Varazze – Donne in Politica – vincoli e opportunità 

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Varazze, 24.11.2007.

Le donne e la politica in ItaliaPonentevarazzinoNews

Donne in Politica – vincoli e opportunità 

Il direttivo di “ponentevarazzino” unitamente a molte sostenitrici e sostenitori, esprime disappunto per la restituzione di due delle quattro deleghe detenute (Cultura e Servizi scolastici), da parte dell’Assessore Dott.ssa Elsa Roncallo. Unica presenza femminile nella Giunta varazzina, a conferma delle difficoltà  che il “gentil sesso” incontra per inserirsi in un mondo, quello della politica, ancora saldamente in mano maschile.

La partecipazione delle donne alla vita politica in Italia è un fenomeno ancora marginale, sia a livello nazionale, che locale. Pensare che, da ricerche fatte dal
Censis, “le amministrazioni guidate da leader femminili sono sicuramente più orientate al cambiamento, più inclini a sviluppare una logica di rete, sulla base di una cultura del potere diversa da quella degli uomini, incentrata sull’ascolto, sul pragmatismo, ma anche sulla razionalità  decisionale e sull’efficienza. Se è difficile dire che esista un modello di governo delle donne, è impossibile non riconoscere quanto le donne stiano migliorando la politica e i suoi schemi.”Varazze ha incentrato in passato una serie d’azioni promozionali sulla figura femminile, per sostenere ed incrementare la presenza turistica; dovremmo fare la stessa cosa in politica, aumentando in modo significativo la presenza femminile nelle prossime liste elettorali.

I responsabili delle varie forze politiche devono prenderne coscienza, istituire corsi di formazione per giovani donne disponibili a cimentarsi in questo compito non facile, ma se fatto con serietà  ed affrontato con un minimo di preparazione, può dare grandi soddisfazioni e, grazie alle peculiari caratteristiche, contribuire a rilanciarne l’immagine ed ottenere migliori risultati.

La Stampa“ – IL SINDACO: NON PARLIAMO DI CRISI.

“Stanca di restare in secondo piano” e l’assessore restituisce due deleghe.
«Le mie iniziative negli ultimi tre anni sono passate sempre in secondo piano. Tenevo molto a procure che mantenevo da 12 anni come per la pubblica istruzione e da 8 per la cultura. Durante questo periodo ho proposto il “Festival del Mandolino”, tessuto i rapporti con “Teatro della Tosse”, gli studi su Cilea, che visse a lungo a Varazze, quelli su Jacopo da Varagine. Occorre puntare sullo specifico. Ho condiviso le “Frecce Tricolori”. Le sagre enogastronomiche son buone a farle tutti i Comuni. Se c’è bisogno di occuparsi solo di gestione, ci sono gli uffici competenti. Non c’è necessità  dell’assessore», ha spiega Elsa Roncallo. ..[Continua]

Per quanti interessati ad approfondire l’argomento riportiamo brani di studi, ricerche ed articoli di Associazioni e riviste specializzate e presenti on-line.

Da “Italia Donna“ ““ Donne e politica.

“Il primo elemento individuato è la segregazione verticale diffusa delle donne in ogni ambito della vita economica, sociale e professionale. In questo senso, la metafora classica della piramide non è più sufficiente per rappresentare la situazione in atto: ciascun livello di potere (anche quelli più modesti o relativi ad ambiti territoriali limitati) è costituito da una serie di piccole piramidi, i cui vertici tendono ad essere occupati da uomini .La segregazione diffusa colpisce quindi in modo analogo diverse aree della vita sociale e agisce in tutte le gerarchie dei diversi livelli considerati. Questo comporta un’esclusione sistematica a cui le donne difficilmente riescono a sottrarsi.

Vi sono poi vincoli materiali alla presenza delle donne nella politica: risorse economiche da un lato, e di tempo e dell’organizzazione per il lavoro di cura dall’altro. Si è valutato che sia soprattutto quest’ultimo fattore che rende difficile per le donne l’accesso alla politica, che tipicamente prevede impegni che si aggiungono alla giornata lavorativa e alle azioni di cura legate ai figli, compagni, genitori. Quando questo fattore si combina anche con una limitata disponibilità  di risorse economiche, il percorso che porta le donne ad accedere ai vertici dei partiti e poi alle posizioni istituzionali, diventa molto difficoltoso.

L’ambiguità  del consenso dell’opinione pubblica verso la partecipazione delle donne alla vita pubblica è un ulteriore elemento di difficoltà . Esiste infatti uno scarto tra le opinioni espresse dagli elettori circa l’importanza della presenza femminile nei luoghi della politica e il loro effettivo comportamento al momento del voto. A ciò si aggiunge un’ambiguità  di fondo sulle aspettative nei confronti delle donne, criticate se si comportano da “uomini”negando la propria femminilità , o da “donne”, compromettendo la propria credibilità . Anche i media contribuiscono a rinforzare gli stereotipi, concentrando l’attenzione sull’immagine o sulla vita personale delle candidate oppure riportando i punti di vista delle donne politiche solo in relazione alle c.d. “questioni femminili”.

La presenza delle donne “che ce l’hanno fatta” rappresenta un elemento di diversità , e potenzialmente di esclusione, dando vita ad un fenomeno indicato come disarmonia tra soggetti nell’esercizio della rappresentanza politica. Inoltre le donne spesso sono portatrici di una doppia soggettività , in quanto donne e in quanto esponenti di un partito. Questa doppia soggettività  si manifesta a volte nelle coalizioni trasversali di donne di diversi schieramenti su obiettivi comuni, che suscitano perplessità  e diffidenza nei leader di partito. Tutto ciò può essere all’origine del senso di isolamento, inefficacia o delusione che spesso accompagna l’esperienza femminile nella vita politica.

Di fronte ad un cosଠgrave squilibrio nella rappresentanza, non esiste un impegno sistematico e coeso per superarlo, bensଠuna frammentarietà  della mobilitazione per la leadership femminile. Le battaglie hanno luogo ad intermittenza e la messa a punto di strumenti di azione integrata e costante sembra molto difficile.”La presenza femminile nei Parlamenti europei ““ Giugno 2006.

Paese Camera Paese Senato
Svezia 45,3% Belgio 38,0%
Norvegia 38,2% Olanda 29,3%
Finlandia 37,5% Austria 27,4%
Danimarca 36,9% Spagna 23,2%
Olanda 36,7% Germania 18,8%
Spagna 36,0% Regno Unito 17,8%
Belgio 34,7% Francia 16,9%
Austria 33,9% Italia 13,7%
Germania 32,8% Danimarca  
Portogallo 21,3% Finlandia  
Regno Unito 18,1% Portogallo  
Italia 17,1% Svezia  
Francia 12,2% Norvegia  

Fonte: Ministero per le Pari Opportunità ; per i dati sull’Italia, Progetto Donna.

Giornale dell’Organizzazione Comunista Internazionalista ““ Che Fare.

“Nel nostro giornale, già  altre volte ci siamo occupati della questione femminile. Puntiamo ora i riflettori su un aspetto di essa ben preciso: la limitata attivizzazione delle donne nelle lotte sociali e la loro scarsa partecipazione all’attività  politica. Si tratta di un dato di fatto che, a nostro avviso, porta acqua al mulino della stabilizzazione sociale.

E che, di conseguenza, pesa negativamente sulla stessa condizione delle donne, sulla lotta immediata della classe operaia e, ingenerale, sulla comune battaglia di tutti gli sfruttati e gli oppressi per l’emancipazione sociale. E’ possibile superare questo ostacolo? E se sà¬, in che modo? Qui di seguito solo una prima presa di posizione, con cui invitiamo i lettori e i compagni a confrontarsi, inviandoci loro osservazioni e prese di posizione in proposito.

Cominciamo dall’inizio. E cioè, cominciamo col chiederci: perché è cosଠdifficile la piena partecipazione della donna (e ancor più della donna proletaria) alla vita sociale e politica? Non certo per una sua immutabile proprietà  naturale. All’origine del “fatto” c’è un dato storico, c’è il ruolo sociale assegnato alla donna da millenni: quello di essere rinchiusa in casa, a occuparsi dei figli, della vita domestica e dei desiderata sessuali dell’uomo.”

Da “Club Donna Politica“

“Obbligare i partiti ad adottare le quote per inserire lelle loro liste elettorali il 30, 40% di donne, non comporta automaticamente eleggere il 30, 40% di donne al Parlamento. Potrebbe essere solo una norma temporanea ma il rischio è che sia l’unica.

Al contrario, l’adozione da parte dei partiti di codici etici di autoregolamentazione, soprattutto in periodo elettorale, favorirebbe la selezione di una nuova classe politica e migliorerebbe la qualità  della politica.”

Da “Rete Civica Trieste“

“La tesi, in psicologia di comunicazione, è un approfondimento dell’attuale condizione lavorativa e d’impegno politico al femminile in Italia, un Paese dove si rilevano ancora degli ostacoli ad un processo di maturazione professionale e soprattutto di inserimento nella sfera politica da parte delle donne, ostacoli causati da antichi meccanismi maschili di assegnazione dei ruoli e che obbediscono a schemi culturali pregiudizievoli privilegiando ancora e sempre solo l’uomo.”

Questo articolo è stato pubblicato il 24 Nov 2007 alle 19:46 ed è archiviato nelle categorie COMUNICATI E COMMENTI DEL DIRETTIVO, NEWS DA VARAZZE. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi andare in fondo e lasciare un commento. Attualmente il pinging non è permesso.

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