Comitato spontaneo di quartiere “Ponente Varazzino e dintorni”
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Varazze, 24.09.2007.
PonentevarazzinoNews
I cattolici – la rete e i blog
Sollecitati da tanti nostri sostenitori, e non tutti giovani, continuiamo a trattare l’argomento della diffusione della rete (Internet come viene comunemente definita), nelle nostre case, sul posto di lavoro e nella quotidianità , per comunicare, fare ricerche, approfondire notizie, scoprire nuovi paesi e, non di rado, nuovi orizzonti.
Per consentire a tutti di capire leggendo e approfondendo il tema, sempre lasciarci prendere la mano dai soliti predicozzi, abbiamo deciso di selezionare interviste, ricerche e commenti che vengono pubblicati da autorevoli quotidiani e periodici, lasciando ad ognuno il compito di leggerli, analizzarli e, dopo averli metabolizzati, discuterne tra noi durante i periodici incontri o tramite, appunto, la rete: le ormai familiari e-mail, chat e adesso anche le videochat.
In questo post proponiamo una riflessione di Alberto Bobbio a colloquio con Francesco Diani, e un’intervista di Alberto Laggia pubblicati sul noto periodico cattolico “Famiglia Cristiana“.
Firmato: Il direttivo.
«I CATTOLICI IN RETE? LI STIAMO ASPETTANDO»
di Alberto Bobbio e Alberto Laggia
A COLLOQUIO CON FRANCESCO DIANI: «SIAMO IN FONDO ALLA FILA»
Per la maggior parte dei fedeli, Internet è ancora un pianeta sconosciuto, in mano ai gruppi tradizionalisti. –
Non sono molti e, in effetti, non sono neppure tra i protagonisti più appassionati della blogosfera italiana. I blogger cattolici non amano i commenti, le discussioni on-line sulla politica e la società , non si sono lasciati sedurre dall’ansia di visibilità in Rete. Francesco Diani, che cura da dieci anni il portale www.siticattolici.it, vero e proprio segugio dell’agorà internettiana, insomma, un’autorità nel suo campo, dice di essere deluso: «Scarsissima la presenza di blog cattolici e molto basso il profilo dei contenuti e dei temi affrontati».
I cattolici stanno in fondo alla fila elettronica. Se ne sono lamentati anche i webmaster cattolici nel loro recente convegno nazionale a Perugia: solo il 60 per cento delle parrocchie ha un indirizzo di posta elettronica e appena il 16 per cento gestisce un sito Internet. Dello strumento c’è anche un po’ di paura. L’Azione cattolica ha chiuso i forum di libera discussione, presenti sul suo sito, per evitare il rischio di dibattiti troppo liberi e magari critici e l’invio di tanta spazzatura elettronica.
Sottolinea Diani: «àˆ un errore ritirarsi da Internet. Riporta la memoria a quando i cattolici sostenevano che la stampa era lo strumento dei protestanti e non bisognava mescolarsi con le invenzioni del diavolo. Tuttavia è meglio sempre essere presenti, senza illuderci che contributi autorevoli e la presenza di attenti guardiani siano sufficienti a neutralizzare l’ampia dose di spazzatura che passa anche per i nostri forum e le nostre chat. Il male non è il blog quanto il suo cattivo uso. E, per un cattolico, anche il non uso». Navigare sulle poche decine di blog cattolici esistenti è un’esperienza sconfortante.
Il profilo è basso
Quasi nessuno si occupa dei dibattito più clamoroso della Rete, cioè il “V-day” di Grillo. Bisogna finire su lospillo.it, il blog assai frequentato di don Diego Goso, viceparroco a Leinà¬, in provincia di Torino, per trovare una punzecchiatura come si deve: «Un Paese che ha bisogno di un comico per ribellarsi a un sistema sbagliato è più sbagliato del sistema stesso». Per il resto, il profilo è basso, sia per i contenuti sia per i temi affrontati. Incalza Diani: «Brilla per ripetitività un certo devozionalismo sentimentale, arricchito talvolta da forme di preghiere intercessorie che rasentano la magia e la superstizione.
àˆ molto diffuso l’assillo della difesa di una cattolicità integralista. Cliccando su decine e decine di siti, l’immagine grafica più diffusa è quella del cavaliere templare con la spada sguainata». Chi crede che sia l’anima del cattolicesimo progressista o dissidente quella più rappresentata in Rete si sbaglia. I blog religiosi sono quasi tutti animati da esponenti del cattolicesimo tradizionalista. Dal blog di Antonio Socci ad antikomunista, astranocristiano, al Circolo La Pira, un blog di esternazioni politiche antigovernative che in comune con il sindaco santo di Firenze ha assai poco, a censurarossa, a fattisentire, la Rete è spalmata da blogger teocon.
Patologica impreparazione
Nelle ultime settimane in rilievo in questi blog appare il motu proprio sul presunto ritorno della Messa in latino, naturalmente tutto inteso come punizione verso i sacerdoti progressisti e gli abusi del Vaticano II. Commenta Diani: «Sembra che esso sia il più importante documento della Chiesa dalla fine del Concilio. Preoccupa invece la quasi totale mancanza di confronto tra esperienze religiose».
Anche la precoce mortalità dei blog indica, secondo Diani, «una patologica impreparazione alla testimonianza in Rete della vita cristiana»: ho trovato blog che sono stati visitati la prima volta quando erano già chiusi». Qualche eccezione, osserva Diani, si riscontra nei blog curati dai vaticanisti: «Sanno immergersi in un mondo che esprime contrasti, anche a livello intellettuale. E sanno offrire materiali e riflessioni con lo stile giusto». Ne citiamo tre: Settimo cielo di Sandro Magister, ricchissimo, il blog di Luigi Accattoli e quello di Andrea Tornielli. Ci sono poi molti blog sul Papa. Il migliore è ratzinger.it, che mette in Rete testi e documenti del Papa, quando era ancora cardinale, la cui lettura è indispensabile per capire il percorso culturale e teologico di Benedetto XVI. – Alberto Bobbio.
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BENVENUTI NELLA «INTERNET-CRAZIA»
Su Beppe Grillo grande blogger c’è un grosso equivoco: in realtà usa Internet in modo assai parziale e salta da un media all’altro. Ha iniziato accreditandosi con la popolarità che gli veniva dai media tradizionali. Insomma, il “fenomeno Grillo” non è un prodotto di Internet. Nella sua strategia il peso della Rete è marginale, puramente organizzativo: usa un blog in cui ogni tanto scrive qualche messaggio. Assomiglia di più al predicatore che sale sulla sedia e arringa i passanti»: parola di Giuseppe Granieri, uno dei guru italiani in materia di comunicazione e culture digitali, autore di Blog generation e La società digitale.
A che cosa è dovuto il grande successo di Beppe Grillo, allora?
«Più che al mezzo, al messaggio: la forza del “grillismo” è dare risposte semplici a problemi complessi e questo funziona. Grillo oggi sta cavalcando perfettamente il sensazionalismo dei media, ma nello stesso tempo si stanno creando aspettative nel popolo che lo segue che andranno deluse. Penso che il “V-day” sia stato l’unica possibilità per molti cittadini di manifestare il dissenso e questo la dice lunga sull’attuale crisi della politica italiana, aggravata dall’immagine esasperata, sempre da pollaio, che di essa ne danno giornali e Tv».
Quale ruolo in questo campo potranno avere i blog e i cosiddetti network sociali?
«Positivo di certo. Mentre in Tv la politica parla a slogan e demonizza con una battuta l’avversario, in Rete questo non funziona perché si scrive, si argomenta, e poi i lettori possono emendare e commentare, innescando un meccanismo virtuoso che cancella le opinioni poco solide».
I cittadini italiani on-line influenzeranno le scelte politiche?
«Perché in Italia accada quanto avviene negli Usa, e cioè che la Rete influenzi i partiti, devono avverarsi tre condizioni. Primo: che si raggiunga una massa critica sufficiente per fare opinione. Secondo: che i politici nostrani capiscano che si devono ascoltare queste voci in Rete, perché l’ascolto è il metro del consenso. Finora hanno usato Internet solo come vettore unidirezionale di marketing politico, di comizi; se invece andassero a vedere cosa pensano di loro i cittadini in Rete, ricaverebbero informazioni preziosissime per il loro operato. In un blog bisogna saper dialogare alla pari, altrimenti ti massacrano. Ecco spiegati i fiaschi dei blog aperti da molti politici. In Rete la reputazione devi costruirtela, non ti è regalata. Terzo: media e Tv devono smettere di denigrare la Rete e i blogger. Non si può usare la Rete come fonte d’informazione senza riconoscerle la dignità di fonte».
Qualcuno sostiene che la Rete muterà nel profondo il concetto di democrazia. Che ne pensa?
«Che ci sono troppe variabili in gioco. Ma fantastichiamo pure. Di certo il fenomeno non si può fermare, perché non si può spegnere Internet; è certo anche che in pochi anni si raggiungerà la cosiddetta connettività totale: con la tecnologia Wi-max si potrà , infatti, connettere buona parte della popolazione mondiale. Con un Paese cosଠconnesso, l’erogazione dei servizi al cittadino dovrebbe essere enormemente migliore; e questo porterà vantaggi anche nel rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione; il voto potrà essere telematico e il concetto di rappresentanza elettorale sarà modificato». – Alberto Laggia.