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18 Novembre 2007

Varazze – Ettari di bosco divorati dalle fiamme

Filed under: COMUNICATI E COMMENTI DEL DIRETTIVO,NEWS DA VARAZZE — Comitato Ponente Varazzino @ 21:06

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Varazze, 18.11.2007.

secolo_11072.jpgPonentevarazzinoNews

Bruciano i boschi tra Varazze e Cogoleto

Assistere con puntuale e drammatica periodicità  agli incendi che divorano centinaia d’ettari di bosco sulle nostre alture, ci turba, amareggia e ci fa anche arrabbiare. Possibile che non si riesca a contenere questi fenomeni, con una seria e capillare azione preventiva?

Poco personale, scarse disponibilità  finanziarie, competenze frammentate e altre simili motivazioni ancora, non sono una scusante sostenibile. In alcune regioni e zone del nostro paese hanno adottato particolari soluzioni, ottenendo lusinghieri risultati. Non possiamo analizzarle e cercare d’applicarle alle caratteristiche del nostro territorio?

Riportiamo alcuni articoli sull’argomento di “Il Secolo XIX“ e relativi commenti dei lettori e di “La Stampa“. Trattandosi di un serio problema ambientale, approfondiamo la nostra conoscenza, per farne un tema di discussione in una prossima riunione del comitato.

“Si auspica da piu parti un intervento di “pulizia”, vero “toccasana” contro gli incendi.” Da – Il mito del bosco pulito[Continua]

Il Secolo XIX“ – I boschi continuano a bruciare

àˆ proseguito tutta la notte il presidio della Forestale e dei vigili del fuoco a Varazze e sul Cadibona, le due aree boschive interessate da due grandi incendi che nel fine settimana hanno divorato complessivamente almeno 500 ettari di vegetazione.
In alcuni casi le fiamme si sono avvicinate anche ad alcune abitazioni e depositi agricoli.
Spenti alcuni focolai, sono iniziate le indagini da parte del Nipaf, il nucleo investigativo della Forestale per poter accertare le cause dei due roghi. L’ipotesi dolosa non è esclusa.

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Il Secolo XIX“ – I boschi bruciano a Varazze e Albenga

Un canadair e due elicotteri, volontari antincendio, guardie forestali e vigili del fuoco sono intervenuti oggi per domare tre fronti di fuoco attivi tra Varazze e Cogoleto (provincia di Genova), dove sono andati in fumo almeno 400 ettari di vegetazione. Dale 16.00 due squadre dei vigili sono impegnate per domare gli ultimi focolai.

Nel pomeriggio, sempre verso le 16, un altro incendio è stato segnalato ai vigili di Savona sulle alture di Albenga, località  Castelvecchio. I vigili sono ora al lavoro anche su questo fronte, mentre un altro incendio è stato segnalato in un capannone ad Albenga.

Tra Varazze e Cogoleto sono al lavoro anche gli agenti del Nipaf, il nucleo investigativo del Corpo Forestale dello Stato per accertare le cause del grande incendio. Si cercano eventuali testimoni che potrebbero aver visto i piromani appiccare il fuoco che si è avvicinato alle abitazioni.

Sabato alcune famiglie erano state allontanate dalle loro abitazioni a scopo precauzionale, cosଠcome gli ospiti di un ex ospedale psichiatrico.

Commenti inseriti

Lua, Varazze

Mi sono svegliato questa mattina (Domenica) alle 7:30 ed il cielo era oscurato dal fumo causato dagli incendi ed affascinato dai Canadair che sorvolavano ancora le nostre abitazioni. Ho aperto da poco il sito del Secolo XIX e ciononostante pare che l’incendio sia stato estinto.
Il problema e’ semplice: bisogna pulire i boschi, quelli che ci restano perlomeno.

Come? Con i tanti giovani che d’estate, o durante i weekends, sono disposti a lavorare (non c’e’ niente di ignobile in questo verbo) e vogliono guadagnarsi qualche soldino, e che sono disposti ad andare a raccogliere un po’ di legna (meglio ramette) in giro per i boschi.
Esempio? Vedi Alberta (Canada) li hanno iniziato più di trenta anni fa, anche con i “planting trees” ed ora e’ divenato solo una routine, un divertimento per tirare su un po’ di palanche.

Paolo, milano provincia

I problemi sono diversi, e il politico di turno c’entra poco, a meno che non si voglia solo commentare a fini politici i fatti.1)Le leggi sul mantenimento dei boschi ci sono. Devono essere fatte rispettare. Comuni, Provincia e Stato devono farlo. 2)Troppo pochi i pompieri. Sono loro che sanno spegnere gli incendi, ma non ne hanno la competenza. I primi a dovere intervenire sono i volontari aib, che sono approssimativi e tardivi negli interventi, e sostanzialmente poco formati. Servono quindi pompieri,volontari e professionisti,organizzati,formati e attrezzati.

Interverrebbero in pochi minuti, se più capillari, se più sviluppati e presenti sul territorio. Sarebbero una voce in più nella sicurezza delle città , come ad esempio in Trentino Alto Adige. 3) Il coordinamento deve essere unico, e passare ai Vigili del Fuoco. Il Corpo Forestale non è culturalmente in grado di valutare ed organizzare il sistema, e non è numericamente presente. Investiamo nei pompieri. Ciao .

alessandro, cogoleto sciarborasca

Questa mattina alle 5.00 sono andato a spegnere l’incendio che ha interessato il mio comune. Una casa di proprietà  della mia famiglia era in pericolo. La cosa più sconvolgente non è stato il disastro che mi è apparso di fronte ma la difficoltà  a reperire l’acqua per intervenire. Gli amministratori degli enti locali dovrebbero pensare a gestire le preziose risorse che ci circondano e non pensare solo a costruire metri cubi di cemento.

Alessio, Genova

Se i boschi fossero usati per tagliare la legna, gli incendi non succederebbero”¦ i boschi sarebbero puliti e nessuno vi darebbe fuoco, e se succedesse, sarebbe molto più facile intervenire. Basta guardare il Trentino…lଠdi boschi ce ne sono tantissimi, ma non brucia mai….

manuel, savona

Vorrei esprimere lo sconforto provato questa mattina quando cercando di dare un aiuto nel fermare il rogo che interessa cadibona mi sono reso conto di quanto, nonostante la liguria e il savonese siano una delle zone piu’ boscose d’italia, si potesse fare prima per evitare che un evento di questo tipo potesse assumere proporzioni cosi’ disastrose.

Un grazie di cuore a tutti i volontari della protezione civile e ai vigili del fuoco che vanno spesso oltre al loro dovere, un severo rimprovero invece a chi avrebbe potuto fare qualcosa per prevenire tali eventi controllando il territorio creando come facevano i nostri nonni corridoi spartifuoco nei boschi, pulendo le zone piu’ sporche, organizzando vasche di raccolta acque da utilizzare in questi casi. Purtroppo la realtà  e’ che di parole se fanno e sentono sempre tante da parte di chi dovrebbe creare le giuste condizioni di difesa da questi eventi ma sono come il vento che disperde il fumo di questi roghi.

roberto

invece di tagliare alberi per il riscaldamento dovremmo pulire i boschi da legna secca e tagliare i rami bassi per prevenire incendi di vaste proporzioni. Eppure il concetto non è cosଠcomplicato ma burlando, repetto e vincenzi sono troppo occupati a fare i loro interessi personali.

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La Stampa” – Reportage – MASSIMO PICONE – VARAZZE

Oltre 400 ettari di quel poco che era rinato dai boschi sulle pendici a Levante del Monte Beigua sono stati arsi dal fuoco tra l’altra notte ed il tardo pomeriggio di ieri. La vasta area situata tra Varazze e Cogoleto era già  andata in fumo nel settembre 2001. Le fiamme avevano divorato circa 700 ettari (per rendere l’idea, un ettaro è pari in grandezza ad un campo di calcio da undici). L’evento si era concluso solo dopo tre giorni di interventi da parte di forestali, vigili del fuoco, Protezione civile e volontari dell’Aib, arrivati a rinforzo da tutto il Nord Ovest. Ma l’entità  del disastro, conclusosi nella serata del 10 settembre, era stato «spento» nella memoria della gente da un’altra tragedia: l’attentato alle Torri gemelle di New York.

Poi la forza della natura aveva lentamente fatto rinascere qualche arbusto ed un po’ di quella base di flora marittima di cui un tempo erano ricche le alture varazzine, inserite in parte anche nel Parco del Beigua. E, nel 2004, ancora fuoco nelle stesse zone. Ieri, ospitati a bordo di un fuoristrada «Defender» del Corpo Forestale dello Stato, abbiamo viaggiato sulle stradine sterrate che ormai sembrano ragnatele fissate sul vuoto. Intorno a queste mulattiere, la desolazione più assoluta. I pochi arbusti scampati al primo incendio sembrano morti per sempre. Gli inquirenti seguono la pista dolosa, con la caccia ai piromani avviata da una serie di indizi sui quali c’è assoluto riserbo.

Il vento impetuoso che ha soffiato per tutta la notte non ha lasciato scampo fino all’alba, quando è calato di intensità , consentendo l’intervento degli elicotteri della Forestale, come l’«S64» che carica 9500 litri di acqua, e i Canadair della Protezione civile che, nel frattempo, avevano concluso il lavoro sull’altro incendio che ha distrutto i boschi di Savona. A Varazze il fuoco si è scatenato poco dopo l’una dell’altra notte alle spalle dei Piani di San Giacomo, al confine tra le province di Savona e Genova, dove sono state evacuate tre famiglie, abitanti in casolari. Evacuate 25 persone anche nell’ex ospedale psichiatrico di Cogoleto. Sono arrivate le squadre dei vigili del fuoco di Genova-Multedo, seguite da quelle di Varazze e Savona.

Lo sviluppo delle fiamme è scattato tra località  Lamberta di Pratozanino, Sciarborasca, l’eremo del Santuario del Deserto, fino a via Canavelle, sopra Casanova, nei pressi della discarica rifiuti della Ramognina, dove sono state lievemente danneggiate alcune valvole della centrale a biogas. I pompieri savonesi, in poco tempo, sono stati raggiunti dai colleghi di Torino, Asti e Cuneo. Nella lotta contro le instabili lingue di fuoco che seguivano le bizze del vento, anche le squadre dell’Antincendio boschivo di Albisola, Spotorno, Noli, Calice, Finale, Borghetto e Albenga. Il cielo era offuscato al punto tale che la luce del sole non riusciva a filtrare, creando un cupo cono d’ombra.

Sopralluoghi sono stati effettuati dal comandante provinciale della Forestale Edoardo Mulattiero e dal sindaco Antonio Ghigliazza. Questa notte le squadre di presidio sono rimaste dislocate ai Pini di San Giacomo, Salice (nei pressi dell’Autogrill dei Piani d’Invrea) e alla Ramognina.

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La Stampa” – Svegliati dal rumore dell’incubo

Non si può confondere con nessun’altro aereo, non si può confondere con nessun’altro rumore, perchè è il rumore dell’incubo. Ci sveglia d’estate e d’inverno, il Canadair, quando il fuoco brucia i nostri boschi e con loro un pezzetto del futuro nostro e dei nostri figli. Le eliche del grande uccello meccanico rosso e giallo emettono un boato sordo e lungo: inconfondibile e un po’ lugubre, anche se ci viene in aiuto. Abbiamo imparato a conoscerlo tante volte. Al mattino sei ancora a letto, lo senti nel dormiveglia e lo riconosci: bruciano i boschi. Sappiamo che porta sempre soccorso ma talvolta anche morte, come per i piloti di Madonna del Monte nell’89 o di Piana Crixia nel “˜90. Sfiorò per giorni le nostre teste nel 2002, quando il fuoco divorava la collina più cara ai savonesi, quella di Madonna degli Angeli.

Gli incendi, quelli, non mancano mai e non perdonano mai. Nei giorni scorsi avevano attaccato alle spalle di Savona. «Sono sotto controllo», si era detto e scritto, e invece avevano ripreso la furia devastatrice. Non sono mai «sotto controllo». Sembrano morire e risorgono: ci sfidano. Ieri è toccato alla zona di Varazze. E sempre il vento e i piromani si alleano in un’associazione a delinquere che sembra imbattibile. Contro gli incendi, come ci insegna da sempre Michele Costantini, non bisogna abbassare la guardia. Mai.

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La Stampa” – Un vertice in prefettura per coordinare le squadre

Ieri mattina il prefetto Nicoletta Frediani ha convocato il Comitato di protezione civile. Un incontro con i responsabili del soccorso e dell’ordine pubblico per fare il punto della situazione e verificare l’andamento dei due grandi incendi boschivi di Savona e Varazze, ma anche per stabilire le linee di coordinamento e potenziare al massimo la flotta aerea e tenere conto della «interprovincialità » dell’intervento in corso. Il fronte di fuoco proveniente da Sciarborasca, infatti, riguardava anche la provincia di Genova.

Alla riunione hanno preso parte il questore Giovanni Trimarchi, il comandante dei carabinieri Giovanni Garau, il comandante della Polizia stradale Luca Marchese, Fulvio Borsano dei vigili del fuoco, il comandante della forestale Piero Mulattiero, il comandante della polizia municipale di Savona Igor Aloi, l’assessore alla Protezione civile Jorg Costantino. Tra le decisioni prese, oltre che confermare quanto già  attuato dalle singole strutture direttamente coinvolte nelle operazioni di spegnimento, la realizzazione di un centro operativo interprovinciale nel comune di Cogoleto, unitamente ai responsabili della forestale e dei vigili del fuoco di Genova.

La validità  delle decisioni prese dal Comitato di protezione civile è stata poi confermata dal numero importante dei mezzi aerei presenti sui due incendi di Savona e Varazze. Per l’intera giornata infatti in provincia hanno operato due Canadair della protezione civile, il grande elicottero S64 del Corpo Forestale dello Stato e i due elicotteri della Regione. A questi mezzi aerei si deve poi aggiungere una vera task force a terra, con vigili del fuoco di quattro comandi provinciali, numerosi forestali e volontari antincendio provenienti da molti Comuni della provincia. Oltre naturalmente al prezioso appoggio dei volontari di pubbliche assistenze e Croce Rossa.

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La Stampa” – LE DIFFICOLTA’ DI POMPIERI, FORESTALI E VOLONTARI AIB

SAVONA  – Presi a tradimento da due incendi nel cuore della notte

La prima telefonata di allarme da Varazze è arrivata verso l’una dell’altra notte, proprio mentre le operazioni di spegnimento dell’incendio di Savona erano nella fase più acuta. Senza distogliere uomini e mezzi dalla vallata del Santuario (il fuoco ieri non era ancora del tutto spento), unità  di vigili del fuoco di Varazze, forestali e volontari anticendio, già  in pochi minuti erano operativi tra le località  di San Giacomo e Ramognina. Contemporaneamente scattavano le procedure per richiedere l’invio di vigili del fuoco anche da altri comandi provinciali.

Non è la prima volta, infatti, che nuovi fronti di fuoco si aprono contemporaneamente. La stessa situazione meteo-climatica sfavorevole, con siccità  e forte vento, aveva suggerito ai responsabili di vigili del fuoco e forestale, già  nella serata di ieri, di rinforzare le rispettive squadre operative e di tenere allertati i volontari dei Comuni dell’intera provincia, secondo schemi e procedure più volte messi in pratica.

Solo in questo modo è stato possibile fronteggiare positivamente i due grandi incendi di Savona e Varazze. Alle 4 della notte sui due fronti di fuoco, tra le località  di S. Giacomo, Casanova, Pero a Varazze, e Montegrosso, S. Agata, Cadibona, Ciatti a Savona, operavano otto squadre di vigili del fuoco, numerosi forestali e Aib di almeno nove Comuni, in attesa dei rinforzi provenienti dai comandi dei vigili del fuoco di Cuneo, Asti e Torino. Solo alle 8 di ieri mattina è stato possibile effettuare il primo lancio d’acqua sui fronti di fuoco di Varazze con l’elicottero Erikson S64 della Forestale.

Poi, mentre il vento diminuiva, altri due elicotteri della Regione e un Canadair della Protezione civile si disponevano strategicamente, alternandosi nei lanci e nei rifornimenti in mare al largo tra Cogoleto e Varazze. Sempre nello stesso tempo un secondo Canadair effettuava i lanci sull’incendio che da ormai da tre giorni sta distruggendo i boschi alle spalle di Savona.

Incendio in questo caso particolarmente complicato e difficile nello spegnimento, soprattutto nella fase di completamento della cosiddetta «bonifica», visto il degrado di una vegetazione intricata e abbandonata da decenni. Il vento che non ha mai cessato di soffiare, specialmente di notte, non ha fatto altro che mantenere attive le braci delle ceppaie e dei cumuli di tronchi e rami, sollevando e spostando a distanza le faville ancora attive.

Diverso, se non atipico, l’incendio di Varazze, con un lungo fronte di fuoco proveniente da Sciarborasca. Qui il forte vento non ha trovato nessun ostacolo, e solo le caratteristiche di una vegetazione costituita da cespugli e piccoli pini nati dopo gli altri incendi (2001 e 2004) ha impedito conseguenze peggiori per le abitazioni della zona. Le fiamme, infatti, anche se particolarmente violente, si sono sempre mantenute basse e quindi più facili da controllare, grazie ai numerosi mezzi antincendio disposti strategicamente tra le strade asfaltate e sterrate, da S. Giacomo alla Ramognina.

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