostro litorale abbonda ed è di ottima qualità.

Per approfondire Omicron: Liguria “lavatrice” della ‘ndrangheta

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