Comitato spontaneo di quartiere “Ponente Varazzino e Dintorni”
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Varazze, 12.05.2009.
PonentevarazzinoNews
L’acqua è un bene comune
Ci è stato chiesto di preparare un dibattito sul problema rappresentato dal tipo di gestione dell’acqua, un “bene comune”, poco considerato. Tema di grande attualità, dopo il fallimento del forum mondiale, recentemente tenutosi a Istanbul.
Il nostro specifico interesse riguarda principalmente il diritto alla gestione del “bene comune” che, in quanto tale, deve essere garantito e tutelato dalle istituzioni. Nel nostro paese ciò avviene o esistono contraddizioni e pericolose deviazioni?
Cercheremo di capire come sia realizzabile una corretta gestione pubblica che garantisca qualità e controlli, senza generare perdite a carico della collettività, ma anche come far convivere pubblico e privato contenendo i costi ed offrendo qualità.
Per approfondire pubblichiamo un articolo, un video e un comunicato stampa che ci chiariranno alcuni aspetti del tema da discutere:
Acqua: pubblica o privata?
Si e’ concluso nei giorni scorsi a Istanbul il Forum mondiale sull’acqua senza un nulla di fatto. La discussione si e’ centrata su “diritto e bene” dell’acqua. Che l’acqua sia un “bene” e’ evidente, ma occorre, evidentemente, sovrapporre il “diritto”. In Italia si svolge un’analoga discussione che parte dal “bene” alla gestione.
Il principio di considerare l’acqua un bene comune e’ ampiamente condiviso.
Dobbiamo porci il problema se una gestione pubblica sia efficiente per gestire questo bene comune. La cosiddetta legge Galli nasceva con l’obiettivo di smantellare una vecchia logica clientelare di gestione degli acquedotti che erano diventati carrozzoni partitocratici clientelari. Negli anni e’ stata applicata con modalità che hanno tradito in parte l’obiettivo. La protesta, che nasce in alcune parti d’Italia, riguarda il fatto che dove c’è stata una forte privatizzazione si è avuto un aumento delle bollette e scarsi investimenti. In pratica c’è stata una privatizzazione all’italiana. Il massimo vantaggio per il privato e il minimo per il consumatore e l’utenza.
C’e’ chi sostiene che l’acqua deve essere gestita solo da aziende totalmente pubbliche e che deve essere eliminata la possibilità di ricorso anche alle Spa pubbliche. E’ evidente che le liberalizzazioni fanno bene all’economia e aumentano il benessere dei cittadini-consumatori. Ciò e’ confermato proprio dall’Antitrust che ha rilevato come nelle regioni più aperte alla concorrenza l’aumento dei prezzi e’ stato inferiore a quelle che hanno una regolamentazione più rigida.
Il modello della proprietà pubblica della risorsa e della gestione privata, che consenta di avere la priorità del servizio sul profitto, non ha avuto grande successo. Dobbiamo quindi ripensare il modello di gestione e soprattutto dobbiamo ripensarne gli usi. L’81% viene utilizzata per usi irrigui (agricoltura), industriali ed energetici e solo la parte restante per usi civili, dei quali pochissimi per uso potabile. Anche i prezzi devono essere bassi per l’uso civile e più alti per le restanti attività.
Posto che l’uso dell’acqua deve essere garantito, controllato e indirizzato dal potere pubblico, resta il problema del “come fare” e, contestualmente, assicurare efficienza. Abbiamo assistito a carrozzoni che hanno fatto la fortuna di alcuni e, guarda caso, il disastro dei bilanci della collettività, che si pagano in termini di aumento della spesa pubblica. Il pericolo e’ che se passa il principio che anche la gestione dell’acqua torni pubblica, si rischia di affermare un sistema non competitivo. Occorre quindi che il gestore pubblico sappia che nel momento in cui produce disavanzi c’e’ un altro sistema pronto a sostituirlo.
Insomma dalla gestione totalmente pubblica, clientelare, o da quella delle Spa, con la proliferazione dei consigli di amministrazione, ad un nuovo modello non privatizzato ma liberalizzato. Primo Mastrantoni
Fonte: ADUC
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Acqua un bene pubblico che non può essere privatizzato
Genova: Rifondazione comunista contro la privatizzazione dell’acqua.
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COMUNICATO STAMPA
I VERDI SU FUSIONE IRIDE-ENIA – MANTENUTO IL CONTROLLO PUBBLICO
APPROVATE IMPORTANTI PROPOSTE DEI VERDI PER INVESTIMENTI
DEGLI UTILI IN SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE
I Verdi esprimono una definitiva soddisfazione per il risultato ottenuto ieri in Consiglio Comunale di Genova con l’approvazione della delibera sulla fusione di Iride con Enia.
“Le nostre iniziali perplessità derivavano dalla nostra impostazione storica secondo cui l’acqua è un bene comune, l’accesso al quale deve essere garantito a tutti come diritto inviolabile ed inalienabile, senza contaminazioni alcuna con le logiche di mercato.” dichiara Andrea Brignolo, Commissario provinciale dei Verdi di Genova.
“Il fatto è – precisa Cristina Morelli, Presidente regionale dei Verdi- che questo Governo ha dato un significativo impulso alla privatizzazione dei servizi pubblici locali, tra cui la gestione del sistema idrico: questa fusione in realtà consente di costituire un soggetto pubblico solido in grado di competere sul mercato con l’obbiettivo di mantenere il controllo pubblico sulla gestione di servizi pubblici fondamentali come la fornitura di acqua potabile.”
“La nostra soddisfazione – dichiara Angelo Spanò, consigliere provinciale dei Verdi – deriva soprattutto dal fatto che il Consiglio Comunale di Genova si è impegnato, approvando un nostro ordine del giorno, a rivedere lo Statuto del Comune, inserendovi il diritto all’accesso all’acqua come diritto inviolabile ed inalienabile di ciascuno, e che quindi deve essere soggetta, comunque, al controllo pubblico, con un’attenzione particolare al contenimento delle tariffe per le fasce più deboli: questa pare a noi Verdi una grande conquista, non solo simbolica.”
“Altrettanto rilevante – prosegue Luca Dallorto, capogruppo dei Verdi in Consiglio Comunale, che ha passato la nottata a Tursi – è il nostro emendamento, approvato dal consiglio comunale, che prevede di trasformare la Fondazione AMGA onlus in una nuova Fondazione per la sostenibilità, dotata di adeguate risorse finanziarie, con il compito di attuare progetti ed investimenti concreti nel campo delle energie rinnovabili, del risparmio idrico ed energetico, delle buone pratiche nella gestione dei rifiuti.
L’attività della Fondazione dovrà anche servire a mantenere, tramite l’attuazione di progetti concreti e visibili sul territorio, un legame tra i cittadini che vivono nei territori di riferimento della nuova Società e la Società stessa.”
“Di grande importanza inoltre – conclude Angelo Bobbio, ex assessore provinciale dei Verdi e membro dell’esecutivo regionale – è l’impegno assunto dalla Sindaco ad investire una significativa quota parte degli utili che deriveranno al Comune di Genova dalla nuova Società in progetti ed investimenti in campo ambientale: dal risparmio idrico ed energetico, alla sperimentazione di nuove tecnologie per la produzione di energie rinnovabili, alla tutela ed alla valorizzazione delle risorse idriche, alla messa a punto ed all’attuazione delle migliori pratiche per un ciclo sostenibile dei rifiuti.” – Genova, 28.04.2009.
Il direttivo.
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