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Varazze, 12.01.2009.
PonentevarazzinoNews
Il video realizzato a San Nazario
per “Faber nel vento”
La lunga serata commemorativa che RAI-TRE ha voluto dedicare al cantautore e compianto poeta Fabrizio De Andrè, in occasione del decennale della sua scomparsa, affidandola al nostro conterraneo Fabio Fazio, all’interno di “Che tempo che fa”, è stata bellissima e commovente; tutti molto bravi e professionali.
Riportiamo a piè di post l’articolo che “Il Secolo XIX” ha dedicato alla serata, perché lo riteniamo un documento interessante e con immagini da conservare; come pure lo è per il video allegato, realizzato dagli amici di Gente Comune, che a San Nazario hanno organizzato “Faber nel vento“ nella omonima piazzetta. Il video è stato inviato a Rai-Tre, ma la mole di documentazione pervenuta non ha permesso la messa in onda delle testimonianze amatoriali, come era inizialmente previsto.
Ringraziamo l’Associazione varazzina e quanti hanno collaborato alla riuscita dell’apprezzata iniziativa varazzina, in particolare per le foto Lucia Casone, per il montaggio video Sergio Battelli, per l’organizzazione e gli allestimenti scenografici Gio & Gloria di Canicola e tutta la famiglia Vallerga di Pastafresca.
Video realizzato da Gente Comune a San Nazario
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Precedente post sull’argomento:
Varazze – Gente Comune organizza “FABER NEL VENTO” in ricordo di Fabrizio De Andrè
Galleria fotografica del quotidiano “Il Secolo XIX”
Da “Il Secolo XIX“ del 12.01.2009 – Faber, una notte sulle note del suo “Inverno” – di Marcello Zinola.
Il ricordo nella No stop di Fabio Fazio a Che tempo che fa. Senza retorica, senza false emozioni, insomma con uno stile – possiamo dirlo senza nasconderne un po’ l’orgoglio – ligure, un poco spigoloso, non finto buonista (accusa, infondata, ricorrente a Fabio Fazio). Alla De Andrè, forse stupefacente per la moltiplicazione – compresi oltre tremila rimbalzi su Face Book delle sue canzoni – di iniziative note, grandi e piccole; e meno note in tutta Italia. Ricordava, il tam tam di questa notte, quelle catene della solidarietà che la Radio (Radio Rai) faceva negli anni Sessanta in caso di grandi calamità ed emergenze.
Viviamo una emergenza che è anche di emozioni e di sentimenti oltre che di cose concrete, di necessità materiali e la nottata dedicata a Faber è stata un po’ come quelle lunghe catene. Al posto delle sedi della radio Rai, lo studio di Che tempo che fa e il rimbalzo di registrazioni e di commenti, di collegamenti e di suoni. Voci che a loro modo hanno espresso, ciascuna, un pizzico delle caratteristiche racchiuse in De André.
Come un incredibile Samele Bersani (emozionatissimo all’inizio, tiratissimo poi sui ritmi e sulla interpretazione) ne Il bombarolo. Quasi una risposta alle rivelazione sui dossier degli anni Sessanta e Settanta che, detto in gergo poliziesco, “attenzionavano” De André. Perché considerato anarchicheggiante (“signorina anarchia” scrisse, cantò), ma soprattutto filo brigatista. La rivelazione, ha raccontato Dori Ghezzi, venne fuori negli anni Novanta quando una serie di scatoloni con archivi dei servizi segreti venne “gettata” via in mezzo a una strada romana. Lଠc’era scritto che la casa vacanze di Di André era una finta comune in cui Faber e Dori Ghezzi dirigevano la loro … quota parte brigatista.
«Cose da maccartismo» ha commentato stasera Dori Ghezzi, sorridendo e ricordando quegli “scatoloni”. I segreti dell’archivio De Andrè, del centro studi di Siena a lui dedicato, “segreti ” non politici, ma artistici, documenti come il testo di una corrispondenza con Elias Canetti o una busta della Airsarda, un foglio con una formazione del Genoa (nella Nord, sabato sera durante Genoa Torino, il ricordo e le bandiere genoane con Faber).
O il rapporto con Pasolini o come rispondeva, con signorilità , a Raffaele Cutolo (senza scrivere carcere sulla busta, ma solo l’indirizzo di Belluno dove era recluso) che gli scriveva in merito a Don Raffaè. Una nottata di un “Inverno” assolutamente particolare, quello di Faber cantato da Battiato. Con l’universo di Amore che vieni, amore che vai diventato una unica nota sull’eter di decine e decine di radio.
Gianna Nannini con una personalissima (e azzeccatissima per abbinamento talento-personalità dell’autrice) Via del Campo ha aperto la serata. La sua voce un po’ arrochita, il suo talento, il suo modo di essere donna e artista ne hanno fatto una interpretazione eccezionale.
Poi Trecento radio in contemporanea con Amore che vieni amore che vai. Emozioni e ricordi. Su Radio19-Secolo XIX: lunedà¬, ogni ora, una canzone di De André fra quelle richieste al 3351981919.
Senza retorica la trasmissione di Fazio, con Dori Ghezzi, è partita appunto forse con la scelta più azzeccata nell’abbinamento artista, talento, personalità con Gianna Nannini che ha interpretato Via del Campo. Poi Inverno con Battiato e Vecchioni con il Girotondo, più che mai attuale, dedicato al “Marcondironderò, se verrà la guerra chi ci salverà … sino a Reggio con la Pfm e Bocca di Rosa.
Franco Battiato ha dato una vocazione particolare all’Inverno di De André, una interpretazione non struggente, ma particolare. Forse, ma facendo uno strappo alla regola giornalistica della impersonalità e fornendo un giudizio del tutto personale, Battiato ha dato a Inverno la sonorità e la poesia del primo De André.
Bocca di rosa: “Canzone” simbolo come la notizie originale della canzone che non ha bisogno di un giornale, ma come una freccia dall’arco scocca e corre veloce di bocca in bocca.
Il cuore del, per cosଠdire, De André pensiero, è (forse) proprio là¬, in quella frase in cui racconta che “Lei”, quando scese alla stazione del paesino di Sant’Ilario, tutti si accorsero che non si trattava di un missionario. Ecco De André non dava giudizi sulle persone, non ha usato la parole più antica di questo mondo, non ha detto puttana, non ha detto prostituta, non ha – insomma – messo un’etichetta e dato in qualche modo un giudizio, una collocazione benevola o critica. Ha presentato con il suo canto una persona.
Forse solo lui poteva poi, con gli altri suoi collaboratori, creare album, testi, ricerca come quelli sui vangeli apocrifi (“.. e te ne vai Maria tra la gente ….femmine un giorno e madri per sempre … femmine un giorno e poi madri per sempre, nella stagione che stagioni non sente…”) con testi che solo un cristiano, senza ascendenti avrebbe potuto scrivere. E Antonella Ruggiero splendida interprete di questa Ave Maria tanto laica quanto profonda. Ma è stata tutta la serata, non buonista, non retorica. A De André non sarebbe piaciuto.
Gli sarebbero senza dubbio piaciuti gli intermezzi di Nicola Piovani. Il premio Oscar Nicola Piovani si esibisce in “Verranno a chiederti del nostro amore” con Eugenio Finardi su Storia di un impiegato, Andrea Boccelli con il calore espresso nella Canzone dell’amore perduto come l’ironia di Luciana Litizzetto. Certo Faber esprimeva quella ironia e senso del tempo che noi Liguri, i liguri, sanno esprimere anche con il sorriso che fa però una “pieghina” sul bordo del labbro proprio per non lasciarsi andare del tutto.
Ma questa notte è stata di ricordi e di incanti. Non c’è stata solo musica, c’è stata la poetica nel monologo – Storia d’amore – di Antonio Albanese dedicato all’amore tra una donna cannone e un uomo bomba. Irreale, quasi, la comparsa di Jovanotti tra le tombe in “Il suonatore Jones” in collegamento in diretta dal cimitero di Spoon River (Lewiston, Illinois).
Ricordandoli tutti gli artisti che hanno interpretato De André sono:
Le nuvole, Luciana Littizzetto e Lalla – Don Raffaè, Lucio Dalla – Via del campo, Gianna Nannini – Girotondo (collegamento da Peschiera Borromeo, Istituto Statale Comprensivo F. De Andrè), Roberto Vecchioni – Inverno, Franco Battiato – Bocca di Rosa (collegamento dal teatro F. De Andrè, Casalgrande Reggio Emilia), Premiata Forneria Marconi – Ave Maria, Antonella Ruggiero – La canzone dell’amore perduto, Andrea Bocelli; – La città vecchia, Vinicio Capossela – Il suonatore Jones (collegamento da Spoon River), Jovanotti – Verranno a chiederti del nostro amore, Nicola Piovani+Eugenio Finardi; Il bombarolo, Samuele Bersani – Il pescatore, Piero Pelù (con dedica anche a don Andrea Gallo suo vecchio amico); Quello che non ho, Massimo Bubola ed Eugenio Bennato; Le passanti, Tiziano Ferro; Smisurata preghiera; Ivano Fossati; Creuza de mठ(collegamento dal Porto Antico di Genova), Cristiano De Andrè e Mauro Pagani.
Canzoni e ritmi, parole, poesia e musica. E linguaggio. Una lingua, quella genovese, come ha ricordato Maurizio Maggiani come scrisse su Il Secolo XIX. Parlando del testo de A Cimma, (la cima), splendido testo in lingua genovese di una sorta di “stregone” della pentola. A Cimma, ha spiegato Maggiani, ha messo un candelotto di tritolo sotto la “lingua” tradizionale. Quella lingua (genovese) che molti ancora oggi usano anche se trattano o parlano di affari milionari.
Discussione sulla lingua con il coautore Ivano Fossati.
Una lingua, una poesia. Una avvolgente, lunga, dolce serata, senza retorica, con Faber e una storia di vita e di canzoni che passano, continueranno a passare, attraverso le generazioni come una “Smisurata preghiera”. Come la lettura dei libri di Alvaro Mutis sui quali appuntò le prime cose di quel canto dedicato a chi ha meno voce e a chi non si riunisce in branco. Insomma quelli che viaggiano in direzione Ostinata e contraria.
Con l’ultimo saluto del porto, le sirene di un rimorchiatore e il getto delle pompe antincendio, a lungo, quasi sull’eco di Creuza de ma, sullo sfondo la Lanterna, un gabbiano in volo, con Cristiano De Andrè e Mauro Pagani che l’avevano appena cantata anche loro sorpresi al Porto Antico. Un saluto a un uomo di mare. Con quel pizzico di “salmastro” che prende un po’ alla gola e al naso e ti fa sentire che sei tornato a casa.
Il direttivo.
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