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26 Settembre 2007

Beppe Grillo preoccupa i politici, il family Day no

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Varazze, 26.09.2007.

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Beppe Grillo preoccupa i politici
il family Day no

Dobbiamo chiedercelo come mai il Family Day, che pure ha visto partecipare centinaia di migliaia di persone nelle vie e piazze di Roma, ha preoccupato i politici meno che Beppe Grillo con il suo V-Day. Se lo sono chiesti anche Federico Polvara e Giuseppe Altamore, con un articolo chiarificatore su “Famiglia Cristiana“, che riportiamo integralmente per inserirlo tra quelli da analizzare e discutere nelle mostre riunioni.

Firmato: il direttivo.

“IL COMICO “ANTIPOLITICO” àˆ ASCOLTATO DAI PARTITI, LA FAMIGLIA NO”

SE BEPPE GRILLO FA PAURA PIà™ DEL “FAMILY DAY”
di Federico Polvara e Giuseppe Altamore

Di quale piazza ha paura il Governo? Da quali parole si sentono incalzati il presidente Prodi e i suoi ministri? La domanda non è superflua dopo il gran daffare, le corse ai ripari e ai distinguo, per rintuzzare la “guerra per blog” lanciata da tempo on-line dal maestro di tutti i guru, Beppe Grillo, e approdata in piazza Maggiore a Bologna a metà  settembre.

Prima di entrare nel merito, una cosa va detta: chi rovescia addosso alla politica un enorme “vaffa” ottiene udienza. Tuttavia, bisogna domandarsi se quella piazza e il suo lessico siano proprio stati una forma di espressione della democrazia di cui avere timore. Le piazze vanno commisurate e giudicate sulla base dei contenuti che sanno esprimere e proporre. Eppure, una piazza spalmata da “grillini internettiani” fa tremare i polsi e consiglia di correre ai ripari.

Quando invece in piazza andarono un milione di famiglie, il 12 maggio, senza insultare nessuno, senza alzare slogan qualunquistici, senza invocare la distruzione dei partiti, che pure poco o nulla hanno fatto per la famiglia, insomma senza alcuna intenzione di appiccicare bollini blu di buona condotta (e di staliniana memoria) ad alcuno, nessuno corse ai ripari, nessuno si spaventò.

A sinistra, il popolo del Family Day venne liquidato come innocuo, tanto votava già  a destra. A destra lo si osservò con indulgenza, sperando che davvero fossero tutti voti già  nella cassaforte della Casa delle libertà . Non era cosà¬. La piazza del 12 maggio fu veramente una forma di espressione democratica, perché lଠa San Giovanni è accaduto esattamente l’opposto di quello che è avvenuto sui prosceni convocati da Beppe Grillo: non si è contrapposta una società  civile buona a una società  politica cattiva.

E nessuno l’ha potuta trasformare in una sorta di sabba catartico contro la politica, con pretese di purificazione e di gogna mediatica. àˆ forse per questo motivo che la piazza di San Giovanni non ha messo paura?

I cattolici hanno sempre avuto nella storia della Repubblica, e anche prima durante la dittatura, una passione alta per la politica e hanno sempre denunciato che il dramma della politica sta nell’affidarsi ai sondaggi e alle previsioni, piuttosto che al confronto tra argomentazioni ragionate e alla saggezza di decisioni adottate nel consenso, oltre l’aggiustamento quotidiano delle cose, magari sulla scia di un qualunquismo urlato nei megafoni.

Ai cattolici non sono mai piaciuti i caudilli colorati e arruffati. E se dopo piazza San Giovanni e se dopo la Conferenza governativa nazionale sulla famiglia a Firenze, a cui gli esperti del Family Day hanno partecipato con serietà , evitando di mandare a quel paese ministro della Famiglia e Governo, l’Esecutivo oggi fatica a mettere nella Finanziaria idee e proposte, elaborate durante quei giorni di una vera e propria primavera della famiglia, sfiorita ai primi caldi, nessuno di loro si arroga il diritto di proporre un “vaffa”.

Nonostante che in questi mesi, sull’allocazione del tesoretto e sulla discussione attorno al Documento di programmazione economica, il ministro dell’Economia non abbia mai convocato per una audizione i rappresentanti del Forum delle famiglie, come invece è avvenuto negli ultimi sette anni.

Eppure è Grillo che fa paura. Forse perché i sondaggi dicono che pesca negli elettori di sinistra? Anche i cattolici e i vescovi di questo Paese da anni vanno dicendo quello che oggi Grillo urla nelle piazze e spalma in Internet.

«Uno Stato che non fosse retto secondo giustizia si ridurrebbe a una grande banda di ladri». Chi lo ha detto? Grillo? No, Benedetto XVI nell’enciclica Deus caritas est. Ma non ha suscitato reazioni. E il “breviario della furberia”, come concetto icastico e sintetico della politica, non l’ha inventato e denunciato il comico genovese, ma Antonio Rosmini, perché già  ai suoi tempi i cittadini avevano scarsa opinione dei politici.

Tuttavia, la passione per il bene comune dei cattolici in Italia, che ha percorso grandi piazze, e le denunce dei vescovi circa le prospettive del Paese, da ormai quasi trent’anni, non hanno provocato nella classe politica le inquietudini suscitate da un giullare.

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