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11 Settembre 2007

Varazze – V-Day – di Beppe Grillo – il giorno dopo

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Varazze, 10.09.2007.

grillo-e-guzzanti.jpgPonentevarazzinoNews

V-Day – di Beppe Grillo – il giorno dopo

Il dibattito aperto al nostro interno, e tra quanti seguono da vicino il nostro impegno, sull’iniziativa del comico genovese Beppe Grillo, “il detonatore“ come abbiamo sentito ama definirsi, si sta svolgendo con la consueta serenità  e maturità  che traspare dagli interventi, non può che inorgoglirci per quanto siamo riusciti a trasmettere con il determinato e perseverante esempio che, taluni sprovveduti, hanno erroneamente scambiato per deprecabile arrendevolezza.

Riportiamo, per consentire una completa analisi degli eventi, le reazioni ad alcune delle sfortunate affermazioni, lanciate dai palchi allestiti nelle piazze e i commenti di uomini e donne dello spettacolo che conoscono bene il nostro personaggio.

Corriere della Sera“ – Dopo il V-day i comici si schierano con Grillo.

Gino Vignali: «Da Beppe richieste sacrosante. Spero non molli il colpo»
Sabina Guzzanti: «La gente si fida più di noi che dei propri rappresentanti in Parlamento. La vergogna sono certi politici»

MILANO – Mentre il mondo della politica si divide sul V-Day di Beppe Grillo, la giornata del «vaffa» a sostegno della petizione per il Parlamento pulito, dagli ambienti dello spettacolo arrivano plausi per il comico genovese e per la sua decisione di sfidare il Palazzo.

«LA GENTE SI FIDA DI NOI» – «Chiunque abbia davvero a cuore la politica – commenta Sabina Guzzanti, che sabato è salita sul palco a fianco di Grillo (il quale, a sua volta, aveva partecipato al film della Guzzanti, Viva Zapatero, girato dopo la soppressione di Raiot da parte della Rai del centrodestra) – credo che non possa che rallegrarsi della grande partecipazione al V-Day. Non si può che avere parole di elogio per l’impegno di Grillo». «Ho sentito dei politici gridare che era una vergogna – fa notare la Guzzanti -, per esempio Pier Ferdinando Casini. Penso che la vergogna sia un politico che si arrabbia per la partecipazione popolare». «Trovo che sia un bene che i comici, chi fa satira e più in generale gli intellettuali, si impegnino – dice ancora l’attrice -. Il dato preoccupante è che la gente si fidi infinitamente più di loro che dei propri rappresentanti ufficiali in Parlamento. Non è la prima manifestazione di questo genere e non sarà¡ l’ultima. Per fortuna ci sono ancora tante persone che hanno a cuore questo Paese e non vogliono lasciarlo nella mani dei corrotti e dei mafiosi».

«NON MOLLI IL COLPO – A difendere la discesa in campo di Beppe Grillo c’è anche Gino Vignali, che con Michele Mozzati forma la coppia di autori comico-satirici Gino e Michele. «Mi aspettavo questa grande adesione – dice Vignali -. Le richieste di Grillo erano tutte sacrosante. Difficilmente si possono prendere le distanze. Ma non escluderei, e succede purtroppo spesso in Italia, che molli il colpo, come è successo anche per Moretti».

«COSI’ GLI ITALIANI» – «àˆ umano e molto facile desiderare che tutto sia pulito e in ordine – mette però le mani avanti Oreste Lionello -. Ma se gli stessi che attaccano la disonestà¡ dei governanti o dei politici, come Grillo, rivolgessero occhi su se stessi si renderebbero conto che i quattro quinti dei cittadini italiani sono nella stessa situazione». «Ogni attore è libero di dire ciò che vuole – dice ancora l’imitatore del Bagaglino -. Grillo è un comico che mi ha divertito molto, non entro nel merito delle sue battute, non so se sono battute o se è politica, non è chiaro. àˆ chiarissimo che ognuno fa il suo lavoro. E comunque -dei miei colleghi parlo solo ai loro funerali».

«NO AL QUALUNQUISMO» – Per Andrea Rivera, autore satirico del “teatrocanzone”, «Beppe Grillo ha fatto una cosa grande perchè ha dato libero sfogo al popolo, basta che non cada tutto nel qualunquismo». «Sono d’accordo – aggiunge – con l’idea di far cacciare i parlamentari condannati da Camera e Senato, in particolare uno condannato per mafia fino agli anni ’80. Per il resto mi preoccupa molto anche il ‘V-day’ di tutti i giorni. Vorrei fare una richiesta a Gentiloni: fare una legge per evitare di far vedere tutte le immagini di morte che ci propinano ogni giorno i telegiornali». – 10 settembre 2007.

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Corriere della Sera“ – «Lanciai Beppe, ora temo si faccia male» – Intervista al presentatore tv.

Il ricordo di Pippo Baudo: «Quando Craxi mi bastonò per il suo show. L’ho richiamato in tv mi ha detto di no»

ROMA “” Pippo Baudo, parliamo di Beppe Grillo?
«Eh… Ho visto, ho letto. Piazza Maggiore stracolma, trecentomila firme, il vento della demagogia. Se ripenso a come lo conobbi… ».

Prosegua.
«Un paio di amici m’avevano detto: a Milano, in Corso Sempione, in un locale che si chiama la Bullona, si esibisce un certo Beppe Grillo. Non è male, dagli un’occhiata».

E lei va.
«Vado, una sera. Ma appena entro, m’accorgo d’essere l’unico spettatore».

L’unico?
«C’ero solo io. Cosà¬, quando lui compare sul piccolo palco, gli dico: senta Grillo, mi spiace, ma non fa niente, torno un’altra volta. Invece lui scende, mi si avvicina e mi fa: scherza? Io lo spettacolo lo faccio ugualmente».

E lo fece?
«Due ore strepitose. Io e lui. Rimasi letteralmente scioccato dalla sua bravura. Una settimana dopo, gli feci fare un provino negli studi Rai, davanti a un pubblico vero. E anche lଠandò fortissimo, sebbene i dirigenti dell’epoca si fossero dimenticati di far entrare in funzione le telecamere ».

In che anno siamo?
«1976. Pochi mesi dopo, me lo portai a fare “Secondo voi”, il programma legato alla Lotteria di Capodanno».

Lo crea.
«Artisticamente, sà¬. Lo lancio, gli dò fiducia. Anche se lui già  era un animale da palcoscenico. Con una capacità  rara».

Quale?
«Sapeva, alla perfezione, ciò che il pubblico voleva sentirsi dire».

Questo può tornargli molto utile anche adesso, sul fronte della politica.
«Può tornargli utilissimo. Ma io mi auguro che lui non si lasci trascinare, dalla politica. Ho già  telefonato al suo impresario, mi sono raccomandato…».
Di questo, Baudo, parliamo più avanti. Torniamo al primo Grillo televisivo. «Piaceva da impazzire. Tra l’altro, aveva un autore che… indovini chi era?».

Niente da fare. Lo dica lei.
«Antonio Ricci, l’inventore di Striscia».

Ma no?
«Le dico di più. Alla vigilia di non ricordo più quale Fantastico, non soddisfatti, decidemmo addirittura di rinforzare la squadra. Cosଠcoinvolgemmo il giornalista e scrittore Luca Goldoni e io, per sfizio, chiesi di scrivere qualcosa pure a Stefano Benni».

Grillo era di destra o di sinistra?
«A Beppe, all’epoca, non importava nulla della politica. Le sue battute erano tutte piegate sugli italiani, sui loro vizi, sulle fissazioni, su certe stupide passioni ».

A Fantastico del 1986, però, cambiò repertorio: toccò la politica e ci fu il botto.
«Tremendo. Una delegazione di politici era andata in Cina. Andreotti accompagnato solo dalla moglie, Craxi seguito da una corte piuttosto numerosa. CosଠGrillo, in diretta, se ne uscଠcon la celebre battuta: “C’è Martelli che dice a Craxi: scusa Bettino, se è vero che i cinesi sono oltre un miliardo e tutti socialisti, ma allora a chi rubano in questo Paese?”…».

Craxi reagଠdicendo che…
«Craxi si infuriò. Letteralmente. Io stesso fui convocato in via del Corso, e lଠvenni, come dire? bastonato. Craxi pretese che mi dissociassi e…».

Grillo fu sbattuto fuori dalla Rai.
«Ecco, sà¬: fu sbattuto fuori, ma io credo che fu proprio allora, diciamo nelle settimane successive, che Beppe cominciò ad assaporare il gusto dell’allontanamento».

Baudo, che genere di gusto?
«Diventare un escluso di professione. Vede, io ci ho sempre provato a richiamarlo: gli ho offerto di tutto, da Sanremo a Domenica in».

E lui?
«Niente. Rifiuta. Dice che ormai fa altre cose. Ed è vero. Ha questo suo Blog, e poi riempie teatri e piazze».

Anni fa, in un suo spettacolo, «Apocalisse », Grillo girava in scena con un saio alla Savonarola. L’altro giorno, a Bologna, urlava: «Io sono il detonatore!». Non è che…
«Può essere. Le folle possono dare alla testa, possono esaltarti. Tra l’altro, Beppe sa entrare in sintonia con le folle molto facilmente. Sa ciò che vogliono. E in questo, beh, oltre al talento, all’istinto, ci mette anche un bel po’ di mestiere».

Aneddoto.
«Quattro anni fa, gli chiedo di fare uno spettacolo nella mia città , Catania. E lui, appena arriva, fa subito quello che facevano i grandi vecchi dell’avanspettacolo, come Totò, Macario, Dapporto».

Che fa?
«Chiede in giro chi siano i più chiacchierati della città , s’informa sui pettegolezzi… cosà¬, per dire, sul palco comincia a chiamare il sindaco Scapagnini col soprannome che gira per Catania: «Sciampagnetta »… un dialettalismo, da champagne, alludendo alla vita amorosa piuttosto frizzante del signor sindaco. Capirà , il pubblico era in delirio».

Ecco, folle osannanti.
«Ma un Paese non si migliora con le battute di un comico, si migliora facendo politica ».

Lei è preoccupato per Grillo.
«Vede: nei Girotondi di Moretti, per capirci, già  mi sembrava ci fosse molta più sostanza. Stavolta… Io voglio bene a Beppe. Non voglio che si faccia male».
Fabrizio Roncone – 11 settembre 2007.

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Il Secolo XIX“ – Grillo: questa politica va distrutta – Casini: «VERGOGNA LE OFFESE A BIAGI» – DOPO IL V-DAY.

ROMA. «Abbiamo messo su un bel casino, ma non voglio fare un partito, io li voglio distruggere i partiti. Sono il cancro della democrazia». Il giorno dopo il V-day, Beppe Grillo rilancia sul palco dell’Arena del mare di Sabaudia. Il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, si scaglia contro la manifestazione di sabato: «Mi vergogno profondamente di una piazza che applaude o comunque fa festa per la morte di Marco Biagi». Sotto accusa le scritte contro la legge che porta il nome del giuslavorista ucciso dalle Br.

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“La Stampa“ – Grillo: “Il V-day non ha offeso la memoria di nessuno”

GENOVA – Durante il V-Day a Bologna “non e’ stata offesa la memoria di nessuno”. Cosi’ Beppe Grillo, dal suo blog, replica alle accuse rivoltegli per le critiche alla legge sul lavoro “flessibile” che porta il nome di Marco Biagi. E chiede retoricamente: “Marco Biagi aveva la scorta?”. Poi la replica a chi lo accusa di qualunquismo: “Bossi – nota Grillo – ha bisbigliato che non bisogna esagerare con l’antipolitica, lui, luiiiii! E Casini in Caltagirone si e’ indignato, lui, luiiii?” (Agr).

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La Stampa“ – Bertinotti difende il comico ligure: – «Non possiamo prendercela con lui» – 10/09/2007. – “Grillo riempie i vuoti della politica”

ROMA
«Una vecchia regola della politica è che i vuoti si riempiono. Il problema per la politica è riempire essa medesima i vuoti. Quando non la fa, non è detto che i materiali con cui si riempiono siano materiali eccellenti, cioè in grado di risolvere i problemi che drammaticamente il vuoto della politica ha scoperto». Lo ha affermato il presidente della Camera Fausto Bertinotti, a proposito delle polemiche suscitate dall’iniziatva di Beppe Grillo, al termine di un incontro con Claudio Baglioni e la moglie Rossella Barattolo, che gli hanno presentato il festival musicale à’ Scià  che si terrà  anche quest’anno a Lampedusa, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema dell’immigrazione clandestina.

«Non ce la si può prendere -ha detto ancora il presidente della Camera- con chi riempie il vuoto. Penso tuttavia che non ci sia salvezza se non nella riforma della politica, non ci sono salvatori fuori della politica, ma questo non riduce ma aumenta la responsabilità  della politica, proprio perchè non è possibile immaginare soluzioni che prescindano da essa», anche se la politica non deve «essere totalizzante».

«I comici nella politica non è un caso senza precedenti in Italia e in Europa. àˆ un pò la questione del dito e della luna: non vorrei ridurre un evento che investe centinaia di migliaia di persone alla funzione di dito, ma la luna non c’è dubbio che è altrove. Secondo me la luna è nella condizione di crisi sociale del Paese e dell’Europa e nell’incapacità  della politica a dare risposte convincenti a questa crisi che è una crisi di passaggio. Per ridurla all’osso, il problema fondamentale è il lavoro nella società  contemporanea. Se il lavoro viene degradato nelle mille forme in cui è degradato, è la società  intera che viene coinvolta in una crisi e se la politica non replica su questo terreno gli arrivano addosso i fattori di complemento di questa crisi».

«Se la politica non dà  risposte convincenti -ha concluso Bertinotti- è evidente che la politica viene vissuta come un costo e come uno spettacolo non particolarmente edificante. Ma questo è l’epifenomeno, il fenomeno di fondo è l’impoverimento del lavoro nella società  contemporanea».

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La Stampa“ – Poli divisi: allarme da raccogliere, sono solamente degli slogan beceri – 10/9/2007 – Il partito del Vaffa scuote il Palazzo.
MARCO INNOCENTE – ROMA.

Le 300 mila firme raccolte in oltre 200 piazze italiane nel suo V-day da Beppe Grillo per una legge che impedisca di candidare in Parlamento i condannati in via definitiva scuotono il Palazzo dalle fondamenta.

Le immagini della gente in tutta Italia in fila per ore davanti ai banchetti e di Piazza Maggiore a Bologna invasa da una folla (per gli organizzatori 200 mila persone) in delirio davanti al comico genovese che definisce i partiti «il tumore della democrazia» fanno crescere l’allarme per il sentimento dell’antipolitica diffuso a macchia d’olio nel Paese. Fra gli entusiasti dell’iniziativa c’è il leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio: «Lavoreremo affinché il PdL che i cittadini hanno sottoscritto ieri venga esaminato».

Sulla stessa lunghezza d’onda il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro: «Ho già  depositato in Parlamento una decina di volte questo Ddl, tutti mi dicono: che bel disegno di legge, e lo mettono nel cassetto. Allora forse è meglio unirsi a questa moltitudine di persone per bene, perché l’unione fa la forza». Ma l’appoggio a Grillo dei due ministri apre subito una polemica nel centrosinistra: Di Pietro e Pecoraro Scanio sono «ridicoli» e «populisti», attacca il segretario dello Sdi Enrico Boselli. «Alla protesta organizzata da Grillo si sono accodati – continua il leader socialista – non pochi che appartengono alla classe politica in servizio permanente effettivo e ciò è francamente assurdo».

Insomma il V-day non raccoglie solo consensi. Anzi. Pier Ferdinando Casini attacca: «Una manifestazione di cui dovremmo vergognarci, in cui è stato attaccato Marco Biagi che invece andrebbe santificato». Ma l’iniziativa di Grillo non piace nemmeno a un politico senza peli sulla lingua e abituato a prendersela con il Palazzo come Umberto Bossi, la cui immagine era affissa in un gazebo insieme ad altri politici colpiti da condanna: «Sembra un’esagerazione. Dobbiamo stare attenti a non far venire avanti l’antipolitica». E il leader di An Gianfranco Fini spiega: non è una novità  una certa antipolitica. Oggi però «il rigetto è alimentato dal rifiuto del governo, percepito come restauratore». Fini dice poi di non concordare con l’idea di precludere il parlamento per una condanna qualsiasi (chi ha fatto un solaio abusivo non è certo un mafioso). Posizione condivisa anche da Fabio Mussi (Sd). Mentre Bobo Craxi non usa mezze parole: «Grillo si candidi e, se se la sente, contribuisca a risolvere i problemi del paese. Tutto il resto è qualunquismo».

Più dialoganti le posizioni degli esponenti ulivisti. Ma fra chi apre alle proposte del V-day è evidente il timore che la protesta si trasformi in una deriva «populista» e «demagogica». Il ministro per le Riforme, il diessino Vannino Chiti, ammonisce: il titolo della manifestazione «mi piace poco», ma «quando c’è un fenomeno di partecipazione le forze politiche devono sempre sforzarsi di capire». Stesso concetto che esprime il capogruppo al Senato di Sd, Cesare Salvi (autore di un libro sui costi della politica): «Il successo dell’iniziativa è un nuovo segnale della crescente critica di un numero sempre maggiore di cittadini verso il ceto politico e il suo modo di fare politica».

Anche l’ulivista Franco Monaco invita a non scandalizzarsi e ammonisce: «Guai a mettere la testa sotto la sabbia, deprecando qualunquismo e antipolitica. Urgono risposte coraggiose in tema di regole e di costume politico». Al discredito della politica si oppone Rosy Bindi, mentre il ministro Bersani invita a non confondere lo strumento della protesta con la protesta stessa: «Certo bisognerà  rifletterci, c’era tanta gente. Suggerirei, però, che quando c’è la febbre non sempre si può pensare o dire che il termometro sia rotto».

Firmato: Il direttivo.

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